Che c’entrano Toyota e Pirelli con ETNZ?

Che c’entrano Toyota e Pirelli con ETNZ?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Al catamarano Emirates Team New Zealand la Coppa America. Peter Burling umilia James Spithill, grazie anche agli errori degli americani, con il supporto di Toyota e Pirelli. L’energia limpida del vento e timoni come pneumatici
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
29 giugno 2017

Bermuda 26 Giugno. La coppa torna in Nuova Zelanda. Il Trofeo più antico del Mondo è per la terza volta nella Storia della Vela nelle mani di Emirates Team New Zealand. ETNZ l’aveva già vinto nel 1995 e difeso nella successiva edizione del 2000, prima che il “Traditore”, Sir Russel Coutts, la “trafugasse” in Svizzera sulle Barche di Bertarelli, le famose Alinghi. Sono gli anni della profonda trasformazione delle imbarcazioni impiegate per le regate che assegnano l’Auld Mug con il passaggio verso i multiscafi e una virata decisa in senso tecnologico, che ha subito una ulteriore, più forte accelerazione nelle ultime due edizioni, quella del 2013 vinta dall’americana BMW Oracle Team USA, timonata da James Spithill, e quella dell’altro giorno al termine della quale Peter Burling ha portato Emirates Team New Zealand alla schiacciante vittoria di 8 regate contro una degli americani. Il ventenne già olimpionico, asso di talento e di coraggioso, si è dimostrato infallibile nel far volare il catamarano neozelandese anche per il 100% del tempo della regata. A James Spithill non è rimasto niente, neanche la carta psicologica della sicurezza buona nel 2013, quando riuscì a recuperare proprio ai neozelandesi otto matchpoint e vincere la 34ma edizione con una rimonta passata alla storia come un record incredibile e clamoroso. Armi spuntate contro la corazza di fame e di freddezza di Burling e dei suoi “Cyclors”, Spithill e Larry Ellison avrebbero fatto meglio a mandare avanti Nathan Outteridge, giovane talentuoso e affamato come Burling, invece di relegarlo al ruolo di sparring partner sulla svedese Artemis Racing.

Gli stupendi velieri che hanno fatto la storia della Coppa America, indimenticabili giganti del mare, hanno lasciato il posto a espressioni dell’ingegneria navale quasi rivoluzionarie, e introdotto un modo di andare per il mare sconosciuto che fa rabbrividire i puristi. Insieme al parossismo della specializzazione, tuttavia, sono arrivate “armi” e “combattenti” atipici che hanno prodotto lo spettacolo della tecnologia e della velocità, rinnovato in un contesto agonistico difficile immaginare. Le Barche utilizzate in Coppa America oggi volano, letteralmente, le regate durano una frazione appena del tempo impiegato dalle vecchie Signore del Mare, e i timonieri sembrano Piloti e si allenano anche su simulatori e video games. Gli Equipaggi vengono in buona parte da altri mondi, non solo geografici ma sportivi, e gli uomini hanno un campo d’azione limitato e specializzatissimo.

Dopo il trimarano-monstre americano di 113 piedi del 2010 e i catamarani AC72 che nel 2013 viaggiavano a oltre 40 nodi, oggi è la volta degli AC50, ancora catamarani con un’ala alta 25 metri e appendici idrodinamiche, timoni e i famosi “foil”, che sollevano la barca e la fanno volare tre volte più veloce del vento al limite della barriera dei 50 nodi, oltre 90 km/ora.

Sulle fiancate di ETNZ, la scultura di carbonio con cui Peter Burling ha umiliato il collega americano, compaiono due nomi, Toyota e Pirelli, apparentemente slegati dal contesto. Ma se le Barche di oggi sono più avanti non di uno o due, ma di dieci anni, lo devono anche all’impegno di due marchi che hanno fatto della tecnologia il loro cavallo di battaglia e dell’impegno “diversificato” il simbolo di quel coinvolgimento.

Toyota è da un quarto di secolo nell’”Equipaggio” neozelandese di Coppa America. Una lunghissima, storica partnership che è anche uno dei pilastri del rilancio del Team, in aria di smantellamento dopo la traumatica sconfitta della formazione di Dean Barker del 2013. Energia pulita, limpida, che presuppone un impegno tecnologico che è per definizione costantemente proiettato nel futuro, in due declinazioni, il vento e l’elettrico. Se ETNZ è l’avanguardia dell’impiego delle tecnologie del futuro nella “cattura” e nella trasformazione in velocità di ogni più piccola brezza, Toyota è l’avanguardia dell’Elettrico in un futuro di risparmio e di rispetto dell’ambiente, energia pulita e rinnovabile per ridurre costi e impatto del trasporto. Toyota non porta un motore elettrico e nemmeno una power unit sul catamarano ETNZ, ma ne sposa il sogno di una mobilità a costo zero catturando il futuro e portandolo nel nostro quotidiano. Dopo venticinque anni è la testimonianza di un vincolo di passione proteso verso qualcosa di buono, di migliore.

Toyota è da un quarto di secolo nell’”Equipaggio” neozelandese di Coppa America. Una lunghissima, storica partnership che è anche uno dei pilastri del rilancio del Team

Pirelli è arrivata, invece, al fianco e… sulla fiancata di ETNZ alla vigilia della campagna vittoriosa. Come Toyota in uno slancio di sponsorizzazione che affonda le radici in un’oculata operazione di marketing, ma poiché a noi serviva una scusa per parlare di Coppa America ecco che l’accostamento tra la Casa di pneumatici e la Vela di Coppa ci pare quanto mai pertinente. In aiuto ci viene l’evocazione di una leggendaria” campagna pubblicitaria, “La potenza è nulla senza il controllo!”, e così il giallo-Pirelli porta sui timoni di ETNZ, due dei tre punti di contatto tra il mare e l’imbarcazione che vola sulle appendici, la metaforica interpretazione di quella capacità di controllo della potenza sulla… strada.

Adesso, ma non subito, la Coppa America sarà di nuovo messa in palio, questa volta su un campo di regata verosimilmente neozelandese. L’”inevitabile” prossimo duello è stato sancito dalla sfida già lanciata da Luna Rossa Challenge, non appena il Trofeo è stato consegnato nelle mani dei neozelandesi.

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