Warming, Mini: «E' vero, ci copiano in tanti, ma non è un problema. Per me è un complimento!»

Warming, Mini: «E' vero, ci copiano in tanti, ma non è un problema. Per me è un complimento!»
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Anders Warming, Head of Mini Design, ci ha spiegato come lo stile della piccola sportiva britannica sia la chiave per comprenderne l'enorme successo, ottenuto dopo la rinascita del 2001 grazie all'acquisizione da parte del Gruppo BMW
  • Matteo Valenti
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10 aprile 2014

Milano - In occasione della presentazione della curiosa installazione Mini Parallels, realizzata per il Fuorisalone di Milano, abbiamo avuto l'occasione di intervistare Anders Warming, Head of Mini Design, che ci ha spiegato come lo stile della piccola sportiva britannica sia la chiave per comprenderne l'enorme successo, ottenuto dopo la rinascita del 2001 grazie all'acquisizione da parte del Gruppo BMW.

 

BMW è stata capace di rilanciare il marchio Mini in pochissimo tempo. Ridare un volto ad un marchio è una delle operazioni più difficili per una Casa automobilistica, BMW ci è riuscita fino in fondo e in tempi record. Com'è stato possibile?

«Credo che uno dei principali motivi del successo della Mini risieda nel prestigioso patrimonio culturale del suo marchio. Mini però non sarebbe mai diventato così celebre se non avesse unito alla sua tradizione anche una grande innovazione. Quando si punta sull'innovazione, si pensa a quello che si vuole ottenere e lo si realizza, si arriva sempre in anticipo rispetto agli altri. Basta uno sguardo per riconoscere una Mini, questa è la sua forza. La vera Mini è sicuramente quella originale, ma anche quella nuova è una vera Mini e lo sarà sempre, in maniera autentica, anche in futuro».

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La nuova Mini è un perfetto esempio di evoluzione nel segno della tradizione

 

Non trova che dopo la rinascita della Mini nel 2001, in tanti - forse troppi - abbiano tentato di copiare quanto fatto dal Gruppo BMW con il suo marchio britannico?

«Sì, credo che molti costruttori abbiano cercato di copiare quello che abbiamo fatto noi (Gruppo BMW, ndr) con la Mini. Sono convinto d'altra parte che essere copiati sia uno dei riconoscimenti più preziosi che si possano ricevere. In ogni caso non ho nessun problema se in tanti provano a copiarci perché penso che la concorrenza possa fare solo del bene. Ogni costruttore trascina l'altro, in una corsa infinita a fare sempre qualcosa di meglio».

 

La nuova Mini è un perfetto esempio di evoluzione nel segno della tradizione...

«Penso che abbiamo fatto uno straordinario lavoro a livello di design con la nuova Mini, siamo riusciti a realizzare una grafica molto pulita e quando passa per la strada il nuovo modello viene ancora oggi subito identificato come una Mini. La stessa cosa vale per gli interni, che anche sul nuovo modello restano estremamente riconoscibili grazie ad un design davvero originale e particolare».

Credo che per sviluppare un design vincente per la Mini sia necessario metterci dentro un 50% di tradizione e un 50% di innovazione

 

Molti dicono che passano le generazioni, ma la Mini rimane "sempre uguale". Non trova che sia una critica priva di fondamenta? La Mini appartiene a quella categoria di auto iconiche, come la Porsche 911 o la Fiat 500, che devono sempre rimanere uguali a se stesse, pur evolvendosi costantemente...

«Sì, da un lato la Mini deve rimanere un'auto subito riconoscibile, ad un primo sguardo, con un deisgn capace di evocare sempre quell'idea di auto compatta per la città, ricca di elementi iconici e di design. Dall'altro però non possiamo dimenticare che il nuovo modello è stato completamente riprogettato, dalla prima all'ultima vite. La Mini di terza generazione sfoggia una nuova tecnologia, ma anche il design si è evoluto in una direzione molto più pulita e lineare. Credo che per sviluppare un design vincente per la Mini sia necessario metterci dentro un 50% di tradizione e un 50% di innovazione. Il segreto è riuscire a trovare il giusto bilanciamento tra rispetto del proprio patrimonio culturale e innovazione».

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Il design della nuova Mini punta molto sui giochi di colore

 

Cosa ci dobbiamo aspettare nel futuro da Mini?
«Abbiamo presentato a Ginevra la Mini Clubman concept, che esprime come si evolverà il nuovo design Mini sul resto della gamma. Abbiamo sviluppato una zona posteriore completamente rivista, con i gruppi ottici che per la prima volta si sviluppano orizzontalmente, ma anche in questo caso abbiamo avuto rispetto della tradizione, mantenendo l'apertura del bagagliaio attraverso i due caratteristici sportelli incernierati verticalmente».

 

Perché sulla futura Mini Clubman non troveremo più la curiosa - ma diciamolo, anche davvero poco pratica -  terza portiera controvento?

«Abbiamo condotto delle indagini di mercato e abbiamo scoperto che i clienti della Clubman vogliono un'auto pratica e funzionale, ma che appaia chiaramente come un Mini. I nostri clienti ci hanno detto che dovevano ricorrere molto spesso al terzo sportello posteriore, per esempio per sistemare i bambini sul divano posteriore. Per questo abbiamo pensato di ricorrere a sportelli più tradizionali, che garantiscono una maggiore capacità di accesso, ma abbiamo allungato anche moltissimo il passo, in modo tale che sulla futura Clubman ci sia molto più spazio per le ginocchia di chi siede dietro».

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In futuro la tencologia e la connettività influenzeranno sempre di più il design della Mini

 

E per quanto riguarda il design? Come si evolverà?

«Per quanto riguarda lo sviluppo del design Mini, in modo particolare per gli interni, dobbiamo tenere presente che la tecnologia diventerà sempre più importante. Come abbiamo già visto sulla nuova Mini, con il suo quadro strumenti che cambia colore, vogliamo lavorare sulla tecnologia della luce, ma anche sui sistemi multimediali e sulla loro integrazione con i passeggeri che credo influenzeranno sempre di più lo stile delle future Mini».

 

Negli utlimi anni la gamma Mini si è ampliata a dismisura. Alcuni modelli hanno avuto un successo travolgente, come la Countryman, altri non trova che siano rimasti troppo di nicchia? Ci riferiamo a Mini Coupé e Mini Roadster, ma anche a Paceman...

«Oggi quella di Mini può essere considerata una vera e propria famiglia, ricca di modelli diversi che vogliono soddisfare le esigenze di differenti tipologie di clientela. Offriamo auto pratiche come la Countryman, che offre guida alta e caratteristiche tipiche del mondo dei SUV, ma abbiamo anche auto più piccole, come la Roadster e la Coupé, che naturalmente visto il loro posizionamento, sono modelli di nicchia. Siamo contenti di offrire un prodotto per ciascuna esigenza, ma la famiglia Mini non crescerà ulteriormente. Verranno presentate le nuove versioni di ciascun modello dell'attuale gamma, ma non amplieremo ancora di più i nostri confini».

Tutti coloro che vogliono avere un'auto speciale, vogliono una Mini

 

Quello che colpisce di Mini è che riesce a piacere allo stesso modo sia ad un pubblico femminile che ad uno maschile. E' proprio così? Il merito è del design?
«Questo è davvero un aspetto molto interessante perché ci sono moltissimi marchi nel mondo che offrono prodotti che finiscono nel 90% dei casi a uomini e nel 10% a donne. Mini è uno dei pochissimi marchi invece che ha una percentuale di clienti 50% donne e 50% uomini e credo che questo sia fantastico. Ma dirò di più. Il design Mini non è rsiucito a convincere allo stesso modo solo uomini e donne, ma anche persone di diversa cultura e differente reddito. Chi vuole una Mini può essere un giovane, che compra la sua prima auto, ma anche un cliente più anziano che vuole guidare una Mini per sentirsi più giovane. In poche parole tutti coloro che vogliono avere un'auto speciale, vogliono una Mini». 

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  • Prezzo da 25.700
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  • Numero posti da 4
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  • Lunghezza da 385
    a 404 cm
  • Larghezza da 173
    a 176 cm
  • Altezza da 141
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  • Bagagliaio da 210
    a 941 dm3
  • Peso da 1.225
    a 1.680 Kg
  • Segmento Due volumi, Tre volumi
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