Anche Suzuki ammette: test emissioni irregolari

Anche Suzuki ammette: test emissioni irregolari
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Daniele Pizzo
16 modelli venduti in Giappone omologati con una metodologia non prevista dalla legge nipponica. Ma nessuna manipolazione volontaria
18 maggio 2016

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Anche Suzuki ammette di aver fornito alle autorità dati irregolari sui consumi ed emissioni delle proprie vetture. Lo ha annunciato la Casa di Hamamatsu in seguito ai risultati delle indagini interne ordinate dal Ministero dei Trasporti giapponese, che ha chiesto a tutti i costruttori di verificare le metodologie di misurazione dell'efficienza delle proprie vetture dopo le irregolarità riscontrate su alcuni modelli prodotti da Mitsubishi

La Casa di Hamamatsu, però, ha precisato chiaramente che non si è trattato di manipolazione volontaria, ma di una discrepanza dei dati causata dalla differenza tra la metodologia prescritta dal governo nipponico e quella seguita dalla Casa nelle prove di omologazione.

Secondo Suzuki, pare che le differenze tra i dati dichiarati all'epoca dell'omologazione e quelli ottenuti dopo i nuovi test di verifica siano dovute al fatto che i tecnici Suzuki avevano ricavato i primi valori calcolandoli sulla base delle rilevazioni ottenuti su singoli componenti come l'attrito di gomme, freni e trasmissione e la resistenza all'avanzamento misurata in galleria del vento.

Una scelta, quella dei tecnici giapponesi, dovuta alla particolare collocazione del circuito di prova Suzuki di Sagara, che si trova vicino al mare e sulla cima di una collina, quindi esposto a forti venti che possono alterare i valori ottenuti durante le prove. Tutti i 16 modelli sottoposti a verifica hanno infatti dimostrato differenze analoghe tra i vecchi e i nuovi test.

Le irregolarità riguardano 2,1 milioni di esemplari di modelli venduti esclusivamente sul mercato giapponese, che sono i seguenti: Solio, Ignis, Baleno, SX4/S-Cross, Swift, Escudo, Jimny Sierra e le “mini car” Alto, Alto Lapin, Wagon R, Hustler, Spacia, Every, Carry e Jimny.

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