F1: giro di vite su Internet, Ecclestone vuole guadagnare anche sull'online

F1: giro di vite su Internet, Ecclestone vuole guadagnare anche sull'online
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Paolo Ciccarone
Ecclestone non vede di buon occhio il proliferare di siti Internet quindi sta studiando il modo per limitare l’accesso in F1 o per imporre una tassa sui diritti FO, un po’ come pagano radio e televisioni | <i>P. Ciccarone</i>
21 novembre 2014

E’ un vecchio pallino di Bernie Ecclestone che non vede di buon occhio il proliferare di siti Internet. Vista la crisi della F.1 sta pensando a come raccattare più soldi possibile e visto che Ecclestone non capisce come facciano a sopravvivere alcuni siti “dovranno farsi pagare se vogliono andare avanti e se si fanno pagare, allora ci sono soldi in circolo” è il suo pensiero. Fatto sta che si sta studiando il modo per limitare l’accesso in F.1 o imporre una tassa sui diritti FO, un po’ come pagano radio e televisioni.

Si rischia di fare di tutta un'erba un fascio

Una “tassa” simile era stata pensata anche per i fotografi commerciali, ovvero non legati a giornali e media accreditati, per impedire proliferare di operazioni economiche a danno della collettività, che poi si chiamano team F.1. Il piatto piange e Ecclestone cerca nuove soluzioni. Comprensibile, se non fosse che alcuni siti Internet, anche non legati a giornali cartacei, fanno informazione allo stesso modo dei quotidiani e agenzie di stampa, far pagare una tassa a chi informa potrebbe essere deleterio.

 

Di sicuro si cercano nuove strade, non è detto che avvenga, ma il fatto che ci abbiano pensato la dice lunga su cosa si prospetta e il rischio vale anche per i giornalisti “normali”, il cui futuro è sempre più incerto. L’unica cosa che non hanno ancora capito è che questa F.1 non tira, non piace e non coinvolge, per cui se manca la materia prima, il motivo per cui bisogna essere presenti in F.1, non è imponendo una tassa che cambieranno le cose.

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La Marussia non correrà l'ultimo GP di stagione

Intanto la Marussia si perde l'ultimo GP del 2014

Intanto va in scena un weekend amaro, anzi amarissimo per la Marussia. Ai box c’erano tutti i meccanici, le macchine pure. Il team sembrava avesse risolto i problemi, trovato uno sponsor e pronta a scendere in pista. Invece giovedì mattina la doccia fredda: il magnate russo che garantiva la squadra non ha ricevuto i pagamenti sperati, e tutti sono stati mandati a casa.

 

Le auto rimaste nei box, i motori Ferrari nei container. A farne le spese i fornitori, che devono ricevere i soldi per motori, freni, abbigliamenti, gomme e altro ancora. E una piccola beffa, visto che il team GP3, la Manor, fa parte della “famiglia” Marussia, alcuni di questi debiti sono finiti nel team minore, vedi abbigliamento e altro ancora. Magari poca cosa, dai 20 ai 30 mila euro di qua, 40 di là, mettete tutto insieme e il risultato è fatto. Anzi sfatto…

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