Formula 1 Singapore 2014: gli highlights del GP di Marina Bay

Formula 1 Singapore 2014: gli highlights del GP di Marina Bay
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Paolo Ciccarone
Safety Car, Ferrari concrete che però a causa delle vicissitudini colgono meno del previsto e il cambio al timone della classifica mondiale. Ecco cosa è stata la corsa di Singapore | <i>P. Ciccarone, Marina Bay</i>
21 settembre 2014

Singapore – Occasione persa per la Ferrari o meglio di così, quarto Alonso, non si poteva? Il dubbio non è venuto solo agli appassionati, ma anche a Toto Wolff, responsabile Mercedes mentre sotto al podio di Singapore festeggiava la vittoria di Lewis Hamilton davanti a Vettel e Ricciardo con le Red Bull:

Tra fortuna e sfortuna

«A dire il vero, visto che dovevamo fare un terzo pit stop, se davanti a noi ci fosse stato Alonso invece di Vettel, sarebbe stata più dura, anche perché avevamo dubbi sull’affidabilità della nostra macchina, lo dimostra il fatto che oltre al ritiro di Rosberg, per un problema hardware, ai computer di bordo, anche Lewis ha avuto un andamento incostante. Ma se esiste una giustizia divina delle corse, stavolta ha funzionato e Hamilton ha vinto. La nostra soddisfazione è però al 50 per cento, perché non è accettabile che una vettura si fermi prima ancora di partire come successo a Nico, dobbiamo capire il perché e impedire che accada ancora».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Niki Lauda«La Ferrari qua valeva la Red Bull, con Alonso davanti a Vettel, Hamilton non avrebbe vinto facile…». Invece, tornando in casa Ferrari, ci pensano il responsabile Marco Mattiacci e lo stesso Alonso a dare giustificazioni: «Non è un problema di strategia – dice Mattiacci – il problema è che dobbiamo dare una macchina competitiva ai nostri piloti».

Rincara lo spagnolo«La scelta era giusta, la Safety Car ci ha rovinato i piani e se anche avessi messo le morbide come Hamilton, non andavamo mica due secondi più veloci come invece fa lui, quindi nulla da dire, mi spiace per il podio sfumato, ma era il massimo». Queste le dichiarazioni ufficiali di una gara che al semaforo verde del giro di ricognizione ha avuto il primo colpo di scena: Rosberg, che partiva dalla prima fila, non riesce a inserire le marce, viene spinto ai box e partirà in fondo al gruppo dopo aver cambiato il volante e resettato l’elettronica, ma anche in gara, con Hamilton davanti a Vettel Alonso e Ricciardo, non riesce a tenere il ritmo giusto visto che gli entrano due marce alla volta fino a quando il tedesco non si ferma ai box e si arrende.

Con Hamilton che si riporta in testa al mondiale per tre punti su Rosberg, si ricomincia da capo la sfida piloti mentre si apre quella del mercato

L'ingresso della Safety Car e l'annientamento dei valori in campo

A questo punto, con Alonso che scavalca Vettel dopo il primo pit stop al 24.giro, il colpo di scena: Perez tocca una Sauber e rompe l’ala anteriore. Siamo al 31° giro e entra la safety car per rimuovere i detriti. La Ferrari richiama Alonso e Raikkonen ai box per il cambio gomme e i due perdono posizioni. Fernando finisce dietro alle Red Bull, Kimi dietro pure alla Williams.

Appena si riprende e col ritmo delle Red Bull appare chiaro che la mossa è stata avventata, visto che di fermarsi ancora non se ne parla. Lo fa Hamilton che aveva programmato tre soste e quando rientra, a sei giri dalla fine, si ritrova dietro a Vettel e davanti a Ricciardo. Si forma un quartetto con Alonso che recupera sull’australiano ma non trova lo spunto per passarlo.

Lo trova invece Hamilton quando a due giri dalla fine passa Vettel«Me lo sono visto arrivare di fianco senza sapere da dove stesse passando, mi ha stupito perché mi aspettavo l’attacco alla curva dopo, dove c’era spazio, invece no, Lewis si è infilato fra me e il muro con autorevolezza, incredibile. A questo punto posso dire che il secondo posto era il massimo ottenibile».

Le carte si rimescolano

Con Hamilton che si riporta in testa al mondiale per tre punti su Rosberg, si ricomincia da capo la sfida piloti mentre si apre quella del mercato: a precisa domanda, dopo gara, Marco Mattiacci ha risposto secco: «Per il momento Alonso rimane alla Ferrari. Per il futuro stiamo ridiscutendo alcune cose. Anche sul contratto già firmato 2015-2016 non parliamo oltre. Sto riorganizzando la struttura, i risultati del passato ci dicono che va fatto, quando si cambia qualcosa qualcuno è contento, qualcun altro no, ma non è che facciamo i cambiamenti per far contenta la gente. Questo è un gruppo che ha vinto tanto in passato, gente capace, che ha voglia di tornare a vincere e questo è il nostro obiettivo».

Quindi, per dirla alla Marchionne, nessuno è indispensabile, anche se si chiama Fernando Alonso, accusato da qualcuno all’interno di essere un elemento di disturbo e pertanto va ridimensionato. Lo spagnolo non capisce l’accanimento, per cui pur essendo fatti uno per l’altro, non è detto che il matrimonio duri. D’altronde, se un team come Mercedes ha chiesto cosa ci fosse di vero nelle voci in circolazione (anche se non cambieranno piloti) è segno che i malumori, nascosti dalla dichiarazione di fede di Alonso dopo gara, sono tanti e non tutti chiariti.

 

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