Dakar 2017. FantaDakar: Scommettiamo Paraguay?

Dakar 2017. FantaDakar: Scommettiamo Paraguay?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il 26 ASO presenterà lo schema della Dakar 2017. In ritardo, principalmente a causa del dilemma Cile. Come andrà a finire? E che altro è oggetto di interrogativi e fantasie? Quali Paesi? E che si dice di Peugeot, e di “Toy” e Mini contro? C’è molto, scommettiamo?
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
22 aprile 2016

L’invito è per il 26 mattina a Parigi. Alle nove e mezza in punto Etienne Lavigne, con l’aria contrita, soddisfatta e un po’ orgogliosa che caratterizza i suoi “keynote”, annuncerà solennemente che la Dakar partirà da… già, da dove? E che attraverserà… già, quali Paesi saranno inclusi nel bouquet dell’edizione 2017? Belle domande, che ci siamo posti, nella veste un po’ presuntuosa dei divertiti “analisti”, ormai da molti mesi. A pochi giorni dalla rivelazione, dunque, molliamo la tensione e ci concediamo al relax delle fantasie e delle supposizioni che hanno tenuto banco per tutto questo tempo. Facciamo qualche scommessa? Puntiamo sulla nostra selezione dei Paesi del Cono Sud che la Dakar 2017 attraverserà? Vai, ogni riferimento a fatti e persone è puramente, assolutamente casuale.

Per la verità, di “indizi” ce ne sono disseminati in abbondanza. Ancora un mese fa potevamo scommettere sulla presenza del Cile, ma ormai è un argomento che pagherebbe 1:1 al totalizzatore. Zero. Tempo perso. No, vorremmo essere smentiti e sapere di poter puntare la bussola a Ovest, verso il mitico Deserto di Atacama, ma il Cile è fuori al 99%. Il margine è il rispetto dell’ufficiosità. ASO e Governo non si sarebbero trovati d’accordo. Soldi, servizi e equilibrio della relazione. ASO voleva quattro per il canone, più infrastrutture, logistica e ordine pubblico, il Cile offriva la metà, e un riconoscimento di qualità dl rapporto. Ah, parliamo di milioni di dollari. Azzardiamo un’ipotesi. ASO ci poteva anche stare, ma avrebbe lanciato un segnale “pericoloso” agli altri Paesi. Anche i “Fratelli” della Dakar, Bolivia e Argentina, già in campana, avrebbero potuto giocare pesantemente allo chantage e al ribasso, e il Perù la carta del proprio deserto e ottenere un passaggio a bassissimo costo utile all’immagine della gestione governativa. Invece il Perù va alle elezioni di giugno nell’impossibilità di garantire la minima opzione, soprattutto dopo il forfait dell’anno scorso, anch’esso legato al lato economico della faccenda sebbene abilmente mascherato dietro al Niño. Cile, e anche Perù fuori? Che dite, dove andranno a trovare le dune gli Organizzatori? E quanto peserà il ruolo chiave dell’Argentina, già turbolenta e incline a “tirare” sul prezzo, se poi come l’anno scorso tre quarti del Rally dovesse svolgersi in quel Paese? Che dite voi?

Se “riposiamo” in Bolivia non si può passare il resto della Dakar in Argentina. Si è parlato di Uruguay, di partenza da Punta del Este. Ma in Uruguay di percorsi ce ne sono pochini. Paraguay dite? Scommettete su Paraguay e sulla partenza da lì? Sarebbe fantastico

Ad ASO, abituata troppo bene negli ultimi anni, è toccato negli ultimi tempi ingoiare qualche rospo, e giocare di fino, fino al bluff contro la politica. Gioco grosso, delicato. Scommetto che l’unica soluzione rimasta è quella di cercare nuovi Paesi da inserire nel contesto. Nuovi Paesi che tolgano ASO dall’angolo del ring in cui l’hanno cacciata il Cile, il Perù e anche, in parte, la Bolivia. Che dite voi, è verosimile che con un paio di Paesi in gioco il meccanismo della stretta si possa allentare? Cosa avreste fatto voi? Probabilmente avreste ceduto un poco al “ricatto” Boliviano concedendo qualcosa di più a Evo Morales. Qualche giorno in più di gara? Magari la giornata di riposo, dite? E per le dune? Ah, dite che a quelle ci pensa Tiziano Siviero, il mago del percorso della Dakar. Bene, potreste avere ragione. Anzi, su Siviero sono pronto a scommettere tutto quello che ho. È troppo bravo. Scommettiamo.

E per i Paesi? Se “riposiamo” in Bolivia non si può passare il resto della Dakar in Argentina. Si è parlato di Uruguay, di partenza da Punta del Este. Ma in Uruguay di percorsi ce ne sono pochini. Paraguay dite? Scommettete su Paraguay e sulla partenza da lì? Sarebbe fantastico. Scommetto per sostenere la causa. Allora, ricapitolando se ho capito bene, dite due tre giorni in Paraguay, tre o quattro in Bolivia, giusto fino alla giornata di riposo? In tal caso l’Argentina più classica, l’arco a ovest infilandosi con maggiore attenzione nel catino torrido del deserto di Fiambala sarebbe non più un ripiego ma una ciliegina. Avete pensato questo? Grandiosi! Dakar Paraguay-Bolivia-Argentina. Sì, suona bene. E in tal caso ci sarebbe da pensare che anche Marc Coma, a parte perdersi con le piccolezze del debutto nella sala dei bottoni, abbia fatto bene la sua parte.

E allora, fatte le nostre puntate sul percorso, che ne dite se continuiamo a scommettere? Non certo sull’esito del reclamo e dell’appello che vorrebbero togliere a Peugeot e a Stephane Peterhansel il primato conquistato a gennaio. Sarebbe ingiusto e noi crediamo nella… giustizia. A fine maggio la FIA si esprimerà chiudendo definitivamente il capitolo aperto in Argentina e già positivamente trattato in Francia. Invece, che dite dello sviluppo del Progetto delle 2008 DKR? Avete sentito dire anche voi che la Macchina vincitrice verrebbe declinata non più sul modello estetico e di immagine della 2008 bensì della 3008 che uscirebbe con un restyling a breve? Io non ne so nulla, anzi so solo che tre delle 2008 DKR16 sono state cedute a PH Sport, ne abbiamo già parlato, e che verranno affittate ad Equipaggi privati, ma se lo dite voi… E poi, siete convinti anche voi che Nasser Al Attiyah sia tornato a bussare alle porte di Velizy? Che gli abbiano sbattuto la porta in faccia dopo la sufficienza con la quale ha trattato la competitività della Peugeot prima che vincesse battendo proprio il “Principe del Qatar”? Certo, forse avete ragione, mi fa pensare il cambio di “casacca” di Al Attiyah, e il fatto che da quando è salito sulla Toyota Overdrive non ha sbagliato un colpo. Molto impegno per dimostrare qualcosa, non pensate? Soprattutto in considerazione del fatto che tra due mesi Nasser sarà impegnato contro i piattelli delle Olimpiadi di Rio.

ASO e Governo cileno non si sarebbero trovati d’accordo. Soldi, servizi e equilibrio della relazione. ASO voleva quattro per il canone, più infrastrutture, logistica e ordine pubblico, il Cile offriva la metà, e un riconoscimento di qualità dl rapporto.

E del proposito aggressivo di Mini e di Toyota di spingere la FIA a rivedere i regolamenti, secondo loro ora troppo vantaggiosi per le Peugeot a due ruote motrici, che vogliamo dire? Potrebbe essere, ma non ci scommetterei troppo, non tutti i soldi vinti con la scommessa sulla Dakar. Certamente il primo vantaggio di Peugeot è che ha fatto in un tempo incredibilmente breve una Macchina straordinaria e imbattibile. Se poi rimettessero le mani sul regolamento, si dice sulle misure della flangia e dell’escursione delle sospensioni, sarebbe un po’ come che accade in Italia nel CIR, quando si tarpano le ali ai migliori per incrementare equilibrio e interesse. Bah. Di interessante ci sarebbe che, a parte Toyota che vedrebbe valorizzata la grande competitività acquisita dal lavoro senza errori di Jean-Marc Fortin, anche per le Mini, che così sembrano vicinissime al capolinea, si aprirebbero le porte per una nuova fase di sviluppo e di una probabile seconda giovinezza.

Amici miei, il banco delle scommesse chiude. O dite la vostra o passiamo, armi e argomenti, al bar!

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