Il pollo che non perde mai e il mangime tricolore

Il pollo che non perde mai e il mangime tricolore
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Anni di sterili polemiche, poco edificanti e fiumi di denaro, anche pubblico, per un grande obiettivo (pare) raggiunto come il GP Italia F1 degli anni Venti. Non perderà nessuno a parole nel Bel Paese, ma di sicuro vince un ultra-ottantacinquenne del Suffolk
30 luglio 2016

Premettendo che mai nessuno darebbe realmente del pollo a Ecclestone, l’anagrafe e l’immagine hanno il proprio peso e per quanto brillantemente oltre che invidiabilmente sopra la media, se tolto dal paddock e vestito come i suoi coetanei, magari messoci assieme per chiacchierare appoggiati a un misero tavolino, con carte e bicchieri di “spruzzato” alla mano.. Sembrerebbe un anzianetto qualunque, sveglio e acuto che sia il vecchio Bernie. Eppure costui, che non è superman ma nemmeno uno qualunque, non è fermo a riposo in ciabatte, ma sempre in giro per il mondo a lavorare, non a caso e si merita ciò di colossale che possiede e continua a gestire, anche a scapito di chi abbia a dover negoziare con lui.

Ne sappiamo qualcosa noi italiani, che per qualche evidente carenza interna ma anche una certa forza contrattuale della controparte, abbiamo fatto una misera figura nel gestire lungamente e in modo tutt’altro che costruttivo per l’immagine nazionale, l’infinito rinnovo di contratto per il Gran Premio d’Italia di F1. Che negli scorsi giorni i social network si vivacizzassero causa nuovi supporters apparentemente accaniti per Imola, con iniziative simili a quelle monzesi in atto da due anni, poteva far intuire una vera risalita di Monza, che oggi i miei concittadini brianzoli facciano girare l’hashtag #imolastaiserena, potrebbe essere conferma, senza andare a citare fonti troppo serie di quegli stessi dirigenti o politici che ne hanno dette solo troppe, non vere o semplicemente di circostanza, nell'ultimo periodo. Si è arrivati al dunque e il rinnovo deve essere solo firmato e reso pubblico, adesso. Ci sono di mezzo ancora un paio di classiche diatribe interne all’italiana e la durata sarà meno di quanto si sperava, ma era ora! Dopo aver sfiancato anche i più puri appassionati, sminuito ruoli e immagini di qualcosa che è simbolicamente italiano, prima che motoristico, in meno di un anno come si farebbe a coinvolgere in maniera efficiente tutti gli attori di una macchina organizzativa importante come quella di uno dei più rinomati Gran Premi della storia? Senza contratti di lungo termine alle spalle, come s’instaurano collaborazioni serie e durature, per progetti di alto livello con grandi aziende private? Per forza che poi gli awards del miglior GP, a vario titolo, non arrivano più da noi dai tempi del baffuto papà di Nico Rosberg al volante.

Il succo del discorso non è però solo critico, non contiamo finemente qui i milioni di euro e chi li metta con quali ritorni, anche se si parla di cifre elevatissime che non dettagliamo ma anzi, ricordiamo sono spesso da filtrare per come le leggete, al netto di operazioni in secondo piano non sempre divulgate, che avvengono anno per anno (regolarissime peraltro e che rendono meno pesante il bilancio del GP per la sede ospitante). Sappiamo che degli oltre venti milioni annui tanto citati da versare al circus, ancora da confermare, parecchi arriveranno grazie a una legge del governo che “libera” quote utili e spendibili per l’ACI, mentre cinque saranno garantiti da parte di Regione Lombardia; anche le virgole però, su unità che dietro si portano sei zeri, non sono poca cosa. Su quelle virgole si giocano molti interessi, magari locali, pensiamo allora a chi qualunque siano le virgole incluse, i milioni li usa come base cui porre percentuale certa di guadagno, comunque poi vadano le cose: parliamo di FOM, il cui selezionato staff riporta al ragazzo del 1930, Bernie Ecclestone. Troppo rigido per essere un attempato nonno; troppo furbo; diavolo senza cuore che cavalca le debolezze degli italiani? Magari solamente efficiente nel suo lavoro che, ribadiamo, non a caso continua a fare. Però il F1 Supremo, come alcuni lo chiamano, incarnerebbe bene un personaggio da film.

Al Pacino nel ruolo satanico e istigatore di John Milton
Al Pacino nel ruolo satanico e istigatore di John Milton

Tra le tante citazioni di un fantastico Al Pacino nel film “Devil’s Advocate” del 1997, quella di un pollo che non perde mai quando gioca a tris, in un quartiere cinese (invero la versione italiana parla addirittura di gallina che vince a scacchi) mi ha sempre colpito per come esemplifichi bene significato e ruolo del personaggio stesso (John Milton, il demonio) nonché l’obiettivo che giustamente pone al suo giovane pupillo, Kanu Reeves (l’avvocato Kevin Lomax) additato di essere palesemente troppo bello e appariscente, per fare il ruolo dell’innocuo ma alla fine vincente pollo, nelle aule di tribunale. Ebbene vedere che oggi, a praticamente un solo Gran Premio prima che si corra il formalmente ultimo GP Italia programmato in un calendario di F1, ancora si scontrino fazioni pro-Monza o pro-Imola; mentre dall’altra parte quello che bonariamente chiamano “zio Bernie” si firma l’ennesimo bel contratto milionario senza sconti puntando verso i 90 anni, mi fa solo un po’ tristezza per noi (italiani). Almeno pensando al fatto che si parla di passione motoristica, genericamente in calo già di suo, lavoro e denaro su territorio comunque italiano, mercanteggiati sino all’ultimo senza capire quanto ci si sia perso (o guadagnato per qualcuno?) nella pessima telenovela del rinnovo, almeno secondo quale logica. Non avendo esperienze in merito, non saprei se se sia più divertente e facile, come credo, giocare a tris contro un pollo che ti frega sempre negli angusti quartieri cinesi di una frenetica metropoli, piuttosto che negoziare un contratto pluriennale con Ecclestone e delegati, per conto di una nazione che ha dei pesanti milioni da metterci, oltre che la propria inimitabile storia.

Apparenza innocua, ma capacità di vincere anche giocando sporco, sempre. Gli insegnamenti del diavolo per Kanu Reeves si adatterebbero a un successore di Ecclestone?
Apparenza innocua, ma capacità di vincere anche giocando sporco, sempre. Gli insegnamenti del diavolo per Kanu Reeves si adatterebbero a un successore di Ecclestone?

Però, forse, il terzo vizio capitale che amava di più John Milton per muovere le azioni delle persone a suo piacimento, dopo lussuria e vanità, è proprio l’avarizia, che bene s’insinua nella mente umana, di giovani e meno giovani. Il tutto col sorriso per la serenità di sapere che la corsa, pur costosa e che nutre prima tante bocche fuori dall'Italia, ci sarà ancora e molto probabilmente dove è sempre stata, a due passi da casa. Con zio Bernie che per me può venirci anche fino a 130 anni col suo motorhome blu scuro, a stazionare alcuni giorni nel parco facendo coda di pellegrini illustri fuori dalla sua porta, quasi sempre chiusa.

 

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