Formula 1, Pat Fry: «La F1 di oggi è fatta di dettagli»

Formula 1, Pat Fry: «La F1 di oggi è fatta di dettagli»
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Paolo Ciccarone
Intervista esclusiva a Pat Fry, ex McLaren e Ferrari, oggi impegnato come consulente tecnico della Manor
16 settembre 2016

Dalle stelle alle stalle. Anche se sono stalle di lusso, come quelle della F.1. Per Pat Fry, una vita trascorsa fra McLaren e Ferrari la rinascita si chiama Manor, che è diventata una sorta di scuderia B della Mercedes e che per l’anno prossimo ha già stupito tutti visto che la macchina 2017 è stata varata già a gennaio! Ora Pat Fry, sereno e rilassato come mai nella vita, viene di rado ai Gp, noi lo abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata.

Dalla McLaren alla Ferrari e ora la Manor, come ti è cambiata la vita?

“Diciamo che dal punto di vista pratico non è cambiato nulla, devo sempre fare la miglior macchina possibile, quello che è cambiato sono le risorse a disposizione, in un top team hai gallerie del vento, ricerca e sviluppo a disposizione mentre qui devi fare i conti con i soldi disponibili, quindi devi fare il meglio con quello che hai. Diciamo che al momento la Manor è in un momento di transizione per cui non è facile individuare gli obiettivi prioritari. Con i top team si doveva tirare fuori il massimo possibile senza preoccuparsi troppo di quanto si spendeva, adesso devo stare attento a cosa faccio e cercare di ottimizzare al meglio le idee per lo sviluppo coi soldi da spendere, quindi quanta gente deve occuparsi di un settore, quanti computer mi servono per un certo progetto…”

Quindi una volta lavorava solo per tirare fuori il massimo delle prestazioni oggi deve risparmiare i soldi per non sforare il budget…

“Non era proprio così, alla Ferrari avevamo un indice di spese-prestazioni, ovvero non potevamo sforare certe cifre per la meccanica o l’aerodinamica, quindi in qualche modo si era contingentati, quindi non potevamo spendere in cose sciocche o inutili, dovevamo qualificare quanto spendevamo con quello che si otteneva in pista, anche alla Manor è la stessa cosa, se dobbiamo recuperare qualche millisecondo e dobbiamo spendere molto non lo facciamo, si investe là dove si può vedere qualche miglioramento corposo, è la stessa cosa fra un top team e uno piccolo, cambia lo scenario e le prestazioni non certo l’approccio”.

Quindi nei top team c’è più gente al marketing che alla progettazione?

“Non so quanti ce ne siano, so solo che alla Ferrari avevamo un migliaio di persone, alla McLaren era la stessa cosa più o meno, qui alla Manor sul telaio siamo in 70 appena, al momento la Renault ne ha 500, insomma non è facile curare questo aspetto se non hai soldi”

La gente normale non capisce come mai avete lo stesso motore Mercedes eppure loro vincono facile e voi siete in fondo allo schieramento, eppure le gomme sono le stesse, il motore anche, gli alettoni pure, cosa fa la differenza reale in questo caso?

“Non c’è dubbio che abbiamo lo stesso motore e lo stesso cambio che usa anche la Williams, le gomme sono identiche e anche questo è vero, allora ci resta solo l’aerodinamica. Se hai il carico giusto fai lavorare bene le gomme che ti fanno andare più veloce in curva, ma per avere l’aerodinamica giusta devi fare ricerca e sviluppo e andare nei particolari. Si tratta di piccole cose, se pensi che la differenza fra un top team e uno di fondo schieramento sono circa 2 decimi in ogni curva, al di là del valore del pilota e della meccanica, capisci che lavoriamo sui dettagli, su cose minime che però esaltano il lavoro degli ingegneri che devono trovare quel piccolo accorgimento che poi ti fa andare più forte, perché se hai carico hai grip e se hai grip le gomme vanno in temperatura e recuperi quello svantaggio. La F.1 di oggi è fatta di particolari, non posso dire che in passato ho lavorato su cose sciocche perché l’ho fatto per 30 anni, ma oggi lavorando con attenzione, sfruttando ogni dettaglio, se riesci a guadagnare mezzo secondo al giro è un successo strepitoso, così come recuperare una posizione in griglia ogni anno. Ma non è che decidi di guadagnare 30 secondi in 30 giorni, non esiste. Devi avere degli obbiettivi e realizzarli un poco alla volta, ci vuole un progetto di tre o quattro anni per completare il lavoro necessario”

Parliamo di piloti, c’è qualcuno che ti ha colpito in modo particolare nella tua carriera?

“Ho visto tantissimi campioni, gente incredibile. Io credo che nel 1993 quando c’erano le sospensioni attive, la F.1 abbia avuto il suo momento più alto a livello tecnologico, era una complicazione unica eppure con la tecnologia e i feedback dell’epoca, non c’era la telemetria attuale, vedere uno come Senna avere un controllo di macchina in quel modo era sorprendente, davvero unico quello che riusciva a fare. Ma non voglio e non posso fare confronti fra i piloti, dovresti averli sulla stessa macchina, nello stesso giorno nelle stesse condizioni per capire chi è il migliore e questo è impossibile. Con chi mi sono trovato meglio e peggio? Qualcuno è ancora in circolazione, preferisco non dire niente…”

Qualcuno sostiene che la Manor sia il team B della Mercedes, potrebbe essere utile in F.1 avere un secondo team per sviluppare soluzioni tecniche e svezzare piloti?

“Al momento l’unica squadra che ha un team B è la Red Bull con la Toro Rosso, se la confronti con il programma di sviluppo della Ferrari FDA, vedi che i primi hanno ottenuto un grande risultato coi piloti ma credo anche che abbiano speso tanti di quei soldi che per la maggior parte delle squadre al top sia improponibile avere un team junior. Dal punto di vista piloti la scelta è giusta, senza Red Bull non avremmo avuto Ricciardo o Verstappen in F.1 anche se credo che tutti e due non guadagnino quanto guadagnano i piloti della Ferrari…In conclusione sono sorpreso che altri big team non abbiano fatto lo stesso che ha fatto Red Bull per allevare piloti, anche se non è stato per niente poco costoso”.

Pat Fry - Foto: Planet F1
Pat Fry - Foto: Planet F1

Cosa pensi quando vai a letto e ripensi ai trascorsi alla Ferrari? Hanno cambiato la gente ma non hanno cambiato il modo di gestire i risultati e lo sviluppo della macchina…

“Ho passato cinque anni favolosi alla Ferrari, ho un ottimo ricordo sotto questo aspetto e posso garantire che ci lavora della gente davvero fantastica. E’ un ambiente dove c’è molta passione per le corse e si vive intensamente quanto accade nelle competizioni. Il problema secondo me è che c’è una visione a breve termine dei problemi. Se vuoi essere competitivo devi mettere sotto osservazione molte cose a lungo termine, devi lavorare su due o tre progetti contemporaneamente, galleria del vento, meccanica etc che assorbono tutte le energie. Se guardi al successo attuale della Mercedes vedi però che loro sono partiti nel 2010 con un programma ben definito, fatto di tappe intermedie, prima di arrivare al successo degli ultimi anni. Hanno studiato pezzo per pezzo il nuovo regolamento, cosa si poteva fare col turbo, con l’iniezione, con il kers. Ci sono stati ingegneri molto svegli e intelligenti, una parte commerciale di supporto adeguata e hanno valutato pezzo per pezzo il motore in base alle nuove regole capendo cosa si potesse fare. Sono partiti da lontano studiando il futuro, la Ferrari non aveva lo stesso approccio e nemmeno un dipartimento motoristico adeguato per sviluppare il nuovo motore e abbiamo costruito il motore e sviluppato contemporaneamente la vettura. Non potevamo andare a caccia della Mercedes perché loro avevano impostato da tempo un programma mentre noi dovevamo ancora capire in che direzione sviluppare tutto. Loro avevano bloccato lo sviluppo della macchina con le vecchie regole sei mesi prima di noi e si sono concentrati sul futuro. Per questo sarà fondamentale capire come evolveranno le auto il prossimo anno con le regole che saranno diverse e stravolte rispetto al passato. Red Bull ha mostrato un recupero enorme in questa stagione, chiaramente proiettato al futuro, Mercedes sembra avere qualcosa in più, spero che Ferrari abbia gettato le basi per farlo nel modo adeguato”.

L’ambiente a Maranello è fantastico, ma vivi il secondo posto come una pesante sconfitta, c’è dietro una nazione che spinge. Succedeva anche alla McLaren ma lì si viveva in modo diverso rispetto alla tensione che si vive alla Ferrari. La mentalità vincente deve essere questa, ma va applicata in modo specifico

Marchionne però vuole subito i risultati e dopo l’uscita di Allison c’è gente nuova che ha questo fardello sulle spalle…

“Maranello è un posto fantastico per lavorare un ambiente unico, ma non ci si inventa nulla dall’oggi al domani. Mercedes ha lavorato bene con un anno di anticipo sul motore e hanno maturato due o tre anni di vantaggio su tutti, non ci sono decisioni che prese in un anno portino subito risultati, è un lungo lavoro da fare tutti insieme. In un anno devi solo individuare i problemi e fare un programma per risolverli uno alla volta. L’ambiente a Maranello è fantastico, ma vivi il secondo posto come una pesante sconfitta, c’è dietro una nazione che spinge. Succedeva anche alla McLaren ma lì si viveva in modo diverso rispetto alla tensione che si vive alla Ferrari. La mentalità vincente deve essere questa, ma va applicata in modo specifico”.

Quale è il tuo futuro?

“Nelle corse di sicuro, ma devo anche dire che quando ho vissuto in Italia non sono riuscito a vedere i miei due figli, loro hanno molto patito questo, ora che lavoro in UK ho più tempo da dedicare a loro e credo che la famiglia alla fine sia la cosa più importante. E poi se proprio dovesse andare male, posso sempre dedicarmi alla pesca…”. Già, come Ross Brawn che da ricco imprenditore se la gode un mondo.

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