Dakar 2014, tappa 5. Tutto in ordine. I primati a Marc Coma (KTM) e Joan Roma (Mini)

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Ridurre di oltre metà la Speciale delle Moto, e di un quinto quella delle Auto, ha limitato i danni, ma non risolto il problema di una Dakar veramente difficile, forse troppo. Una tappa alla giornata di riposo di Salta
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 gennaio 2014

San Miguel de Tucuman, 9 Gennaio - «Allora, se volevo fare due settimane di Trial, me ne stavo sulle montagne di casa mia, almeno trovavo più fresco!» In sintesi, l’affermazione dell’anonimo Pilota rende l’idea di quella che è stata la Dakar fino a questo momento. Fino all’edizione scorsa c’era, al contrario, chi sosteneva che le Speciali erano corte, e che si stava tutto il giorno in trasferimento. Tutti d’accordo, invece, sul fatto che, maledizione, alla Dakar non puoi mai sapere quello che ti aspetta, che questa Dakar è la più dura degli ultimi dieci anni, e qualcuno dice venti, e che regolarti sulle teorie, per quanto attendibili, è sempre un grave errore.

Una tappa difficilissima decima la carovana

La quinta tappa l’ha dimostrato, da qualsiasi parte si guardi. Era stata annunciata difficile, ma pochi credevano fino a tal punto, e se è per questo non ci hanno indovinato neanche gli organizzatori, che si sono trovati con troppi ingredienti, non più in grado di equilibrarli in un cocktail vincente. Ci si è messa di mezzo anche una bella dose di “negatività”, naturalmente, ma quando te la vai a cercare… Morale, tutto da rifare per metà delle categorie, con la tappa delle auto che rende giustizia a Joan Roma e quella delle Moto che fa gridare allo scandalo quasi tutti, ad eccezione di Marc Coma. E intanto la selezione disumana continua a decimare la carovana.

 

Ricapitoliamo, partendo dalle auto. Joan Roma ha vinto la tappa, ridotta di un centinaio di chilometri in corso d’opera, e riconquistato il comando della generale dopo averlo lasciato per un giorno soltanto nelle mani di Carlos Sainz. Una gara semplicemente perfetta, senza errori e senza il minimo cedimento, a parte un breve insabbiamento. Botta e risposta ai “critici” che avevano liquidato con sufficienza la gara dello spagnolito. Il “Matador”, invece, ha patito qualche piccolo guaio del suo Buggy SMG Original, ma sostanzialmente ha sbagliato, come Al-Attiyah, come Alvarez, come lo stesso Gordon e tutti gli altri che non sono riusciti a trovare il famoso waypoint 17 e hanno aggiunto un’ora di penalità al loro purgatorio, ma forse più degli altri, e senz’altro più di quanto sia lecito aspettarsi da un Campione del suo calibro.

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Il Buggy di Sainz si è perso durante la quinta tappa

Al comando Nani Roma. Sainz e Peterhansel si perdono

Sainz si è ritrovato fuori pista e quando ha ripreso il controllo della sua corsa se n’era andata un’ora, durante la quale ha risolto il problema elettrico e… saltato il waypoint. Al contrario, l’argentino Orlando “Orly” Terranova, pure in tondo per qualche tempo, si è ripreso rapidamente ed è riuscito a limitare i danni a un quarto d’ora concludendo al quarto posto. Dopo quella di Roma, la migliore quinta tappa delle auto è quella di De Villiers e Zitzewitz, secondi con una Toyota a quattro minuti dal vincitore, che del resto non sono nuovi ad imprese di un certo tenore proprio in situazioni particolarmente difficili. Nella generale, Roma e Périn hanno ora mezz’ora di vantaggio su Terranova e Fiuza, e quasi quaranta su Peterhansel e Cottret, che oggi hanno sbagliato troppo e si sono innervositi peggiorando la situazione. Tre Mini All4 Racing al comando.

 

Il video racconto della quinta tappa della Dakar 2014

Vince Coma. Despres sprofonda in classifica

Moto. Nulla di fatto, o quasi. Il mezzo disastro della quinta tappa non viene ulteriormente o particolarmente sconvolto a tavolino, e congela la micidiale quinta tappa nel monumento alla cinica imprevedibilità della Dakar. Ci si aspettava che, dalla tormenta del 162° chilometro, piovessero torrenti di penalità per salto di waypoint. Coma era tra i “sospettati”, avendo comunque divagato per una diecina di chilometri, e Barreda era arrivato quasi ad auto accusarsi. Entrambi sono stato “assolti” al giudizio del controllo elettronico, e la situazione maturata al termine della prima parte della PS, al KM 211, prima dell’interruzione, resta sostanzialmente invariata. Vince Marc Coma, che trascina al secondo posto lo “scudiero” Jordi Viladoms. Coma conquista così, con la prima vittoria di KTM, il comando del Rally e Barreda, che glielo ha ceduto e che fa fatica a far buon viso a cattivo gioco, resta secondo ma con una montagna di 41 minuti di ritardo da scalare.

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Marc Coma vince la tappa e vola in testa alla classifica

 

Lopez è terzo a 51 minuti, Viladoms sale al quarto posto, Duclos iene botta e salta su il cileno Israel Isquerre, ora sesto. È stato corretto il tempo di Przygonski, inizialmente terzo e invece diciannovesimo, e questo consente a Helder Rodrigues di portare sul podio la meno sfortunata delle Honda. Le penalità per il salto di waypoint arrivano, una ventina, ma non influenzano la testa della corsa. Fanno solo piovere sul bagnato, colpendo fuori dal bersaglio grosso della top ten Piloti che hanno già i loro guai. Irridendo Cyril Despres, sceso mestamente al 13° posto con ormai quasi due ore e mezzo di ritardo dall’avversario storico, o frustrando la bellissima corsa dell’ancor più bella Laia Sanz, che era a un passo da quel bersaglio grosso e che si vede respinta oltre il ventesimo posto, dopo aver spento un principio d’incendio della sua Honda. Paolo Ceci è in 28ma posizione, Luca Viglio in 80ma.

Per il caldo, per le trappole di sabbia inconsistente, per la navigazione per molti e a tratti impossibile, e di conseguenza per i ritiri, la quinta tappa è stata una giornata record, e metà ormai dei concorrenti partiti da Rosario è già fuori gara

Quad e Camion

Quad. Come per magia la quinta tappa ha lusingato Sergio Lafuente, che solo il giorno prima aveva accusato l’organizzazione di averlo spedito, con un bengala lanciato da un elicottero, sulla pista sbagliata insieme a Rafal Sonik e Sebastian Husseini, favorendo in questo modo la corsa del cileno Ignacio Casale. La vittoria di tappa e il primato nella generale hanno restituito il sorriso all’uruguaiano, che probabilmente avrà dimenticato l’offesa e si concentrerà sulla difesa dagli attacchi di Casale, distanziato di sedici minuti, e del polacco Rafal Sonik, in testa due giorni fa e ora terzo a 23 minuti da Lafuente. Mal comune, mezzo gaudio, Lafuente, Casale e Sonik, che pilotano uno stesso quad Yamaha, hanno condiviso anche la stessa penalità di un’ora per lo stesso salto di waypoint. Giornata particolarmente difficile, ma poi come al solito risolta, per Camelia Liparoti, la irriducibile Campionessa del Mondo al traguardo con oltre quattro ore dal vincitore.

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L'Iveco di Gerard De Rooy arriva terzo dopo una tappa infernale

 

Camiom. Hanno vinto i Kamaz, primi con la sorpresa Sotnikov e secondi con Karginov, ma l’IVECO di Gerard De Rooy, terzo pur con qualche problema, conserva una buona mezz’ora di vantaggio sull’inseguitore Karginov. Non è abbastanza per ritenersi al sicuro, ma il figlio d’arte si ritiene tranquillo. Anche la manifestazione dei lavoratori di Juan Alberdi, che avevano usato la Dakar come cassa di risonanza per una rivendicazione e bloccato cento chilometri lontano dal bivacco camion dell’organizzazione e assistenze, è rientrata, e l’atmosfera di tensione al bivacco è andata progressivamente attenuandosi.

 

La Dakar riparte verso Salta, questa volta con la tappa più corta del Rally. Il caos della lunga e tormentata quinta tappa è archiviato, le moto bruciate o che hanno rischiato di bruciare, in una dinamica che KTM aveva già dovuto affrontare e risolvere qualche anno fa, sono ormai andate in fumo, insieme ai sogni dei rispettivi Piloti. Per il caldo, per le trappole di sabbia inconsistente, per la navigazione per molti e a tratti impossibile, e di conseguenza per i ritiri, la quinta tappa è stata una giornata record, e metà ormai dei concorrenti partiti da Rosario è già fuori gara. Adesso si scende verso Salta, con una escursione più breve. Il peggio dell’inferno, almeno per questa settimana, dovrebbe essere passato.

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