F1, il bello e il brutto del Gp di Germania 2016

F1, il bello e il brutto del Gp di Germania 2016
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Paolo Ciccarone
I top e i flop del Gran Premio di Germania secondo il nostro inviato ad Hockenheim, Paolo Ciccarone
31 luglio 2016

IL BELLO

Hamilton. Si è portato dietro il suo gruppo musicale preferito, i Linkin Park, ha cazzeggiato sulla griglia di partenza, andava in giro con le mani dietro la schiena a guardare le auto storiche della parata che pareva un pensionato in visita a un cantiere. Poi quando c’è stato da menare le mani alla prima curva ha salutato la compagnia e se ne è andato. Provate a trovargli un difetto oltre alla pettinatura, ai tatuaggi, al suo modo di vivere e alle gnocche che frequenta, poi ne parliamo.

Ricciardo. 100 di questi GP. Ha piegato Verstappen dato come astro nascente dimostrando invece che ne ha di più del ragazzotto olandese, non si è fatto prendere dal panico quando se lo è visto all’esterno della prima curva, ci ha dato dentro come si deve e ha concluso a meno di 7 secondi da Hamilton. Certo, Lewis guidava col braccio fuori, ma tanta roba davvero.

Verstappen. Ha tirato il gancio a Rosberg, senza cadere nel tranello e nel botto come Hamilton in Austria, dimostra di avere tanto ancora da dare, anche se a furia di dirgli che è bravo, un fenomeno, una eccezione rischierà di crederci e mandare a palla quello che ha dentro, cioè un ragazzo di 18 anni che non è mai stato bambino e che prima o poi verrà fuori.

Parata storica. Bellissima la parata delle contrade con tanto di tamburi e trombe, ricordo di una storia medievale che da queste parti è molto forte, peccato che la seconda guerra mondiale abbia fatto calare una sorta di coperta su tutto quello che era tedesco, come se fosse il male assoluto, invece in duemila anni di storia, sono stati quei 20 anni terribili a rendere la Germania come l’impero del male, invece c’è tanto da imparare e scoprire.

Ombrelline. Secondo gli esperti sulla griglia le stangone coscia lunga erano di origini russe, qualcuna era scura, nel senso che non era abbronzata per cui le origini brasiliane si vedevano tutte, in ogni caso anche se non erano made in Germany, tanta roba per gli occhi! Idem per la cantante dell’inno nazionale, piccola compatta ma con tutti gli accessori al posto giusto. Come si dice, donne e motori e visto che qua i motori latitano…

Pubblico. Domenica ce ne era abbastanza, più dell’ultima volta, ma venerdì e sabato è stato desolante arrivare in pista e scoprire che in 5 minuti si era saltata la fila e non c’era nessuno in attesa. Se nella patria della Mercedes non gliene frega niente della F.1 abbiamo finito…

IL BRUTTO

Ferrari. Arrancano, si arrabbiano, si domandano, ma non ne vengono a capo. Altra gara deludente, d’altronde un secondo posto è una tragedia, figurarsi un quinto e un sesto. Roba da spararsi, ma non ne vale la pena. Appuntamento con la vittoria al primo colpo di c…oda o si rimanda a data da destinarsi. Fioccano infatti le scommesse che anche l’anno prossimo non ci pigliano con la macchina, come da tradizione, per cui mettetevi comodi, se ne riparla al momento.

Rosberg. Pole in casa, vigilia gasato e poi alla partenza è lì che gioca alla playstation. Nico non è stupido sa di averla fatta grossa nella gara di casa, ora sa che dovrà sudare di brutto per recuperare Hamilton che non è un tenero. Un altro mondiale sprecato, il terzo di fila, roba da finire in psicoanalisi.

Honda. Garone di Button con Alonso dietro, sembrava fatta poi la petroliera nipponica ha cominciato a ciucciare benzina come le berline americane di 50 anni fa e Alonso ha dovuto mollare zona punti e meno male che ha visto il traguardo, anche se Button è stato più fortunato da non avere anomalie, ma certo è che mentre gli altri motoristi avanzano, i nippo hanno ancora problemi grossi da risolvere, dalla potenza ai consumi. Prima di dire yattanè, ce l’abbiamo fatta, ne corre ancora.

Made in Italy. Pieno di ristoranti italiani da queste parti, peccato che abbiano adattato la cucina ai gusti dei tedeschi, per cui piatti normali da noi diventano una schifezza con le aggiunte locali, tipo la pizza col wurstel e patatine condita con robaccia varia. O una normalissima bistecca ai ferri inzuppata di spezie che per digerirle ci vuole un mese circa. E prezzi teutonici, cioè salati. In compenso il gasolio costava anche 98 centesimi al litro, uno si chiede dove sta la fregatura…

Williams. Sembra la Ferrari al contrario, si sono persi per strada nello sviluppo e per giunta si rompono troppo spesso, chiedere a Massa che non sa più da che parte girarsi. Frank Williams, sorseggiando un caffè macchiato, non la mette giù dura: è successo di peggio. Parole sagge.

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