Comunicazioni radio in Formula 1, che storia

Comunicazioni radio in Formula 1, che storia
Pubblicità
Paolo Ciccarone
Le comunicazioni via radio in Formula 1 hanno tenuto banco nelle ultime settimane. Ma quando sono state introdotte in F1?
30 luglio 2016

Mentre in Italia si celebrano i 40 anni delle radio libere, sancite da una sentenza che permise la diffusione di musica che ha stravolto e rivoluzionato il panorama nazionale, in F.1 si celebra il ritorno delle comunicazioni radio fra box e pilota. E’ una storia che parte da lontano che vale la pena ripercorrere, perché se alcuni team radio hanno fatto storia o creato polemiche, le comunicazioni dal box al pilota sono state una rivoluzione che oggi ha dell’incredibile. Perché comunicare non vuol dire solo parlare ma anche trasmettere dati e lo vedremo presto.

In F.1 le comunicazioni radio cominciarono col team Brabham diretto da Bernie Ecclestone. Era il 1984 e a quel tempo più che una radio era un interfono. Cioè quando il pilota si fermava ai box veniva inserito uno spinotto e i tecnici potevano parlare col pilota che aveva le cuffie e il microfono sotto al casco. In precedenza dei tentativi di trasmissione radio furono fatti da Colin Chapman con la Lotus ma solo quando il pilota passava davanti al box ed era unidirezionale, cioè era il box a parlare e il pilota poteva solo ascoltare.

Chapman aveva imparato la tecnica quando andò a correre a Indianapolis, dove le comunicazioni radio erano già in uso negli anni 60. La pista ovale, quindi assenza di ostacoli, le strategie di sosta ai box e cambio gomme, avevano già aperto le porte all’automobilismo moderno. In F.1 coi circuiti che si perdevano fra boschi e montagne non era ancora possibile. Dopo i primi test degli anni 80 si arriva al 1986, qui parte la rivoluzione radiofonica della F.1, le comunicazioni box pilota diventano bidirezionali - la prima trasmissione di questo tipo viene condotta nei test invernali di quell'anno dalla Ferrari con Berger - e avviene quella che sarà la prima rivoluzione TV della F.1.

Gp del Brasile 1991, Ayrton Senna vince la gara con forti dolori al braccio e crampi incredibili. Appena taglia il traguardo Ayrton urla al mondo “Eu vinceu, eu vinceu” e lanciò un urlo disumano. La TV Globo mandò in onda lo sfogo del brasiliano che divenne icona della sofferenza di un atleta in azione. Da quel momento in poi si pensò a come trasmettere le voci dei piloti tanto che oggi i team radio sono usati spesso come accompagnamento delle regie internazionali.

Alla Ferrari, però, erano più avanti. Cesare Fiorio era il DS della squadra e nei rally usava da tempo le comunicazioni radio, tanto che una volta finì al centro di un gustoso episodio in cui via radio qualcuno parlava di certe conquiste femminili dimenticandosi che i microfoni aperti erano a disposizione di tutti. Licenziato l’incauto, Fiorio capì che era meglio criptare le comunicazioni e quindi la rossa fu la prima in F.1 a nascondere tutte le informazioni box pilota.

In quegli anni accaddero anche episodi divertenti. A Buenos Aires la Benetton ebbe dei grossi problemi in pista perché a Berger e Alesi arrivavano via radio informazioni su rientro ai box mai chiesti dalla squadra. Si scoprì poi che la centralina dei taxi, posta all’ingresso del circuito, smistava tutte le chiamate dei clienti e per far arrivare il taxi alla pensilina urlavano “pit pit” al primo taxi libero. Solo che Alesi e Berger sentendo pit pit entravano ai box e lì i meccanici non sapevano il perché!

Tanto che negli anni in cui arrivò Jean Todt, dal 1993 in poi, la Ferrari fece un accordo con la Pioneer per le trasmissioni radio via satellite, oltre alla voce venivano inviati anche i dati telemetrici delle vetture a Maranello e ricevevano le modifiche con lo stesso sistema. Il tecnico giapponese, GP Ungheria 1996, stava per suicidarsi quando scoprì che la McLaren era in grado di inserirsi nelle comunicazioni hackerando le informazioni!

Ma in quegli anni accaddero anche episodi divertenti. A Buenos Aires la Benetton ebbe dei grossi problemi in pista perché a Berger e Alesi arrivavano via radio informazioni su rientro ai box mai chiesti dalla squadra. Si scoprì poi che la centralina dei taxi, posta all’ingresso del circuito, smistava tutte le chiamate dei clienti e per far arrivare il taxi alla pensilina urlavano “pit pit” al primo taxi libero. Solo che Alesi e Berger sentendo pit pit entravano ai box e lì i meccanici non sapevano il perché!

Quindi, si è partiti con la voce comunicando con un citofono portatile (1984) per arrivare alle radio bidirezionali (1990) per criptare poi le comunicazioni (1991) e passare al satellite (1995) finendo poi (2010) con avere dati, telemetria e voce in HD sulle monoposto e nelle case di tutti gli appassionati. E’ proprio il caso di dire, la radio, che storia. Dal titolo di un libro di Paolo Del Forno, direttore news di Radio Monte Carlo, che ripercorreva la storia delle prime radio libere italiane. Ma questa è, purtroppo, un’altra storia.

Video Senna: Youtube, utente canbundy

Pubblicità
Caricamento commenti...