Filosofia della tecnica. Nudi alla meta

Filosofia della tecnica. Nudi alla meta
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  • di Carlo Sidoli
Ovvero dai nudi coperti di Roma, ai nomi sbagliati delle automobili, alle gaffe dei politici quando guidano (o non guidano), oppure parcheggiano l'auto
  • di Carlo Sidoli
12 febbraio 2016

L’umorismo, che è un esercizio raccomandabile per il suo benefico effetto sulla salute, ha spesso trovato lo spunto da situazioni inverosimili. Ad esempio quelle che possono essere classificate sotto la voce “Più Realisti del Re”. Qui troviamo dei tipi che si ergono a tutela di interessi di altri con molta maggiore intransigenza di quanto non farebbero gli interessati stessi. Tipi che interpretano a loro modo i gusti altrui e si comportano di conseguenza in maniera decisamente esagerata. Oggi tutto il mondo ride sul recente caso avvenuto in occasione della visita del premier iraniano Rouhani a Roma quando dei “nudi marmorei” furono coperti ritenendo che la loro esposizione avrebbe, se non inorridito, perlomeno turbato l’insigne ospite.

Poi, come spesso si usa, se ne è fatto un caso su cui tutti i “media” si sono gettati con riflessioni e dibattiti a sollevare un polverone da far invidia allo smog urbano che ci affligge di questi tempi. Ma va bene così perché, come detto all’inizio, tutto verrà seppellito da una sana risata. Sarebbe più preoccupante se qualche fanatico della sacralità degli ospiti costringesse i romani a circolare tenendosi sul lato sinistro della strada, in occasione di una visita della regina Elisabetta, abituata a viaggiare “all’inglese”.

Sarebbe più preoccupante se qualche fanatico della sacralità degli ospiti costringesse i romani a circolare tenendosi sul lato sinistro della strada, in occasione di una visita della regina Elisabetta

Però, a rifletterci bene, quando in occasione del passaggio del tal politico tutti si devono fermare o vengono deviati su “percorsi alternativi” non siamo poi tanto lontani dalla situazione paradossale ipotizzata poc’anzi. La differenza sostanziale sta che mentre alla regina Elisabetta non interessa nulla che noi ci adattiamo alle sue abitudini (e poi sconta il fatto che nel 1959 a Wembley gli inglesi ci suonarono la “marcia reale” invece dell’“inno di Mameli”), ai nostri politici sembra giusto, anzi lo esigono, che il popolo si adegui ai loro costumi. Sembra di essere rimasti al “fate luogo” manzoniano con cui i nobili spazzavano i plebei dal loro tragitto.

Viene alla mente lo scambio di accuse tra i due candidati sindaci di Bergamo nel 2014, che hanno avuto le regole stradali e la loro interpretazione “ad personam” come base del contendere. Il sindaco uscente Franco Tentorio viene “beccato” per via di un suo veicolo pubblicitario parcheggiato in divieto di sosta e più precisamente nello spazio di una fermata d’autobus.
Il concorrente, che peraltro vincerà le elezioni, Giorgio Gori, parcheggia il suo SUV nello stallo per disabili; poi dirà che lo ha spostato subito dopo, accortosi dell’errore (o della presenza del fotografo?). Una distrazione fatale (ma non troppo, visto l’esito elettorale) perché la foto che lo riprende era già scattata e sarebbe stata presto pubblicata. Credo comunque che a pochissimi di noi, automobilisti comuni, capiti di parcheggiare per caso in un posto riservato ai disabili, come al solito ben segnalato da strisce gialle e cartelli.
 


L’auto è comunque una protagonista abituale delle situazioni imbarazzanti (non solo made in Italy) alcune delle quali sono in bilico tra la “gaffe” e la provocazione. Il noto conduttore televisivo inglese Jeremy Clarkson, ha circolato in Argentina durante un “reportage”, guidando una vettura targata H982FKL che è un chiaro riferimento alla guerra delle Falkland del 1982.

Tutto da ridere se non ci fossero state alcune centinaia di morti. C’è poi la dichiarazione, perlomeno azzardata, del ministro dei trasporti del governo USA (Amministrazione Obama) che si è lasciato andare a raccomandare agli americani di “non guidare auto della marca giapponese Toyota”. Aveva enfatizzato un semplice richiamo, di quelli prudenziali che fanno tutte le Case, ma le ripercussioni in borsa (per un giorno, il tempo che il politico si scusasse) sono state eccezionali.

Qui c’è il dubbio: “gaffe” o interesse privato? I tedeschi, come spesso capita loro, anche se fanno una scelta inopportuna vanno fino in fondo: vediamo il caso della “VW Jetta”. Un’ottima vettura, parente dell’intramontabile “Golf”, rimasta poco venduta in Italia per aver vissuto in bilico tra la pronuncia “getta” (da buttare) e “ietta” (porta sfortuna). Andò molto meglio alla “Nova” della Chevrolet che, nonostante l’accostamento con l’espressione spagnola “no va” (“non funziona”), ebbe un successo commerciale notevole nel Centro America e fu prodotta dal 1962 al 1988. Può essere che nonostante la “gaffe” di Roma concluderemo ottimi affari con l’Iran, oltre ad aver divertito tutto il mondo.

 

 

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