Gli italiani premiano le aziende virtuose

Gli italiani premiano le aziende virtuose
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Produrre e consumare in maniera sostenibile: i consumi degli italiani si orientano in tale direzione
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
6 dicembre 2016

Ci voleva la certificazione dell’Osservatorio Findomestic per ufficializzare un’evidente mutazione dello stile degli acquisti e dei consumi degli italiani: la 23° edizione dell’autorevole indagine sulle dinamiche economiche del nostro Paese, infatti, certifica come sempre più a guidare le scelte siano fattori legati alla sostenibilità dei prodotti, alla certificazione della loro equità, al riconoscimento del valore etico.

I dati dell’Osservatorio sono eloquenti: ben 7 italiani su 10 sono disposti a pagare di più i prodotti delle aziende sostenibili ed il 64% è pronto, invece, a boicottare le aziende non sostenibili; per l’87% degli intervistati, poi, la sostenibilità non è più una dichiarazione, ma uno stile di vita sempre più diffuso, che in molti casi coincide anche con la scelta più economica.

Il valore della qualità è preteso dal 61% degli intervistati, che gli riconoscono più importanza del prezzo d’acquisto (58%) e delle promozioni commerciali (40%); l’87% sceglie marchi di fiducia, meglio se nazionali.

Appare quindi capovolto il classico paradigma che vedeva il fattore economico come elemento discriminante negli acquisti ed i consumatori presentano oggi un atteggiamento molto selettivo ed esigente. Per il 53% degli intervistati, il concetto di sostenibilità è strettamente connesso alla variabile ambientale: l’attenzione alle risorse naturali è davvero notevole.

I fattori che possono orientare il comportamento dei cittadini in senso sostenibile riguardano la necessità di tutelare le generazioni future (33%), la consapevolezza di proteggere l’ambiente (28%) e il risparmio economico (25%). Da notare come l’indagine dell’Osservatorio identifichi all’interno del campione un 31% di “opportunisti”, ossia di coloro che si comportano in maniera sostenibile in primis per risparmiare.

Per le aziende, 8 su 10 si dichiarano convinte che l’impegno nella sostenibilità migliori la performance economica nel medio/lungo periodo; il 76% ha incrementato il proprio impegno nella sostenibilità e il 24% lo ha mantenuto costante.

Uno sforzo che non raggiunge ancora i suoi obiettivi: in materia di sostenibilità, l’opinione del campione resta critica verso le aziende, ritenendo che queste dichiarino di essere sostenibili principalmente su spinta dei clienti, ma non per scelta profonda di governance. Il 48% degli italiani pensa che si tratti di un impegno di facciata per adattarsi a un mondo di consumatori oggi sempre più attenti a certi temi e il 46% pensa che le aziende investano in sostenibilità solo per migliorare la propria reputazione.

Una convinzione che li spinge ad assumere atteggiamenti non fideistici relativamente alle fonti di informazione su questi temi, ma ad andarne a verificare la veridicità su diversi canali, anche alternativi a quelli aziendali: il 45% del campione si informa per verificare l’autenticità delle affermazioni aziendali e il 36% ci crede solo se conosce l’azienda e sa come opera.

I processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale, la promozione di stili di vita consapevoli, i diritti dei lavoratori e il loro benessere, la produzione in Italia senza delocalizzazione, una comunicazione chiara e trasparente sui prodotti, uniti ad una buona relazione post vendita, sono i criteri adottati dai consumatori per valutare se una azienda sia sostenibile.

I settori considerati più virtuosi sono quelli alimentari, energetico e automobilistico, anche grazie alla ingente comunicazione di prodotto che è stata effettuata, facendo cardine sui temi della sostenibilità.

Un 2016 di rilancio

I consumi totali sono previsti in crescita per il 2016 dell’1,5% in valore, quelli di beni durevoli continuano a contribuire in misura rilevante alla crescita (+5%); nel 2015 l’aumento era stato del 7%.

In tale contesto, la crescita della spesa complessiva delle famiglie per veicoli nel 2016 si conferma buona, con incremento di oltre il 9,3% in valore, mentre nel 2015 era stata del +13%. Il comparto più dinamico è ancora quello dell’auto nuova: nel 2016 si registra un incremento delle immatricolazioni a doppia cifra, sostenuto oltre che dalla ripresa dei redditi, da politiche promozionali incisive messe in campo dalle case auto nella prima parte dell’anno.

A differenza del 2015 sono state le imprese a spuntare l’aumento superiore (+23%), grazie all’ottima dinamicità degli acquisti diretti e di quelli a noleggio, entrambi sostenuti dalla presenza del super-ammortamento. Anche le vendite ai privati appaiono dinamiche (+12%).

Grazie al buon recupero dell’ultimo biennio il mercato dell'auto si è riportato sopra il 1.800.000 pezzi nuovi, pur restando ancora largamente inferiore al livello record del 2007.

Il mercato delle vetture usate, pur restando in terreno positivo positivamente, rallenta rispetto al 2015, avendo la migliorata congiuntura economica e la maggiore disponibilità di spesa avvantaggiato il comparto del nuovo. I dati indicano un +2.8% in volumi e un + 4,4% in valore, dati inferiori agli anni precedenti.

Per le due ruote, nel 2016 la domanda complessiva di moto ha visto un rafforzamento della crescita: guida la ripresa il comparto delle moto targate (+12,1% in volumi), ma finalmente anche il mercato dei cinquantini ha mostrato un assestamento su volumi minimi (-1,4%), interrompendo la sua lunga fase di caduta.

La tendenza positiva del 2015 si conferma anche nel settore dei veicoli da vacanza: i camper, grazie anche alla presenza di incentivi alla rottamazione dei veicoli “euro 2” e precedenti, sono in crescita del 12% in valore e del 9,6% in volumi.

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