Grisin, Michelin: «La F. E permetterà di trasferire vero know how dalla pista alla strada»

Grisin, Michelin: «La F. E permetterà di trasferire vero know how dalla pista alla strada»
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Paolo Ciccarone
Abbiamo parlato con Sergio Grisin e Pascal Couasnon di Michelin, delle coperture della Formula E e di come queste si promettono di fare da vero laboratorio di sviluppo per le coperture stradali | <i>P. Ciccarone</i>
17 aprile 2014

Serge Grisin, Responsabile Comunicazione Michelin Formula E e Pascal Couasnon, Direttore Motorsport Michelin, sanno che l’occasione della Formula E può essere la chiave di volta nelle competizioni in monoposto. E il perché è semplice.

Se guardate la vettura scoprirete che invece del classico cerchione da 13 pollici, ce ne è uno da 18 con una gomma scanalata che sembra stradale, invece è proprio una racing con intaglio per adattarsi ad ogni condizione. E il perché lo spiega proprio Grisin:
«L’automobilista normale quando piove non si ferma a cambiare le gomme come accade in corsa. Noi dobbiamo usare le competizioni per sviluppare prodotti da trasferire poi alla strada di tutti i giorni. Che senso ha fare la F.1 con cerchioni da 13 pollici e gomme che lavorano solo sulla spalla quando per strada non avviene? E che senso ha fare una gara con due soste e cambiare gomme ogni 100 km quando per strada si cerca di usarle più a lungo possibile? Noi siamo nello sport per imparare dalle condizioni estreme».


«Nei rally impariamo ad affrontare con la stessa gomma le condizioni varie, nell’endurance cerchiamo di sviluppare una gomma che possa durare più a lungo possibile con prestazioni costanti. L’Audi, ad esempio, ci ha chiesto una copertura che durasse a lungo, per quattro o cinque stint. Ogni cambio gomme a Le Mans costa 25-30 secondi alla squadra, avere le stesse gomme per 4 o 5 frazioni di gara permette di risparmiare oltre un minuto e mezzo e su 24 ore di gara diventa basilare, visti i ritmi da GP che hanno ora le vetture sport. Con la F.E stiamo portando un nuovo concetto, più vicino alla serie, ma sviluppato nelle competizioni».


«Avere un battistrada che va bene su asciutto o bagnato, un cerchio da 18 pollici, identico a quello della maggior parte di vetture di serie, ci permette di sviluppare gomme stradali in un ambito racing. Volevamo queste gomme anche in F.1, per una sfida vera con diversi concorrenti, ebbene Ecclestone ci ha risposto che non voleva una F.1 con le ruote da bicicletta. Ora se guardate le foto della vettura, non mi pare che la gomma sia piccola o da bicicletta».

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Lo scopo delle competizioni è trasferire know-how dalla pista alla strada. In Michelin lo sanno, per questo investono sulla Formula E, che punta a percorrere molti km in ogni condizione con un solo tipo di gomma

 

«La verità è che se non fanno i pit stop in F.1 non c’è spettacolo, per cui avere lo stesso treno di gomme dal via al traguardo, con prestazioni costanti e sempre buone, per i gommisti avrebbe rappresentato un bel biglietto da visita, per lo show molto meno. E visto che la F.1 è solo show, e non mi pare nemmeno molto riuscito negli ultimi tempi, la nostra idea è stata bocciata».

Un motivo in più per capire e seguire da vicino la F.E, ma Michelin ha un altro asso nella manica, anzi due. Il primo, vista la limitata (per ora) durata delle batterie, ci sarà solo un treno di gomme per auto a gara:
«Dovremo lavorare sulla resistenza al rotolamento – dice Couasnon – infatti il 20 per cento della resistenza di una vettura dipende dalle gomme, un pieno ogni cinque lo si  butta via proprio per gli pneumatici. Avere gomme che resistono meno all’avanzamento consentono due cose; riduzione dei consumi e delle emissioni, maggior durata nel tempo a parità di prestazioni. Con le batterie che non hanno ancora una durata definita, ma nei prossimi anni questa sfida verrà migliorata, ci permette di dare maggiore autonomia alle corse e quindi impareremo come fare una gomma veloce, competitiva ma con poca resistenza all’avanzamento».

Il secondo punto forte è la comunicazione fra gomma e auto…
“Per ora - continua Gresin – abbiamo un sensore che invia informazioni su temperatura e pressione, (si chiama RFID e lo si trova nel fianco del Michelin Pilot Sport EV) è nella spalla della gomma, ma il futuro sarà un chip che dialogherà con la vettura e i sistemi di bordo, darà informazioni al guidatore sullo stato del battistrada, sulla pressione, sul consumo e sui danni della circolazione, vedi buche o marciapiedi. Il chip ci dirà se la pressione in quel momento è giusta, se va cambiata e altro ancora. Per il momento non è possibile perché per monitorare tutti questi parametri occorre un chip davvero micro che su gomma da auto non è possibile installare, mentre sui camion è già realtà. Con la F.E impareremo anche questo. E’ la sfida Michelin alle competizioni che speriamo si allarghi a tutto il mondo delle corse. F.1 compresa? Beh, per i prossimi tre anni con Pirelli non succederà nulla, ma chi lo sa nel futuro immediato…».

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