69esima conferenza del traffico: in Italia troppe auto vecchie

69esima conferenza del traffico: in Italia troppe auto vecchie
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Riflettori puntati sullo stato del parco circolante: ACI, politici e rappresentanti del settore si sono interrogati sulle terapie per uscire dalla stagnazione che affligge il mondo dell’auto in Italia
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
31 ottobre 2014

Mettere intorno ad uno stesso tavolo rappresentanti della politica, delle aziende, delle associazioni di categoria e della comunicazione: ACI ha replicato per la 69° volta l’apprezzato canovaccio della Conferenza del Traffico e della Circolazione, avente come focus lo stato non proprio esemplare del parco auto circolante in Italia.

La situazione peggiore d'Europa

Come rivelato dal puntuale studio della “Fondazione Caracciolo“, in Europa nessuna nazione ha una situazione peggiore della nostra: anno dopo anno il parco circolante invecchia in maniera esponenziale a causa del mancato ricambio e le nostre grandi città, a causa anche della carenza di servizi pubblici, sono afflitte da congestioni da traffico sconosciute in altri Paesi. Tutto questo, poi, si traduce in inquinamento, minore sicurezza e fenomeni di evasione agli obblighi assicurativi.

«Sulle nostre strade circolano troppe auto troppo vecchie – dichiara il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani – e in Italia aumenta ancora l’età media del parco auto circolante più obsoleto d’Europa: ormai siamo a 9,5 anni; il rischio di morire in un incidente a bordo di un veicolo di 10 anni è più che doppio rispetto a una vettura di nuova immatricolazione; un Euro1 a benzina del 1993 registra emissioni di monossido di carbonio superiori del 172% rispetto a un Euro4; un diesel Euro1 rilascia 27 volte il quantitativo di polveri sottili di un moderno Euro5».

Soluzioni

Il presidente dell’ACI suggerisce qualche rimedio: «Per far ripartire il mercato - continua Sticchi Damiani - servono incentivi per il ricambio dei veicoli, ma non episodici come in passato perché devono produrre effetti consolidati. Prima ancora di guardare al nuovo, sono fondamentali incentivi per sostituire i veicoli Euro0/1 con Euro4/5 più moderni, efficienti ed ecologici. E per rendere comunque più sicuro un parco circolante così obsoleto è opportuno prevedere l’obbligo di revisione annuale per i veicoli con più di 10 anni di età».

In Commissione abbiamo approvato la proposta di azzerare il bollo auto per tre anni sulle auto di nuova immatricolazione, con benefici estendibili fino a cinque per i veicoli più green. Tra pochi giorni si torna in Parlamento: la copertura del provvedimento è ampia e a parole sono tutti favorevoli


Chiamata direttamente in causa, la Politica annuncia prossimi provvedimenti: per il presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Daniele Capezzone, si può sfruttare la leva fiscale per far ripartire subito il mercato: «in Commissione abbiamo approvato la proposta di azzerare il bollo auto per tre anni sulle auto di nuova immatricolazione, con benefici estendibili fino a cinque per i veicoli più green. Tra pochi giorni si torna in Parlamento: la copertura del provvedimento è ampia e a parole sono tutti favorevoli. Vigileremo affinché il pacchetto non venga affossato. Sarà importante anche il contributo di ACI, una realtà che funziona nel Paese e che non va sfasciata».

Incentivi

Sugli incentivi è intervenuto anche il vice ministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti: «Vanno sostenute le alimentazioni più promettenti per il mercato: se per l’auto elettrica è ancora presto, le auto ibride e quelle a metano sono oggi quelle più attraenti. Sul piano della sicurezza siamo d’accordo con ACI per revisioni più frequenti per i veicoli più vecchi. Non vanno ripetuti errori del passato come la politica di rottamazione che ha prodotto solo una fiammata del mercato. Anche i più recenti incentivi per veicoli a basse emissioni hanno in realtà riguardato solo 11.000 auto, senza incidere sul parco. La Consulta dell’Automotive al Ministero dello Sviluppo Economico, cui ACI partecipa, sta lavorando con questa filosofia.

Vanno sostenute le alimentazioni più promettenti per il mercato: se per l’auto elettrica è ancora presto, le auto ibride e quelle a metano sono oggi quelle più attraenti


Come detto, la Fondazione ACI “Filippo Caracciolo” ha presentato lo studio intitolato “Rottamazione e rinnovo del parco: una strada per lo sviluppo, la sicurezza e l’ambiente”, che misura come, dove e quanto vengono usate le auto nel nostro Paese. Il rapporto evidenzia che la scelta di acquistare un'auto nuova è sempre dettata più dalla passione che da regole di convenienza, ma in periodi di crisi le logiche emotive tendono ad arretrare rispetto a quelle finanziarie. Le famiglie si convincerebbero alla sostituzione dell’auto solo in presenza di incentivi o facilitazioni all'acquisto, che però in questo momento sono di difficile attuazione da parte dello Stato senza un adeguato piano di copertura. Una misura socialmente efficace e snella per le casse pubbliche potrebbe essere quella di favorire il ricambio di un catorcio con un usato più moderno di piccola cilindrata. Ciò allargherebbe i benefici a una più ampia fascia della popolazione, stimolando un percorso virtuoso con tanti automobilisti che riuscirebbero a monetizzare il loro Euro4 trovando le risorse per acquistare un'auto nuova.

«Il mancato ricambio del parco circolante sta generando squilibri strutturali del nostro sistema di mobilità – dichiara Ennio Cascetta, presidente del Comitato scientifico della “Fondazione Caracciolo” - che sono ancora più evidenti nello scenario internazionale: Roma, Milano e Napoli sono le prime tre città europee per numero di autovetture ogni 100 abitanti. Nella Capitale c’è il doppio dei veicoli di Stoccolma, Londra, Berlino e Madrid. Quello dell’anzianità è un problema anche per i mezzi del trasporto pubblico, che così non riesce a costituire un’alternativa alla mobilità privata . I nostri autobus sono i più vecchi d’Europa: l’età media è di 16 anni e gli Euro0 sono ancora il 22 del totale circolante».

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