Giorgetto Giugiaro: «Noi andiamo avanti e anche Volkswagen non si fermerà» [Video]

Giorgetto Giugiaro: «Noi andiamo avanti e anche Volkswagen non si fermerà» [Video]
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Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il grande designer ci parla dei rapporti con Piech e Winterkorn, del diesel, della fiducia nel futuro e dei nuovi progetti con il figlio Fabrizio, dopo l’uscita da VW. Prima parte di una lunga conversazione su auto, moto, design e passione | N.Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
15 ottobre 2015

Nello scorso luglio, ben prima che emergesse lo scandalo Volkswagen, Giorgetto Giugiaro aveva ceduto la sua ultima quota – circa il dieci per cento - al gruppo tedesco, che in Italdesign era entrato cinque anni fa. Ma tutto ciò che cosa significa esattamente? Davvero si chiude un’epoca? È possibile insomma che si interrompa qui la serie delle grandi auto progettate da Giugiaro?

 

Per rispondere a queste domande abbiamo incontrato al Museo dell’Automobile di Torino i due Giugiaro (Giorgio e il figlio Fabrizio) per una lunga e amichevole chiacchierata. Questa è la prima parte dell’intervista, in cui si parla dell’attualità.

 

Cosa pensa Giorgetto Giugiaro della vicenda che ha travolto la VW negli USA, quali sono le responsabilità, come si uscirà dall’empasse. E soprattutto quali sono i progetti dei due Giugiaro a breve termine. Perché i progetti ci sono e non potrebbe essere diversamente: padre e figlio hanno talento e una grande passione per l’auto e per la moto, in particolare per quelle da trial. Amano e praticano assiduamente il motoalpinismo, hanno viaggiato nel deserto. A questo primo video ne seguiranno, a distanza di una settimana, altri due.

 

Il primo concentrato sulla moto: come è nata la passione, dove vanno a divertirsi con le moto, e poi le poche moto firmate Giugiaro, il diverso approccio che impone il progetto di una moto rispetto all’auto. Il secondo infine sulle automobili: dalla preferita di Giorgetto a quella che avrebbe voluto disegnare, dal recupero delle icone come il Maggiolone, la Mini o la Cinquecento fino all’evoluzione del gusto, i centri stile e la paura delle novità. Da non perdere.

 

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