Le automobili a motore posteriore (II parte). Dalla Fiat 600 alla NSU Prinz

Le automobili a motore posteriore (II parte). Dalla Fiat 600 alla NSU Prinz
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Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Diverse case hanno puntato per anni sul “tutto dietro”, prima che si affermasse lo schema della trazione anteriore con il motore trasversale
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
23 dicembre 2014

L’apparizione della Volkswagen ha avuto una influenza importante su diversi costruttori europei che, mentre la seconda guerra mondiale era ancora in atto, hanno cominciato a pensare seriamente a nuovi modelli, destinati a una grande diffusione, con il motore collocato posteriormente.


La Renault, le cui strutture produttive erano rimaste praticamente intatte, era già pronta a presentare la sua 4 CV nel 1946, per iniziare a costruirla in gran serie l’anno successivo.

 

Questa simpatica utilitaria, che è stata la capostipite di una famiglia di modelli di grande successo, ha avuto un forte impatto anche all’estero, al punto da venire costruita su licenza perfino in Giappone, durante gli anni Cinquanta.

 

Ad azionarla provvedeva un motore a quattro cilindri di 760 cm3 da 17 cavalli raffreddato ad acqua con distribuzione ad aste e bilancieri, che nel 1950 è stato sostituito da un nuovo quadricilindrico di 750 cm3 erogante 18 cavalli, dal quale è stata poi derivata una lunga e longeva serie di unità motrici.

 

Tra le caratteristiche, spiccavano le canne dei cilindri riportate in umido e con bordino di appoggio inferiore e il comando dell’albero a camme affidato a una terna di ingranaggi. Le valvole erano parallele e i supporti di banco erano tre.

4cv 1946
La Renault 4 CV era spinta ad un motore a quattro cilindri di 760 cm3 raffreddato ad acqua

 

La potenza è via via aumentata passando finalmente a 26 cavalli nel 1958. La 4 CV è stata prodotta fino al 1961 in oltre 1.100.000 esemplari.

 

Merita una breve menzione il tentativo di produrre in serie un’auto azionata da un motore posteriore di grande cilindrata dell’americano Tucker. Questo imprenditore coraggioso (ma anche un po’ visionario…) ha presentato il prototipo della sua “modello 48” nel 1947.

 

In totale le auto prodotte dalla sua azienda, tutte nel corso dell’anno successivo, sono state una sessantina soltanto.

Fiat presenta nel 1955 la 600

Per trovare un’altra auto utilitaria costruita da una grande casa, in aggiunta alla Volkswagen e alla Renault, è stato necessario attendere il 1955, anno nel quale è stata presentata la Fiat 600.

fiat 600 1956
La Fiat 600 era dotata di un propulsore di 633 cc con basamento in ghisa

 

Questa vettura, fondamentale per dare inizio al boom automobilistico nel nostro paese, era dotata di un motore a quattro cilindri di 633 cm3 di struttura semplice e robusta. Il basamento era in ghisa, con canne dei cilindri integrali e tre supporti di banco, e la distribuzione ad aste e bilancieri, con albero a camme comandato per mezzo di una catena.

 

Nel 1960 è apparsa la 600 D, con cilindrata portata a 767 cm3 grazie a un aumento tanto dell’alesaggio, che passava da 60 a 62 mm, quanto della corsa, portata da 56 a 63,5 mm. La potenza è cresciuta dagli iniziali 21,5 CV della prima versione a 29 CV.

 

Dalla Fiat 600, che è stata costruita in Italia fino al 1969, in oltre due milioni e mezzo di esemplari (il totale supera i quattro milioni, considerando anche la produzione estera), sono state derivate le compatte e veloci Abarth, che tanto favore hanno incontrato presso i nostri appassionati e che hanno fatto letteralmente sognare una intera generazione di giovani sportivi. In questa sede meritano di essere ricordate almeno la 850 TC e la 1000.

dauphine
Il motore della Renault Dauphine era un'evoluzione di quello costruito per la 4 CV

La Renault Dauphine con 36 CV di potenza

Nel 1956 la Renault ha presentato la vettura destinata a prendere il posto della 4 CV. Si trattava della Dauphine, dalla estetica particolarmente evoluta e gradevole, che ha avuto un grande successo, rimanendo in produzione per circa 11 anni, durante i quali è stata costruita in più di due milioni di unità.

 

Il motore che la azionava era una versione evoluta del quadricilindrico Ventoux, nato per la 4 CV, con cilindrata portata a 845 cm3 (ottenuta con un alesaggio di 58 mm e una corsa di 80 mm).

 

La potenza, inizialmente di 27 cavalli, è stata in seguito aumentata, fino a raggiungere i 36 CV. Questa vettura è stata costruita su licenza in diverse nazioni estere, tra le quali il Giappone (Hino) e l’Italia (Alfa Romeo, tra il 1959 e il 1964).

 

Il 1957 ha visto la comparsa della Fiat 500, della Steyr 500 e della Vespa 400. Quest’ultima è stata prodotta dal gruppo Piaggio solo in Francia. Azionata da un bicilindrico a due tempi raffreddato ad aria, è stata costruita per circa quattro anni in poco più di 34.000 esemplari.

La Fiat 500 era dotata di un motore a due cilindri paralleli con distribuzione ad aste e bilancieri

 

La Fiat 500 era dotata di un motore a due cilindri paralleli con distribuzione ad aste e bilancieri che nella prima versione aveva una cilindrata di 479 cm3, successivamente aumentata a 499 cm3, con potenza portata a 17,5 cavalli. Nell’ultima versione la cilindrata di questo bicilindrico ha raggiunto i 594 cm3. Questa vettura è stata costruita fino alla metà degli anni Settanta, in un totale di oltre quattro milioni di unità.

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La Steyr 500 vantava un propulsore austriaco bicilindrico boxer raffreddato ad aria

Steyr 500: la Fiat con motore austriaco

La Steyr 500 era in pratica una Fiat 500 dotata di un motore progettato e fabbricato dalla azienda austriaca. Si trattava anche in questo caso di un bicilindrico raffreddato ad aria, con una architettura costruttiva che invece di essere in linea era boxer (cioè a cilindri contrapposti).

 

La cilindrata, inizialmente di 500 cm3, è stata poi portata a 650 cm3 e la potenza è cresciuta dagli originali 16 cavalli a 27 (ma è stata anche realizzata, in un numero ridotto di esemplari, una versione più spinta). Questa vettura è stata costruita fino all’inizio degli anni Settanta.

Nel 1958 nasce la NSU Prinz

Nel 1958 è entrata in produzione la NSU Prinz, presentata l’anno precedente e azionata da un motore a due cilindri paralleli di 600 cm3, con raffreddamento ad aria e distribuzione a singolo albero a camme in testa comandato mediante il famoso sistema a biellette “Ultramax”.

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In questa vista in trasparenza è possibile notare la disposizione degli organi meccanici nella prima versione della NSU Prinz

 

Le vendite sono state più che soddisfacenti, con oltre 90.000 esemplari costruiti fino al 1961, ma il vero successo è arrivato verso il termine di tale anno, con l’entrata in produzione della Prinz 4, dalla estetica completamente riveduta. Di questa piccola e brillante auto, che è rimasta in listino fino al 1973 e che è diventata popolare anche in Italia, sono stati costruiti oltre 600.00 esemplari. Il motore erogava 30 cavalli a 5600 giri/min.


Sempre in Germania, va ricordata l’ottima BMW 700, azionata da un motore bicilindrico boxer di derivazione motociclistica, prodotta dal 1959 al 1965.

Hino Contessa 900 e 1300: le giapponesi con motore posteriore

Anche il Giappone, che negli anni Cinquanta per quanto riguarda la tecnica automobilistica e lo sviluppo delle relative industrie era in netto ritardo rispetto alle nazioni europee, ha avuto le sue auto a motore posteriore. La Hino è entrata con decisione nel settore automobilistico nel 1957 dopo aver stipulato un accordo con la Renault per produrre su licenza la 4 CV.

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La Hino Contessa 900 era una compatta giapponese con motore posteriore a quattro cilindri da 35 CV

 

Questa vettura, che ha ottenuto un buon successo commerciale, è stata la progenitrice della Contessa 900, dotata di motore posteriore a quattro cilindri da 35 cavalli di nuova progettazione, sempre con raffreddamento ad acqua, apparsa nel 1961.

 

Tre anni dopo è stata la volta della Contessa 1300 (“serie PD”), totalmente rifatta nell’estetica e nella meccanica, per la quale l’azienda giapponese aveva studiato e realizzato un nuovo quadricilindrico di 1251 cm3, con cinque supporti di banco, erogante 55 cavalli. La 1300 è rimasta in produzione fino al 1967; in totale gli esemplari costruiti sono stati circa 55.000.

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