Famin, Peugeot: «Dakar? Puntiamo a fare bene anche senza il Perù...»

Famin, Peugeot: «Dakar? Puntiamo a fare bene anche senza il Perù...»
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Emiliano Perucca Orfei
Al Salone di Francoforte abbiamo incontrato il grande Bruno Famin, Direttore di Peugeot  Sport. Con lui abbiamo parlato della Dakar 2016, della recente vittoria in Cina della 2008 DKR ma anche di un eventuale ritorno della Peugeot a Le Mans e del Campionato TCR. Ecco cosa ci ha detto
21 settembre 2015

Francoforte - Non solo auto di serie ma anche sport di altissimo livello al Salone di Francoforte. Dopo aver stupito lo scorso anno con il lancio della 2008 DKR quest'anno Peugeot torna a farsi notare rinnovando la sfida del rally-raid più importante al mondo ma anche introducendo una nuova variante della 308, la Racing Cup, che di fatto prende il posto della RCZ Racing Cup nei trofei monomarca del brand del Leone. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con Bruno Famin, Direttore delle attività sportive Peugeot.

 

Complimenti vivissimi. Avete stra vinto in Cina con la 2008 DKR. La vettura sembra decisamente più a punto rispetto a quella a sprazzi competitiva della Dakar 2015. E' segno che potrete fare bene alla maratona sudamericana?
«Abbiamo vinto in Cina e siamo molto soddisfatti perché oltre alla vittoria, che fa sempre piacere ed è molto importante in termini di ritorno commerciale, non abbiamo avuto alcun problema sulla vettura. Ora dobbiamo capire quale sarà il livello dei competitor alla Dakar 2016 ma quest'anno direi che arriviamo certamente più preparati. Motore, cambio, gomme, telaio, abbiamo lavorato su tutto. E' un'auto decisamente evoluta rispetto a quella vista lo scorso anno.»

peugeot 2008 dkr 9
Dopo aver dominato il Radi in Cina, Peugeot punta dritta alla Dakar 2016

 

Come giudica la Dakar 2015?
«E' chiaro che, visto l'heritage e l'investimento, per Peugeot non è possibile arrivare solo undicesimi in una corsa come questa. Ma il nostro ritorno alla Dakar nel suo primo anno è stato di reale apprendistato. Non avevamo mai preso parte alla corsa nella sua nuova configurazione sudamericana e questo non ci ha aiutato. Di positivo c'è che due auto su tre sono arrivate alla fine e la terza non l'ha fatto solo per via di un incidente terrificante che l'ha coinvolta.»

 

Ci può dare un'idea di target relativamente alla Dakar 2016?
«Il target è migliorare rispetto allo scorso anno in modo significativo. Abbiamo imparato a nostre spese che la corsa è molto difficile ed in più quest'anno abbiamo anche un nuovo percorso che non favorisce la nostra 2008 DKR. La perdita del Perù, dove si percorrevano parecchie aree desertiche, è un grosso danno per la nostra vettura visto che è stata progettata per dare il meglio di sé nelle aree desertiche.»

bbiamo corso 32 volte contro Audi e li abbiamo battuti 24. Ma abbiamo vinto una volta sola nella storia recente nonostante la nostra 908 fosse nettamente superiore

 

Quello di Sainz è stato un incidente pazzesco. Eppure i piloti ne sono usciti illesi. Per voi la sicurezza è un parametro fondamentale. Ce ne vuole parlare?
«Quello di Carlos è stato un incidente incredibile, a velocità folle. La vettura si è letteralmente distrutta ma nessuno si è fatto nulla. Questo dimostra come in Peugeot Sport non si lasci davvero nulla al caso.»

 

Le difficoltà della Dakar sono in qualche modo confrontabili con quelle della Le Mans?
«Per certi versi le due corse sono simili, in particolar modo nella tensione e nella quantità di lavoro che precede l'evento. Poi le corse sono completamente differenti ed anche le variabili in gioco sono differenti. Alla Dakar è abbastanza normale avere un inconveniente, comunque recuperabile nel corso dei vari giorni di gara. A Le Mans perdere 10 minuti per riparare un danno significa perdere la corsa. Sono poi differenti le variabili in gioco. A Le Mans sai perfettamente dov'è la vettura, a che velocità sta andando, conosci ogni cm del tracciato. Può cambiare la strategia se piove o se la vettura ha dei problemi o è vittima di un incidente. Ma le variabili sono poche. Alla Dakar può succedere di tutto in ogni istante e questo rende la corsa molto avvincente per chi la fa e per chi la guarda.»

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La Peugeot si è aggiudicata l'ultima vittoria alla 24 Ore di Le Mans nel 2009

 

Rimanendo tra i cordoli, Porsche dice sempre che Le Mans è la sua casa ed anche Audi rivendica la "proprietà" di quella corsa. In realtà Peugeot non ha nulla da invidiare alle tedesche sul circuito della Sarthe...
«Complessivamente abbiamo corso 32 volte contro Audi e li abbiamo battuti 24. Ma abbiamo vinto una volta sola nella storia recente nonostante la nostra 908 fosse nettamente superiore come performance alle biposto di Ingolstadt. Eravamo talmente veloci che il nostro record della pista è stato battuto solo quest'anno. Ma non è bastato per ottenere di più.»

 

Le piacerebbe tornare a Le Mans con una biposto ibrida?
«E' ovvio che Le Mans è interessante, soprattutto per noi che l'abbiamo vinta anche recentemente. Ma il livello della sfida è diventato veramente molto elevato ed è difficile valutare se il gioco vale ancora la candela in termini di budget.»

Bisogna cercare sempre compromessi tra sport ed approccio progettuale e la cosa, purtroppo, non è così facile ne per chi decide né per chi poi deve lavorare per costruire oggetti vincenti attorno a parametri così ristretti

 

Cosa ne pensa del attuale trend del Motorsport in termini di regolamenti? Fa veramente strano vedere colossi come la Honda avere problemi nel mettere assieme un motore di F1 degno del proprio nome. Dove sta il problema?
«L'approccio alle corse da parte dell'Europa è molto diverso, ad esempio, da quello americano dove si corre sostanzialmente in configurazione monomarca. In Europa, da sempre, si cerca di lavorare sulle tecnologie per dimostrare il livello tecnico e tecnologico delle aziende impegnate. È vero che per regolamento è stabilito tutto un po' tutto, e quindi paradossalmente si rientra in logiche simili a quelle dei monomarca pur senza esserlo, ma è anche vero che senza paletti si va a finire nel circolo vizioso delle spese impossibili e senza senso. Bisogna cercare sempre compromessi tra sport ed approccio progettuale e la cosa, purtroppo, non è così facile ne per chi decide né per chi poi deve lavorare per costruire oggetti vincenti attorno a parametri così ristretti.»

 

Le piace il neonato campionato TCR? La 308 Racing Cup potrebbe anche rientrarci seguendo le logiche di BOP già utilizzate anche in GT3.
«Il TCR è una bella opportunità per costruttori e piloti. Lo stiamo seguendo con attenzione, naturalmente, ed appare chiaro e lampante come ci sia davvero un posto per questo genere di auto nel contesto del motosport mondiale e nazionale. I vertici del TCR stanno facendo un ottimo lavoro. La 308 Racing Cup è una vettura clienti pensata per un monomarca, ha un motore millesei contro il duemila delle rivali e non può per forza di cose essere competitiva nel TCR a meno che non si introducano variabili come quelle del BOP. Per il momento con questa vettura ci concentriamo sui nostri monomarca che ci regalano sempre grandi soddisfazioni.»
 

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