Formula Medicine: il 118 della F1

Formula Medicine: il 118 della F1
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Paolo Ciccarone
Li chiamano il 118 della F.1. E’ uno staff di medici che da anni opera in F.1, e nelle categorie minori, seguendo non solo i piloti ma anche meccanici, giornalisti e tutto il mondo che circola attorno alla F.1 | <i>P. Ciccarone</i>
3 ottobre 2014

Li chiamano il 118 della F.1. E’ uno staff di medici coordinati dal dottor Riccardo Ceccarelli, responsabile dell’equipe Formula Medicine che da anni opera in F.1, e nelle categorie minori, seguendo non solo i piloti ma anche meccanici, giornalisti e tutto il mondo che circola attorno alla F.1.

 

Uno degli angeli del pronto soccorso da corsa è un medico pugliese, il dottor Franco Guerriero, 39 anni, di Manfredonia (Foggia) che da un po’ di tempo collabora col dottor Ceccarelli nel pronto soccorso di F.1. Ma oltre a lui ci sono altri medici che si alternano in pista gara per gara, al punto da creare uno staff affiatato e preparato ad ogni evenienza.

 

Il dottor Guerriero è specialista in cardio anestesista ed è specializzato nei pronti interventi e rianimazione, situazione estrema in F.1, ma sempre possibile. «Vengo da una struttura specializzata di Torino, prima era il Molinette ora si chiama Azienda Città della Salute e della Scienza. Sono entrato in contatto col dottor Ceccarelli tramite un collega. Al GP di Malesia sono stato buttato nella mischia della F.1 ad occuparmi di varie patologie e tutte da seguire con attenzione».

Prendersi cura di 2.500 persone

Infatti, per chi non lo sapesse, in F.1 fra meccanici, addetti e personale vario, lavorano circa 2.500 persone, una piccola città ambulante e spesso serve l’intervento del medico. La struttura che fa capo a Ceccarelli segue 7 scuderie (Ferrari esclusa perché usa i medici del CONI) ma con Pirelli, Mercedes e Red Bull in primo piano. 

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Durante un weekend di Formula 1 i dottori di Formula Medice effettuano dai 120 ai 200 interventi

 

Come ci si districa fra un Vettel e un Hamilton? «Bene direi – prosegue il dottor Guerriero – sono professionisti, non ci sono problemi, con Rosberg che parla italiano è più facile interagire, lo stesso con Ricciardo e gli altri piloti che parlano italiano, ma spesso abbiamo a che fare con i meccanici». Infatti, ad ogni Gran Premio sono circa 120-200 gli interventi sui pazienti, tutto registrato (da oltre 25 anni) nei dossier del dottor Ceccarelli: “Serve per capire quali patologie sono frequenti – dice il medico toscano – capire come intervenire, quali soluzioni apportare per ridurre gli infortuni e gli stress».

 

In questa stagione, ad esempio, sono aumentati i traumi perché le macchine sono più difficile da smontare e rimontare, e i turni di lavoro massacranti per cui è più facile farsi male. «Ma ci sono anche casi di influenza – dice il dottor Guerriero – coliche renali con interventi fatti in strutture locali se è il caso oppure da tenere sotto controllo, meccanici che si fanno male a un dito pestato con la chiave inglese, giornalisti con patologie varie, camerieri o cuochi ustionati, insomma la casistica è molto varia».

«Lavoriamo anche di notte»

Ma ci fu anche un caso, ricordato dal dottor Emanuele Ungaro che da quest’anno non fa parte dello staff perché promosso a dirigente nella sua struttura di Milano, in cui un meccanico Red Bull, non avendo segnalato per tempo un problema a un gomito, sbagliò il pit stop di Vettel facendogli perdere la gara: «La dimostrazione che anche un singolo individuo, in un gruppo di lavoro, fa la differenza. E poi non era sbagliato il pit, impiegò solo un secondo in più del dovuto, ma tanto bastò per far scivolare Vettel da primo a secondo» disse il dottor Ungaro. Per tutti sono il 118 da corsa della F.1 e sono un punto di riferimento.

Un meccanico Red Bull, non avendo segnalato per tempo un problema a un gomito, sbagliò il pit stop di Vettel facendogli perdere la gara

 

In Bahrain, ad esempio, un grosso personaggio di una società importante ebbe una colica renale, fu sottoposto agli esami clinici, e poi rispedito in Italia per l’intervento «Non sembra, ma con 2.500 persone al giorno, gli interventi sono molteplici, anche di notte siamo chiamati. Se si affidano a noi è perché sanno che conosciamo bene l’ambiente».

E per chi ha bisogni impellenti...

Vero, anche se poi non mancano gli aneddoti del dottor Ceccarelli, che per segreto professionale non rivela nomi e città, ma resta impresso quella volta che, in piena notte, fu tirato giù dal letto da un personaggio importantissimo della F.1 che gli chiese del viagra. Il medico toscano non lo aveva e dovette andare in giro di notte a cercare una farmacia aperta, che però non voleva vendere il farmaco, allora Ceccarelli si fece una ricetta ma l’autoprescrizione non valeva. Per ottenere la famosa pillola blu dovette inventarsi una disfunzione improvvisa per convincere la farmacista di turno. «L’ho fatto per lavoro, non potevo dire di no a certa gente».

 

Ecco, se avete bisogno di un medico da F.1, a meno che non siate pezzi grossi del circus, non chiedete certe cose. Per tutto il resto c’è il dottor Franco Guerriero e la sua passione per lo sport, nata un giorno a Manfredonia e diventata realtà.

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