Dakar 2015. Il sapore unico del Capodanno a Buenos Aires, a poche ore dal via

Dakar 2015. Il sapore unico del Capodanno a Buenos Aires, a poche ore dal via
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Per i “Dakariani” il capodanno è l’ultima tappa di una marcia di avvicinamento verso il “veglione” che più conta, quello del 3 gennaio quando il Rally prenderà il via, “davvero” | <i>P. Batini, Buenos Aires</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
1 gennaio 2015

Buenos Aires - Anche il fuso orario non aiuta. Il Capodanno europeo è più “veloce” di quello sudamericano, arriva prima. Tra l’Europa e l’Argentina “ballano” tre-quattro ore, e chi ha lasciato il Vecchio Continente per partecipare alla Dakar viene a trovarsi in una condizione di equilibrio psicologico particolarmente precaria. Alcuni hanno la famiglia al seguito e non fanno fatica ad uniformarsi al cambio di orario.

Il capodanno dei Dakariani

I più, tuttavia, hanno i loro cari a casa, e bilanciano le emozioni del passaggio dal vecchio al nuovo anno saltando dall’ora europea a quella sudamericana. C’è un altro fattore, più marcato. Se per il mondo l’attesa del nuovo anno è un punto fermo, per i “Dakariani” l’attesa ben più importante è quella dell’inizio della gara, e il momento “zero” del 2015, che finisce per coincidere con la prima indicazione ufficiale della tabella di marcia del Rally, è particolarmente sentito, perché è lo spartiacque tra la lunghissima fase di preparazione e, finalmente, il via.


I giorni a cavallo del 1 gennaio, dunque, sono vissuti a Buenos Aires in un clima di perenne sovraeccitazione,  a stento contenuta, con il pensiero che solo a tratti vola in Europa per consegnare un saluto ideale ai propri cari. Il resto è caos. Caos “lento”. Buenos Aires è estate, ma in questi giorni strana. Atterri all’aeroporto e boccheggi con la gola in fiamme, ma prima della fine dell’anno una tempesta di pioggia e vento ribalta le sensazioni sulla pelle. Esci in pantaloncini e maglietta e, al volo, rientri in albergo per recuperare almeno la felpa. Poco male, una divagazione senza peso.

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I team sono pronti al via della Dakar 2015

Altro che estate!

C’è chi, tuttavia, aveva inserito nell’ultimo giorno dell’anno il programma di provare la moto o l’auto, per vedere come la meccanica reagisce al cambio di… stagione e quanto ci mette ad assuefarsi al secco e alla polvere. I motori hanno girato, un po’ di rodaggio è stato fatto, ma in condizioni del tutto differenti. Pioggia, freddo, fango! Tutto rimandato, restano ancora un paio di giorni “buoni”. Per ora girano a pieno regime soprattutto le lance dei “karcher”.


Il tempo passa, inesorabilmente… calmo. Impossibile mettere fretta a quella che, in buona parte del Sud America, è una vera e propria cultura della pazienza. Dici “subito”, traducono “inmediatamente”, ma se ne può riparlare anche con una giornata di “fuso”. Se alleni la tua pazienza all’unità di misura di quella reattività ottieni comunque il risultato che ti aspettavi. In un certo senso la flemma sudamericana è un pregio, solo che è difficile apprezzarlo a tre giorni dalla partenza della Dakar quando ti pare, e magari è vero, di avere l’acqua alla gola.


La Dakar permea la Capitale argentina, vi si insinua e dilaga pian piano, manifestandosi in un crescendo poderoso. È ancora poco riconoscibile, per lo più nei preparativi più disparati. Cumuli di transenne e di cartelli di divieto ancora da sistemare al loro posto, striscioni arrotolati, postazioni delle forze dell’ordine “provvisorie”. La macchina dell’allestimento di quello che verosimilmente sarà uno show da milioni di persone va in pressione, lentamente.

Non è un Coma o un Roma, non un Peterhansel. È ancora e solo ciao Marc, ola Nani, bonjour Stephane

Dakar: un clima unico 

Anche i “protagonisti” si muovono ancora quasi in cognito. La t-shirt della Squadra o della Marca, ma non il resto della “divisa”, auto, fuoristrada, pullmini e furgoni con i loghi del “casato”, ma non ancora le insegne ufficiali del Rally. I protagonisti li incontri nei caffè o nei ristoranti, a gruppi, o isolati ai supermercati, ai centri commerciali, persino nelle botteghe alla ricerca dell’ultimo pezzo che ultimo non sarà ancora. Li incontri e li saluti, Piloti, Meccanici, Manager, con calore, nell’atmosfera di una casualità che tutto è fuorché… un caso.


Anche il Capodanno è stato così, un po’ dimesso, equilibrato, “saggio”. Molti hanno preferito uniformarsi all’orario europeo, pochi hanno scelto la baldoria della Città. Per la grande maggioranza una serata tranquilla, magari in hotel, in una mano il flute dello champagne, nell’altra ancora il cavo del tripmaster o il camelback. Gli auguri individuali a casa con l’immancabile, snervante ricerca di un varco nel segnale telefonico super affollato dell’ora di punta europea, gli scambi di auguri collettivi tutti in piedi attorno al tavolo della cena poco dopo, raramente alla mezzanotte locale. A quell’ora già a letto.

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Ormai mancano poche ore alla partenza, gli equipaggi sono in fibrillazione

Si mette in moto la macchina della Dakar

Il 1° gennaio è il primo giorno dell’anno, ma è anche il primo giorno delle verifiche tecniche ed ammnistrative per quasi mille partecipanti. Il “bivacco” dei preparativi è stato allestito a Tecnopolis, un’area a Nord del centro di Buenos Aires, immensa. Gli agi dell’estate messi un attimo da parte a causa della pioggia, interpretata tuttavia anch’essa come messaggio beneaugurale, si inizia a fare le code alle “stazioni”. Documenti, personali e del mezzo da gara, assicurazioni, trasmissioni, controllo dati medici, braccialetti e pass, pagamenti. Anche quelli, per chi è arrivato all’ultimo momento con la definizione del budget.


Il bello è nella tranquillità e nel fatto che i nomi che sottintendono un mito ancora non esistono. Non è un Coma o un Roma, non un Peterhansel. È ancora e solo ciao Marc, ola Nani, bonjour Stephane. E non esistono neanche i numeri che stabiliscono la gerarchia nella storia della Dakar. Quelli, insieme alla reverenza, arriveranno tra poco, al termine della lunga fase delle verifiche. Per ora è ancora una grande, fantastica nebulosa che attende di prendere forma. Una nebulosa che si concretizza nell’unico obiettivo che viene centrato… ed è già archiviato: Buon Anno, Buon 2015!

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