F1, Gp Giappone 2016: Rosberg-Hamilton, il duello è psicologico

F1, Gp Giappone 2016: Rosberg-Hamilton, il duello è psicologico
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Paolo Ciccarone
Il duello per il mondiale tra Rosberg ed Hamilton si gioca anche e soprattutto sul piano psicologico. In Giappone è mancata la Ferrari
9 ottobre 2016

SUZUKA – Nico Rosberg dice 33, punti su Hamilton, vince il GP del Giappone e si porta a casa un pezzo importante del mondiale 2016. Con oltre una gara di vantaggio su Lewis, che dopo una cattiva partenza non è andato oltre il terzo posto, e con 4 gare da finire, in realtà il tedesco della Mercedes, che è diventata campione del mondo per la terza volta di fila, adesso deve solo controllare di non fare danni in USA e Messico con la certezza che in Brasile, dovesse andare male, potrebbe già essere matematicamente campione del mondo.

Certo, con la Mercedes attuale diventa più facile il confronto con gli altri, ma con un Hamilton che può sempre dare fastidio e un colpo di coda, Nico non può starsene molto sereno. Il GP del Giappone è stato lo spunto di un attimo, di una partenza sbagliata dalla prima fila di Hamilton, di una rimonta caparbia bloccatasi dietro a un Verstappen che non ha lasciato spazi a due giri dalla fine, con una testa della gara che non ha mai avuto nulla da dire o da temere. Dopo aver preso il comando Rosberg ha mantenuto il minimo sindacale di vantaggio su Verstappen. Il motore non è stato stressato come poteva (i rischi di botti malesi erano troppo freschi nella mente) per cui il vantaggio di circa 6 secondi non è veritiero su quanto la freccia d’argento possa ancora tirare fuori.

Il duello con Hamilton è stato soprattutto psicologico. Nico sereno, calmo e concentrato, Lewis nervoso, sopra le righe, polemico e incazzoso col team, la stampa e col mondo intero. Salvo poi sbagliare tutto al via, mettendo la macchina su una striscia di bagnato, che pure in precedenza aveva visto, facendo patinare troppo le gomme e dalla prima fila ritrovarsi in 8.posizione alla fine del primo giro. Il resto è stata accademia, ovvero tempo sul giro veloci, sorpassi nel traffico, strategia del team perfetta (quando la macchina c’è le strategia funzionano tutte…) e poi ultimi giri in scia a Verstappen che non ha mollato di un centimetro. Tutto qua. Poca cosa a dire il vero, ma il copione ormai è questo.

Il duello con Hamilton è stato soprattutto psicologico. Nico sereno, calmo e concentrato, Lewis nervoso, sopra le righe, polemico e incazzoso col team, la stampa e col mondo intero. Salvo poi sbagliare tutto al via, mettendo la macchina su una striscia di bagnato, che pure in precedenza aveva visto, facendo patinare troppo le gomme e dalla prima fila ritrovarsi in 8.posizione alla fine del primo giro

È mancata la Ferrari. In prova era andata fortissimo, stupendo. Poi i problemi al cambio di Raikkonen e la retrocessione di 5 posti in griglia, Vettel finito tre posti indietro per la penalizzazione in Malesia. Alla fine hanno pasticciato con le strategie e non sono andati oltre il 4 e 5 posto. Forse sarebbe cambiato qualcosa, forse no. Di sicuro per quanto il piazzamento non lo dimostri è stata la Ferrari più forte della stagione con tempi notevoli e giri veloci a ripetizione. Adesso la speranza è che mettano in fila tutte le cose buone e che riescano a tirare le somme. Il mondiale è andato, il secondo posto pure (la Red Bull ha 50 punti di vantaggio…) per cui tutto quello che poteva andare storto lo ha fatto. Proprio come ad Hamilton.

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