Automotoretrò 2017: si spengono le luci

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Si è chiusa a Torino la trentacinquesima edizione di Automotoretrò. Analizziamola per capirne il successo che ha rivisto le due e le quattro ruote tornare al centro della città che ne ha, per certi versi, dato i natali industriali.
15 febbraio 2017

Automotoretrò giunge alla sua trentacinquesima edizione. Un traguardo senza dubbio importante e prestigioso, celebrato al meglio, riportando la gente nel cuore di quella che è la città dell’industria motoristica italiana per antonomasia: Torino.

Con un numero di spettatori pari a 65.000, l’edizione 2017 si conferma sui grandi livelli del recente passato. Ciò che fa piacere più di ogni altro aspetto, però, non è solo il constatare la quantità degli appassionati accorsi al Lingotto Fiere, ma anche la loro eterogeneità: si andava da chi, orgogliosamente, sfoggiava il giubotto Lancia Martini della gloriosa epopea del Mondiale Rally fino a chi, ancora ragazzino, si aggirava tra gli stand in compagnia dei genitori già dal venerdì mattina

Epoca: un settore in crescita

Diciamocelo subito: mai, come negli ultimi anni, il mercato ed il settore delle auto d’epoca hanno subito una rapida ascesa. E allora ben vengano manifestazioni come Automotoretrò, nate per ammirare da vicino i pezzi pregiati e storici dei costruttori di tutto il mondo – con uno sguardo, giustamente, incentrato sul nostro Paese – e che, per prima cosa, hanno alle spalle una storia da raccontare.

Non si vuole far rivivere nel segno del rimpianto i tempi che furono, bensì si cerca di inculcare negli occhi, nelle menti e nei cuori di chi ha visitato la fiera un’idea diversa di viaggio. Un’idea che scaturisce dal piacere di stare insieme, di trascorrere del tempo per spostarsi dalle città alle località di villeggiatura con la famiglia o con gli amici, godendo del panorama e dei profumi bucolici che la nostra Itlia sapeva offrire a cavallo degli anni del boom economico.

Lancia: ricordi e rimpianti

Quando si tira fuori dal cilindro il marchio Lancia, si vince davvero facile. La casa torinese è, forse, uno dei più grandi rimpianti del nostro tempo. Con la storia delle gloriose Delta da Rally esposta in bella mostra al centro del Padiglione 2 del Lingotto Fiere, era naturale aspettarsi un nugolo di curiosi, appassionati e nostalgici di una delle auto più note all’interno del mondo del motorsport. Tra le auto più fotografate della mostra, dalla S4 alla 4WD, passando per la Integrale Evoluzione, Lancia ha dimostrato ancora una volta – come se ce ne fosse il bisogno – di essere nel cuore pulsante degli appassionati di ogni età. Vedere un due volte campione del mondo come Miki Biasion emozionarsi mentre sale al volante della sua Delta da Safari, poi, è stato uno dei momenti più toccanti della manifestazione.

Compleanni prestigiosi: 500, Lambretta e Bianchina

Automotoretrò è stata anche l’occasione per celebrare degnamente alcune ricorrenze storiche ed importantissime. Sono passati sessant’anni da quando l’immortale Fiat 500 e l’Autobianchi Bianchina fecero la loro comparsa nel panorama motoristico italiano e non solo. All’epoca i nostri connazionali stavano vivendi gli inizi di quello che sarebbe passato alla storia come boom economico: c’era voglia di viaggiare, di espandersi, di riscoprire la vita dopo la difficile parentesi della Seconda Guerra Mondiale. E quindi cosa c’era di meglio, anche per la class medio-bassa di un mezzo poco costoso, facile da riparare e praticamente indistruttibile? Questa è stata la 500, vera icona di stile del nostro paese. Da una costola della 500, si potrebbe dire, è nata una delle vetture più famose del cinema del nostro tempo: la Bianchina. Mito intramontabile anche grazie a Paolo Villaggio ed al ragionier Ugo Fantozzi, la Bianchina ha saputo ritagliarsi uno discreto successo nel corso della sua produzione, riunendo attorno a sé un esercito di appassionati ancor’oggi.

Non si vuole far rivivere nel segno del rimpianto i tempi che furono, bensì si cerca di inculcare negli occhi, nelle menti e nei cuori di chi ha visitato la fiera un’idea diversa di viaggio

Se, da un lato, le auto hanno rappresentato il primo stadio del benessere successivo al secondo conflitto bellico, nel 1947 va altresì detto che la gente aveva bisogno di viaggiare e muoversi. E allora, cosa c’era di meglio di uno scooter? Minimo costo di acquisto, linee sagomate dal vento e autonomi più che soddisfacente: era questa la Lambretta. Nata sulle rive del lambro nel ‘47, ha rappresentato un’icona del nostro tempo, divenuta immortale anche grazie a numerose pellicole in cui era protagonista, come ad esempio Quadrophenia, in cui si racconta del dualismo tra Mods e Rockers.

Gli appassionati delle due ruote, inoltre, hanno potuto ammirare una vasta area espositiva, nella quale facevano bella mostra alcuni marchi prestigiosi, tra cui Ducati, Aprilia, MV Agusta, Gilera, Moto Guzzi e Maico.

Automotoracing: quando la passione corre veloce

A fornire quel pizzico di pepe in più al week-end – e non poteva essere altrimenti – ci ha pensato Automotoracing. È qui che centinaia di tuner si sono dati appuntamento per mettere in mostra le proprie creazioni: da chi si accontenta di un semplice ribassamento dell’assetto della vettura, alla quale è stata data una colorazione differente, a chi invece ha reso la propria auto un esemplare unico al mondo. Piacevole notare come anche alcune icone mondiali come il Maggiolino trovino anche in questo contesto una collocazione di rilievo, ritrovando uno slancio dato dagli appassionati dell’elaborazione.

Nell’area esterna, infine, si è potuto assistere ad un vero spettacolo – nel quale anche noi siamo stati in grado di ritagliarci una piccola fetta nella giornata di sabato – dato dalle auto da drift, dalle Lancia Delta, dai quad, dagli enduristi e dagli stuntman che hanno riscaldato gli animi degli spettatori in una giornata uggiosa di inizio febbraio.

Perché mancare?

Automotoretrò si rivela un valido palcoscenico per auto e moto d’epoca, ma non solo. Qui si celebra l'epoca non tanto con occhio nostalgico, bensì invece come un trampolino di lancio verso il futuro, che possa ridefinire il concetto di design dell'auto, riportare in auge il piacere di viaggiare e - soprattutto - di farlo al volante di una compagna di vita, non di una succedanea dello smartphone.

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