Dakar 2016. Canon M-Power, la Fotocamera nella… fondina

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Reflex allo stato dell’arte e lenti da capogiro, Canon ci ha viziati così. Ma ci ha anche divertiti e reso un grande servigio con la “piccola” M3, una fotocamera mirrorless sempre provvidenzialmente… tra i piedi.
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
7 marzo 2016

Quando c’è tutto il tempo per preparare lo shooting, o quando si è pronti al duello delle immagini, non c’è niente di meglio della reflex di punta, parliamo di D1 X ma anche di Eos 5D, pesanti ma bilanciate, “presenze” evidenti e non dissimulabili, soprattutto armi di rara efficacia per i cacciatori di immagini.

Ci sono momenti, tuttavia, in cui una presenza più discreta, accompagnata dalla costanza di rendimento tipica di una grande fotocamera, è un vero e proprio atout. Con una reflex può capitare di sentirsi dire “gira al largo” o, come è successo con quel buontempone di Robby Gordon, che uno dei suoi gorilla pretenda di controllarti la memoria e di cancellarti immagini ritenute “top secret”. Buontempone, sì, ma anche antipatico atteggiamento, da ceffoni in verità. Del resto, da uno che pretende di vendere i suoi autografi a 20 dollari a colpo forse non ci si deve aspettare di più.

Comunque, presentarsi con l’attitudine scanzonata che concede la compatta è sempre una mossa vincente, che in molti casi risulta essenziale. E noi così abbiamo interpretato l’uso della EOS M3, aggiornata iterazione della “original” M che avevamo utilizzato alla Dakar dello scorso anno e che poi, nonostante fosse in origine bersagliata da critiche severe (ma con un nuovo firmware gran parte delle critiche si erano eclissate) è rimasta nel nostro corredo quotidiano.

Il vantaggio di una camera come la Canon EOS “M” è evidente. Ad una prontezza di risposta che non po’ essere paragonata a quella di una reflex, la “M” replica con una qualità del sensore c-mos e del file che fanno meravigliare, e con una praticità d’uso che ne fa un vero must, una “no excuse camera”.

Ecco perché alla fine eravamo sempre dotati della “M”, pronti ad estrarla al minimo accenno di… immagine, ecco perché era sempre… tra i piedi, a lato del computer, in tasca, nel marsupio o, viaggiando, in quella che è diventata la sua posizione standard, abituale, ovvero, infilata dalla parte del solido e versatile obiettivo 18-55mm nel vano porta lattina della consolle centrale della nostra Peugeot 308. Un modo di utilizzo copiato direttamente dalla passione cinematografica per Sergio Leone. Direttamente nella… fondina dell’auto, con il cane sempre armato, pronta allo scatto fatale!

Tra i tips & tricks che fanno della “M” un colossal della ripresa, c’è l’obbligo di non dimenticare l’adattatore che consente di utilizzare tutti gli obiettivi Canon autofocus. Rimesso in custodia il profilatissimo 22mm pancake, essenza di coppia con la “M”, abbiamo iniziato dal 15mm, un fish che con la “M” fa semplicemente faville.

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