Jules Bianchi: un anno dall'incidente di Suzuka

Jules Bianchi: un anno dall'incidente di Suzuka
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È trascorso un anno dall'incidente di Suzuka a seguito del quale Jules Bianchi perse la vita. Lo ricordiamo così
5 ottobre 2015

Sembra ieri, invece in questi 365 giorni abbiamo vissuto un'altalena di emozioni drammaticamente forti. Il 5 ottobre 2014, durante il Gran Premio del Giappone, Jules Bianchi è andato ad impattare contro una ruspa impegnata a bordo pista nella rimozione della Sauber di Adrian Sutil.

 

Le immagini del tremendo schianto, caricate in rete qualche giorno dopo da uno spettatore, sono state una stilettata al cuore. In pochi attimi, ci si è resi conto che una prima, naturale speranza di veder tornare a sorridere Jules se ne era, molto probabilmente, andata per sempre.

 

A nulla sono serviti i soccorsi repentini, la folle corsa in ambulanza presso il Mie General Hospital e le due operazioni volte a ridurre l'ematoma cerebrale. La tempra di Jules, fortissima, gli ha permesso di fare ritorno nella sua Nizza, dove è rimasto sino al 17 luglio scorso, giorno in cui si è spinto in un'altra dimensione, per affrontare altre gare e conoscere altri piloti del passato che la sorte ha tramutato in leggende immortali.

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Jules è entrato nel cuore degli appassionati per via di una sua gara eroica a Monaco, dove è riuscito ad entrare nella zona punti al volante della Marussia

 

Bianchi è stato l'ultimo pilota a perire a seguito di un incidente avvenuto in un Gran Premio di Formula 1, se si esclude la sfortunata Maria de Villota. Intervenuto a maggio dello scorso anno ad Imola per ricordare i 20 anni dalla scomparsa di Ayrton Senna, Jules aveva pronunciato parole che, per certi versi, si sono rivelate cassandre. «Le morti di Senna e Ratzenberger sono state le ultime. Hanno dato la vita per lo sport, grazie a loro la Formula 1 è più sicura.»

 

Cresciuto in una famiglia dove il termine motorsport era di uso comune anche per via dello zio, Lucien, vincitore della 24 Ore di Le Mans del 1968 e scomparso proprio sul Circuit de la Sarthe l'anno successivo, Jules ha sempre avuto il sostegno dei parenti stretti sin dagli esordi, dai campionati nazionali di kart, passando per la GP2, sino al momento in cui la Ferrari non decise di porlo sotto l'ala protettrice della sua Academy, per farlo crescere come pilota.

«Le morti di Senna e Ratzenberger sono state le ultime. Hanno dato la vita per lo sport, grazie a loro la Formula 1 è più sicura.» disse Jules, ricordando Senna a maggio '14

 

Proprio la famiglia è stato il punto di riferimento di tutti, media e non, in questi mesi. Composta anche nel dolore, non si è mai fatta scappare una parola di troppo. Come Jules in tutta la sua carriera, del resto.

 

Sin dagli istanti successivi all'incidente, ha preferito celarsi dietro un muro di silenzio gentile, affidando a regolari comunicati stampa i propri pensieri, le proprie speranze e le proprie preghiere. Se, ad ottobre scorso, erano tangibili le doverose aspettative positive, con il trascorrere dei mesi la positività ha lasciato spazio ad una realtà che, a voler leggere bene tra le righe degli ultimi scritti, non lasciava scampo a tutta la durezza del momento.

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Bianchi sarebbe approdato in Ferrari nel volgere di poco tempo

 

Cos'è cambiato, da quel 5 ottobre? Poco, ad essere schietti e brutalmente sinceri. La sola novità tangibile è l'introduzione della Virtual Safety Car al posto delle tanto discusse doppie bandiere gialle, finite sul banco degli imputati come concausa dell'incidente del pilota della Marussia. Il binomio motorsport-pericolosità cammina di pari passo, e forse nulla potrà mai separare il loro percorso. 

 

A noi resterà sempre il ricordo del sorriso solare di Jules, un ragazzo di 26 anni scomparso per rincorrere il proprio sogno. Un pilota in grado di portare l'ultima macchina dello schieramento a conquistare i primi storici punti sul tracciato principesco di Monaco, capace di emozionare i giovani che in lui si rispecchiavano e, molto probabilmente, con un futuro già scritto in Ferrari, come punta di diamante di quella Driving Academy che ora fatica a trovare un suo degno sostituto. 

 

 

 

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