24 Ore di Le Mans, la ricerca estrema e i suoi rischi

24 Ore di Le Mans, la ricerca estrema e i suoi rischi
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Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
La débâcle delle LMP1 nella 24 Ore di Le Mans 2017 ha sollevato dei dubbi sull'efficacia dell'ibrido sulle auto da corsa. Sono fondati?
  • Giovanni Bregant
  • di Giovanni Bregant
21 giugno 2017

Stavolta ci è mancato poco: 5 minuti in più per la riparazione o un altro piccolo inconveniente e la LMP2 del Jackie Chan DC Racing ce l'avrebbe fatta a sbancare la 24 Ore di Le Mans 2017. Davide contro Golia. Un'auto dal prezzo calmierato che qualsiasi team, con un po' di organizzazione, può mettere in pista contro un reparto Ricerca & Sviluppo con centinaia di ingegneri. Con tanti saluti all'ibrido e al futuro dell'automobile.

Il rischio è stato bello grosso, molto più di quanto abbia fatto percepire la teutonica sicurezza con cui la Porsche 919 Hybrid superstite ha rimontato giro dopo giro fino a riportarsi in vetta.

Un rischio più che sufficiente per seminare un dubbio piccolo piccolo, ma capace di scavare in profondità, come certe gocce d'acqua nella roccia: non è che tutta questa storia dell'ibrido è una bellissima trovata di marketing, figlia di un regolamento che in un certo senso lo "impone" per ambire alla vittoria? Forse - sussurra ora più di un appassionato - una LMP1 con un motore che sia ancora un motore anzichè una "power unit", con una fila lunga così di cilindri ignorantissimi, sarebbe anche più veloce e certamente più affidabile, se a realizzarla fosse un grande costruttore con le necessarie risorse economiche.

Il dubbio, naturalmente, è destinato a non avere una risposta, semplicemente perchè il tempo non si può fermare e i regolamenti del WEC, giustamente, guardano al futuro. Ed è vero, come fanno osservare molti, che in realtà le LMP1 ritirate hanno patito problemi che poco hanno a vedere con l'ibrido.

Però il dubbio di cui sopra rimane, anche perchè a insinuarlo in un certo senso è niente meno che il presidente della Toyota, Akio Toyoda, che in un comunicato stampa post gara, insieme alle scuse - molto giapponesi - ai propri piloti per non aver messo a loro disposizione una vettura sufficientemente affidabile, e agli sportivi apprezzamenti per la sana rivalità con Porsche, sottolinea che "Quest'anno sia Porsche sia noi, Toyota, non siamo stati in grado di competere per una gara di 24 ore con vetture ibride senza inconvenienti. Entrambe le auto che hanno completato la gara sono strate costrette a subire perdite di tempo e riparazioni per inconvenienti tecnici prima di lottare per tagliare il traguardo. Mentre la tecnologia ibrida sviluppata nelle competizioni del WEC ha dimostrato le proprie potenzialità nelle gare di sei ore, potrebbe essere non ancora pronta per una gara sulla lunga distanza come la 24 Ore di Le Mans". Apriti cielo. Anche perchè a dirlo, lo ricordiamo, è il presidente del colosso dell'automobile che prima di tutti e più di tutti ha creduto nell'ibrido.

In realtà, basta leggere il paragrafo successivo per riportare la questione nella giusta prospettiva: "Le Mans è un prezioso laboratorio nel quale continueremo a raccogliere le sfide legate alla tecnologia, spingendoci a testare le soluzioni tecniche in condizioni estreme".

Ecco, il punto è proprio questo: una volta a Le Mans si vinceva anche e soprattutto puntando sulla regolarità, mentre negli ultimi anni l'esasperazione della sfida tra i costruttori l'ha trasformata in un gran premio di 24 ore. E va da sé che più la ricerca della prestazione è estrema e senza margini di tolleranza, più il rischio di incappare in un problema tecnico diventa concreto. Quindi sì, i prototipi di ultima generazione possono risultare ancora relativamente fragili rispetto alle più tradizionali P2 quando si tratta di correre per un giorno e una notte interi aggredendo ogni curva come se fosse quella decisiva. Però è proprio questa ricerca estrema, con vetture più sofisticate anche rispetto alle Formula 1, ad averci regalato una delle epoche più avvincenti nella storia delle gare di durata. Il rischio nelle corse fa semplicemente parte del gioco, anche quello di essersi spinti talmente al limite dello sviluppo da doversi fermare. Per tornare in pista l'anno prossimo con soluzioni ancora più innovative.

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