2015: meno incidenti, ma più morti

2015: meno incidenti, ma più morti
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Ecco le cifre ufficiali sugli incidenti sulle strade in Italia: dopo 15 anni di cali, torna a crescere il numero dei decessi. Tra gli utenti deboli, i motociclisti sono tra i più colpiti.
  • Alfonso Rago
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19 luglio 2016

Forse sarebbe stato il caso di chiamare al tavolo dei relatori anche un paio di prefiche, le donne vestite in nero pagate per piangere ai funerali.

In effetti, non c’era molto da festeggiare, in occasione della presentazione dell’annuale rapporto ACI-Istat sugli incidenti stradali.

Se da una parte è vero che i sinistri calano di numero (173.892 contro i 177.031 del 2014) e diminuiscono del 2% i feriti (246.050 rispetto ai 251.147 precedenti), sono però in aumento le vittime della strada (3.419 contro i 3.381 del 2014) ed i feriti gravi, addirittura del 6% passando dai 15.000 del 2014 ai quasi 16.000 del 2015.

E nel complesso, si valuta che il costo sociale degli incidenti stradali tocchi la cifra record di 17,5 miliardi di euro… Altro che manovra di Governo!

«Per la prima volta dopo 15 anni - ha rilevato Angelo Sticchi Damiani, Presidente dell’ACI - si registra un incremento dei morti sulle strade, con un picco di quasi il 9% nei grandi Comuni, dove avviene un incidente su quattro totali in Italia. In città si contano ancora il 75% degli incidenti, il 43% dei morti e il 71% feriti. Preoccupa pure l’aumento dei decessi in autostrada, in crescita del 6,3%. Davanti a questi numeri c’è bisogno di responsabilizzare maggiormente chi si muove: la patente a punti ha perso efficacia, la recente introduzione dell’omicidio stradale richiede già una taratura e il tutor va accompagnato da una più visibile presenza delle Forze dell’Ordine sulle strade. L’exploit dell’incidentalità giovanile misura inoltre quanto i ragazzi non sappiano guidare: la formazione va integrata con corsi di guida sicura obbligatori ed esami graduali per impugnare il volante di veicoli più potenti».

I giovani le prime vittime

La fascia d’età più a rischio resta quella dei giovani tra 20 e 24 anni (282 vittime), ma aumentano i decessi tra gli adulti (749 nella fascia di età 40-54 anni, contro i 687 del 2014, +9%). Gli incrementi percentuali maggiori si verificano nelle classi d’età 30-34 anni (+16,0%), 45-49 (+10,2%) e 50-54 anni (+11,8%), ma anche tra le persone molto anziane 80-84 anni (+10,5%).
L’aumento dei morti riguarda in modo particolare gli utenti delle due ruote a motore (+7,2%) e i pedoni (+4,0%), questi ultimi per il secondo anno consecutivo: tra il 2014 ed il 2013 l’incremento era stato del 4,9%.

Più morti in autostrada

A pesare sul dato complessivo è soprattutto l’incremento della mortalità registrata su autostrade e strade extraurbane (305 e 1.619 morti; +6,3% e +1,9%). In particolare, l’incidentalità è in aumento sulle tratte autostradali intorno alle città e non sugli spostamenti di lunga percorrenza: i percorsi più a rischio di incidente sono l’A3 Napoli-Salerno, A6 Torino-Savona, A13 Bologna-Padova, A14 Diramazione per Ravenna, A18 Catania-Siracusa, A24 Penetrazione Urbana di Roma, Tangenziale di Milano e Tangenziale di Torino.

Si allontana l'obiettivo 2020

Dal 2010, la riduzione media annua del numero di vittime della strada nella UE28 è del 3,6%, ben al di sotto del 6,7% necessario per il raggiungimento dell’obiettivo europeo di dimezzamento del morti nel periodo 2011-2020, che diventa più difficile.

Il nostro Paese si posiziona nella media degli Stati membri (-16,9% tra il 2015 e il 2010 in Italia e -16,8% media Ue28): con 56,3 morti per incidente ogni milione di abitanti siamo al 14° posto nella graduatoria europea, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia, e prima di Slovenia, Portogallo, Belgio e Grecia.

Velocità, assicurazioni, cellulare...

Nel 2015, le principali violazioni al Codice della Strada sanzionate dalle Forze dell’Ordine sono state la velocità (ben 2.660.547 rilievi), l’assenza di copertura RC-auto (195.069), il mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (189.096), l’uso del telefono alla guida (148.674).

Molto preoccupante è ritenuta la crescita dell’uso di quest’ultimo dispositivo mentre si è al volante: pur già prevista la sanzione nel caso si venga “pizzicati” ad utilizzarlo in auto, la multa di 169 euro e la decurtazione di 5 punti sulla patente non sono evidentemente sufficienti ad eliminare il fenomeno.

Anzi, ormai si ritiene che ben oltre il 20% degli incidenti stradali abbi come causa d’innesco proprio l’uso improprio di cellulare, smartphone o tablet, magari per farsi un selfie mentre si guida.

Qualcuno allora invoca misure più drastiche: per esempio, che alla violazione consegua subito ritiro della patente fino a 3 mesi e il sequestro come “fermo amministrativo” del cellulare.

Una punizione in qualche modo inseribile nel contesto vigente di legge, come prescrive ad esempio la 689/1981 in tema di sequestro e confisca del mezzo col quale è stata commessa l'infrazione amministrativa.

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