Chi usa UberPop va multato. Il Ministero chiarisce

Chi usa UberPop va multato. Il Ministero chiarisce
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Daniele Pizzo
Il Viminale interviene sullo sciopero dei tassisti di Milano contro Uber e assicura che non c'è alcuna sospensione delle multe
5 maggio 2016

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Chi usa la propria vettura per effettuare il trasporto di persone dietro pagamento attraverso la app UberPop viola la legge. Così ha chiarito il Ministero dell'Interno all'indomani dello stop alle corse, in corso in misura minore anche oggi, a cui spontaneamente hanno aderito parecchi taxi di Milano e che ha creato non pochi disagi.

I tassisti milanesi hanno scioperato contro una presunta circolare ministeriale che avrebbe impedito alle forze di polizia di multare gli autisti di Uber. Sul tema è intervenuto il Viminale con una nota ufficiale, nella quale si precisa «La linea già stabilita da diverse prefetture di contrastare in maniera chiara chi utilizza un mezzo privato per svolgere un servizio pubblico non autorizzato, resta pienamente confermata».

Per il ministero di Angelino Alfano «Non esiste, infatti, nessuna circolare ‘Alfano’ che consentirebbe di non sanzionare il servizio ‘Uber pop’, semmai esiste una circolare del dipartimento di Pubblica sicurezza, inviata, l’11 marzo del 2016, ai dirigenti dei compartimenti di Polizia stradale, con il chiaro intento di trasmettere il parere del Consiglio di Stato secondo il quale viene mantenuta l’applicabilità della sanzione prevista dall’art. 82 del Codice della strada - laddove venga accertato l’utilizzo del veicolo per una destinazione o uso diversi da quelli indicati sulla carta di circolazione - nei confronti del conducente del veicolo, utilizzato per trasporto di persone ed effettuato attraverso nuove forme di organizzazione e gestione telematica “Uber e Uber pop”».

In sostanza, chi offre servizi di trasporto attraverso UberPop, viola l'articolo 82 del Codice della Strada, che prevede una sanzione amministrativa da 84 a 335 euro a cui si aggiunge quella accessoria della sospensione della carta di circolazione da 1 a 6 mesi che, in caso di recidiva, va dai 6 ai 12 mesi.

La multa, fa sapere il Viminale, «non rappresenta una sanzione minima né l’attuazione di una linea morbida quanto l’individuazione di una fattispecie certa e tipica, a legislazione vigente, applicabile all’ipotesi di violazione».

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