Clio Cup: oltre il limite, il coraggio della paura

Clio Cup: oltre il limite, il coraggio della paura
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Paolo Ciccarone
Il nostro Paolo Ciccarone ha vissuto un weekend di gara diverso dal solito: anziché nel paddock, si è cimentato al volante in una gara della Clio Cup. Ecco il suo racconto
30 settembre 2016

A volte ci sono delle proposte alle quali non si può dire di no. Metti il caso che Renault Italia ti iscriva a una gara della Clio Cup e che invece di dedicarsi al giardinaggio, come sarebbe logico e normale vista l’età e le prestazioni in pista, si decida di accettare. Ebbene, si torna a scoprire un mondo dove il divertimento sta nel portare al limite la piccola e cattiva Clio Rs, ma soprattutto nello scoprire un week end di gara in cui le tensioni vanno a mille e ti mettono di fronte ai tuoi limiti, alle tue paure e alle tue (scarse) capacità.

L’appuntamento è all’autodromo di Vallelunga, il gruppo di Fastlane organizza tutto alla perfezione, dalla tuta personalizzata all’hotel, all’assistenza in pista a quella psicologica con Barbara che decide di adottare lo scrivente. Primo impatto, capire come si sta seduti nella Clio preparata dal team Oregon e scoprire che rispetto alla vettura di serie è cambiato tutto. Il volante sportivo con il cruscotto digitale, le palette per inserire le marce, estintore e cinture che stringono fino a togliere il fato e il collare Hans che impedisce di muovere la testa di lato, per cui gli specchietti sono un qualcosa disperso fra il roll bar e la carrozzeria, sperando di vedere la macchina scura o chiara che sopraggiunge veloce in curva.

Si mette in moto, si stacca la frizione e tutto balla che sembra una giostra. Si entra in pista, si cerca a tentoni la curva, si vede il cordolo ma quando senti la botta sotto le ruote, capisci che ci sei andato sopra e forse è meglio evitare. Passano i primi 20 minuti, sei giri, 24 km, per capire che sarà tutto in salita. Il cronometro? Meglio lasciar perdere. Se usavano una clessidra andava bene lo stesso. Anche se qualcuno ha proposto un calendario, magari di Playboy tanto per fare qualcosa ai box durante l’attesa del passaggio giro dopo giro. Su strada 24 km non bastano per capire come funziona una Panda, in pista devi trovare il limite.

Per ora l’unico limite è il proprio, cioè vedere gli altri che arrivano di traverso, mettono la macchina in traiettoria e schizzano via come missili mentre tu stai armeggiando col cambio, il freno, capire da che parte andare e sentire che scivola tutto perché le gomme sono fredde. Secondo turno, si entra rassegnati in pista ma le cose migliorano subito. Meno 20 secondi in un colpo solo, segno che il margine è ancora alto e prima si andava a spasso a fare la spesa. Si arriva alle qualifiche, il collega e piedone Lorenzo Baroni qualifica la macchina in 13.posizione, a circa 2 secondi dai primi. Visto l’assetto, il motore e il fatto che davanti ci corrono da una stagione e poi sono davvero molto bravi (veri fenomeni e piedoni quest’anno, garantito) il risultato è da applausi a scena aperta. Per essere uno che prende in mano la prima volta la Clio Cup un grandissimo risultato.

Poi tocca a noi entrare in pista, gomme nuove (come a quelli veri!) un giro per riscaldare, il secondo per tirare e il terzo per capire che non è cosa. Infatti, pur stando attenti a non dare fastidio agli altri, in qualifica li vedo arrivare in gruppo al curvone mentre si sportellino e tengono la scia, mi tengo da parte con prudenza evitando di trovarmi al posto sbagliato al momento sbagliato che a un certo punto vedo bandiere gialle e gialle e rosse, polverone, macchine in sabbia dove non avresti mai pensato, gente che se le suona e si manda per prati. Ecco, forse sarebbe meglio avvisare che bisogna tornare a casa di corsa perché il gatto ha la colica e ha bisogno di assistenza. Ma a casa non ci sono gatti che aspettano e quelli locali godono di ottima salute. Ergo, tocca restare fino alla gara.

E qui arriva la notte insonne. Ripercorri la pista, gli errori fatti, dove guadagnare tempo (migliorato ancora in un solo giro a disposizione, unica cosa positiva), metti in cantiere i punti dolenti, dove rischi di farti male e rompere la macchina, il cuore che va a mille. Una faticaccia, la tensione ti impedisce di dormire

E qui arriva la notte insonne. Ripercorri la pista, gli errori fatti, dove guadagnare tempo (migliorato ancora in un solo giro a disposizione, unica cosa positiva), metti in cantiere i punti dolenti, dove rischi di farti male e rompere la macchina, il cuore che va a mille. Una faticaccia, la tensione ti impedisce di dormire. Poi ci pensa il vicino di stanza che alle 2,39 di notte ha il telefono che squilla e la fidanzata che gli dice che lo pensa. “Mi ami?ma quanto mi ami? Pucci pucci…” pucci vostri! Qua uno deve dormire e invece sente le smielate di chi non ha niente di meglio da fare. Mattino, sveglia presto, prima del dovuto, doccia, colazione e cambio di abito.

Va in scena il pilota (in tuta faccio la mia bella figura e anche le foto sono stupende al pari dei video). Il giornalista pensa al lavoro e a quello che si dovrebbe fare, si entra in pista. Ci si schiera, si scherza coi meccanici raccontando barzellette anche se la vera barzelletta e vedermi al volante. Si parte dallo schieramento, si va a zig zag riscaldando le gomme. Vista da dentro sembra un camera car vero, di quelli da F.1. 

Qualcuno mi aveva consigliato di partire dai box per evitare casino alla prima curva. Non gli diamo retta, al semaforo si scatta bene anche se avevo preso accordi con chi stava dietro (embè, almeno uno c’era… anzi due!) di sfilare sulla sinistra. Si arriva al curvone, ci sto dentro tranquillo, Cimini, si stacca senza problemi, si esce sul cordolo, tengo il ritmo. Mi rincuora, sta a vedere che mi son fatto problemi per niente. Il giro scorre liscio, sta a vedere che me la gioco, anche se l’imperativo è guadagnare tempo e migliorare.

Poi il fattaccio: la nostra Clio parte di colpo senza preavviso, in qualche modo la controlliamo da un lato all’altro, ma perdiamo il contatto col gruppo. E qui scatta qualcosa nella mente. La paura di far danni, di non farsi doppiare, di stare attenti a tutto, il fiatone e il timore che riparta ancora in sbandata senza saperla controllare

Poi il fattaccio: la nostra Clio parte di colpo senza preavviso, in qualche modo la controlliamo da un lato all’altro, ma perdiamo il contatto col gruppo. E qui scatta qualcosa nella mente. La paura di far danni, di non farsi doppiare, di stare attenti a tutto, il fiatone e il timore che riparta ancora in sbandata senza saperla controllare. Immagini la figuraccia coi colleghi, la vergogna di restituire un rottame, ti vedi in ambulanza che ti portano via, vedi dove frenare e accelerare ma la mente dice una cosa, il corpo ne fa un’altra. Non capisci perché freni prima e arrivi lungo in curva quando prima era tutto così semplice (beh, quasi dai…). E poi vedi la sagoma del gruppo in lotta che si avvicina. E qui avviene il tracollo. Si torna ai box, meglio non farsi trovare al posto sbagliato nel momento sbagliato. I ragazzi del team sono fantastici, chiedono cosa non va.

Il piede e il cuore rispondono. Fregatene, mi dicono. E mi rimandano in pista per prendere la bandiera a scacchi e togliermi la soddisfazione di aver finito la corsa, di capire che averci provato è stato importante, di aver capito che andare forte è una questione di testa. Come dicono a Napoli parlando di sesso, l’amore non vuole pensieri. Anche andare forte in auto non vuole pensieri. Il tempo che ci pensi, sei in ritardo. Il tempo che rifletti dove frenare che sei in ritardo. Sempre dopo, sempre in ritardo. Poi vedi i tempi sul giro, disastro totale, vedi le velocità e scopri che mancano solo 6 km/h. Solo? Nelle corse è un abisso che va colmato con calma.

Ecco, grazie a Renault Italia e ai mitici di Fastlane Promotion si è scoperto qualcosa che dopo sei anni avevamo dimenticato. Il coraggio della paura. Me la sono fatta sotto, ma l’ho affrontata, mi sono rimesso in gioco e ci ho provato. Ho rivisto i miei limiti, so dove migliorare

Ecco, grazie a Renault Italia e ai mitici di Fastlane Promotion si è scoperto qualcosa che dopo sei anni avevamo dimenticato. Il coraggio della paura. Me la sono fatta sotto, ma l’ho affrontata, mi sono rimesso in gioco e ci ho provato. Ho rivisto i miei limiti, so dove migliorare. So che devo essere preparato per fare sì che la prossima volta, se ci sarà una prossima volta, si possa migliorare perché, in fondo, la vera sfida è migliorare se stessi, portandosi al limite. C’è chi il limite ce l’ha alto, vedi Hamilton, e chi ce l’ha molto basso, vedi chi scrive. Ma questo limite va affrontato e superato. Magari con una Clio Cup. Questa la morale seria, poi la chiosa finale, col meccanico che pulisce il paraurti posteriore e sentenzia: “mai visti tanti moscerini sul retro di una macchina, lo han tamponato pure loro!”.

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