Mondiale 2014. Buon Anno Cross-Country e Dakar!

Mondiale 2014. Buon Anno Cross-Country e Dakar!
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Un attimo ancora di Buon Anno, al Mondiale Cross-Country Rally che verrà e alla Dakar ufficialmente all’avvio. Il riferimento irraggiungibile della disciplina, e la sua espressione “istituzionalizzata”, con un forte appeal | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
3 gennaio 2014

Buon Anno Rally-Raid. Già non è semplice attenersi al nome corretto, ed è più pratico usare le versioni localizzate, quando si parla di Rally. Da una parte c’è la Dakar, dall’altra tutti gli altri Rally, che hanno un vertice piramidale individuato oggi dal Mondiale Cross-Country Rally patrocinato dalla Federazioni Internazionali Motociclistica e Automobilistica.

Dakar e Cross-Country Rally

La Dakar è nata come Paris-Dakar, o più precisamente come Rally Oasis Paris Dakar, e l’immediata e conseguente definizione data alla specialità appena creata fu quella, per la matrice totalmente francese delle sue origini e della sua prima espressione, di Rallye-Raid Tout Terrain, che ancora vive inalterata nella nomenclatura della lingua di origine. Le gare nate dopo furono chiamate ancora Rallye, quando ancora francesi come Faraoni, Tunisia o Marocco, o Rally in tutti gli altri casi, di origine anglofona, medio-orientale o italiana che fossero. Poi è arrivato il Mondiale, faticosamente messo in piedi dalle federazioni in tempi relativamente più recenti, e allora ci si è ispirati anche alle gare del deserto nordamericano.

 

Così il Mondiale di oggi è il Cross-Country Rally. Tutto questo per conservare l’attribuzione d’origine e per distinguere i Rally-Avventura dai Rally tradizionali esclusivamente automobilistici. Per chiarire che si stesse parlando, se ci riferiamo agli anni pionieristici delle gare del deserto, della Paris-Dakar o del Rallye Monte-Carlo, che all’epoca assorbivano quasi completamente, come quest’anno sovrapponendosi, il gennaio dello Sport.

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Nelle moto il Campione del Mondo Rally in carica non è quello della Dakar. Idem nelle auto


La Dakar è ufficialmente avviata, con le verifiche sotto un beneaugurante diluvio tropicale. Dakar bagnata, Dakar fortunata. Così ce l’aspettiamo. Il Mondiale arriverà dopo, con un calendario fitto di eventi soprattutto nella sua parte iniziale. Abu Dhabi e Qatar ad Aprile, Faraoni a maggio. La seconda metà del Campionato sarà inaugurata dal Sardegna Rally Race a giugno, e proseguirà fino alla conclusione con i Rally di Brasile e Marocco, rispettivamente ad agosto e ottobre. Le prime due corse sono presenti anche nel calendario Mondiale delle Auto, che prosegue invece inserendo anche alcune Baja e che, peraltro, non è stato ancora ufficializzato. Per le moto sono dunque sei Rally, per loro natura, ambientazione e caratteristiche specifiche, talvolta molto diversi, per un panorama di impegni su una vasta estensione di gamma. Così volevano le Federazioni e così, ancora faticosamente, si è riusciti a fare.

L'armata X-Raid con le Mini al via della Dakar

Il Campione del Mondo della Coppa delle auto è il polacco Krzysztof Holowczyc, cinquantaduenne coriaceo e simpatico, e molto veloce soprattutto nelle Baja, che ha battuto sul filo di lana del traguardo mondiale il senatore dei Rallye-Raid, Jean-Louis Schlesser. Ritroveremo “Holek” anche, per la nona volta, alla Dakar. È nell’armata X-Raid di Sven Quandt, che merita una nota speciale prima ancora di cominciare. Sono, infatti, ben 12 le vetture schierate dal manager tedesco e “rampollo” della Famiglia detentrice della proprietà BMW, una vera e propria flotta, e di queste 11 sono Mini All4 Racing. Sono anche le macchine maggiormente accreditate per il successo finale.

Converrete con me che Sven Quandt e l’X-Raid Team l’edizione 2014, trentaquattresima della Dakar, possono solo perderla. Ma, si sa, “c’est le Dakar”

 

La prima di queste, la numero 300, è infatti quella affidata a Stephane Peterhansel, Campione in carica e recordman assoluto della Dakar, con sei vittorie in moto e cinque in auto. Ma l’X-Raid Team è stato anche il protagonista assoluto di un piccolo, quasi clamoroso “mercato” che ha animato la vigilia della Dakar. Dopo aver dovuto ammettere che il proprio progetto del Buggy Red Bull non avrebbe fatto in tempo ad essere competitivo per la Dakar, infatti, anche Nasser Al-Attiyah, che è stato il vincitore dell’edizione 2011, è entrato a far parte della squadra. Completate il quadro aggiungendo Joan “Nani” Roma, secondo in auto nell’edizione del 2012 e primo spagnolo a vincere la Dakar, in moto nel 2004, Carlos Sainz, e un battaglione “internazionale” composto oltre che dai succitati qatariano (o qatariota, o qatarino, boh!), polacco e spagnolo, anche da alcuni tra i più forti sudamericani, quali l’argentino Orlando Terranova o il cileno Boris Garafulic, e converrete con me che Sven Quandt e l’X-Raid Team l’edizione 2014, trentaquattresima della Dakar, possono solo perderla. Ma, si sa, “c’est le Dakar”.

E nelle moto...

Il Campione del Mondo in Auto non è, dunque, il campione della Dakar in Carica, a conferma che le due navi viaggiano su rotte, se non divergenti, almeno diverse e indipendenti. Lo stesso si può dire delle Moto. Campione in carica della Dakar è Cyril Despres, Campione del Mondo Cross-Country Paulo Gonçalves. Il francese, che ha vinto cinque volte la Dakar, non partecipa, se non episodicamente, al Mondiale, mentre il portoghese, che pure aspira a vincere la Dakar alla quale è presente per l’ottava volta, deve proprio all’assiduità alle gare di Mondiale, oltre che alla sua bravura, il Titolo conquistato con la vittoria al Rally del Marocco.

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Anche quest'anno la Dakar ha già i suoi piloti favoriti per la vittoria ma è risaputo. Alla Dakar può succedere di tutto e fino all'ultimo metro tutto può cambiare


D’altra parte non c’è altro modo, per essere competitivi alla Dakar, che partecipare il più possibile anche al Mondiale. Se Despres, infatti, si affida al proprio talento e a un programma di preparazione del tutto particolare, un Pilota come Marc Coma ha dimostrato che Dakar e Mondiale possono coesistere in un programma vincente per entrambi gli obiettivi di successo. Al solito, entra in ballo la questione economica. È chiaro, infatti, che solo un Pilota ufficiale, o che fa parte di un Team economicamente “solido”, può permettersi una stagione completa di Dakar e di Rally di Mondiale. E non è un caso che anche i Team ufficiali, o che rappresentano le Marche automobilistiche e motociclistiche, spesso condividano le insegne della Casa con quelle dello Sponsor. Vale per KTM come per Mini, per esempio, tanto per citare i nomi di maggior prestigio e successo. Anzi, l’ingresso di Al-Attiyah nella Squadra Mini ci offre la singolare immagine di un Team che porterà, di fatto, le colorazioni di due Sponsor concorrenti, quali Monster e Red Bull.


Ma, mentre i motori della Dakar si scaldano, indulgevamo sul Mondiale, sul suo lato italiano e, persistentemente per una volta ancora, sugli auguri di Buon Anno. C’è stata una volta che anche il Faraoni era un Rally fortemente italiano. Oggi non è più così, e la corsa inventata da Jean-Claude Morellet, alias “Fenouil”, anch’egli un pioniere delle Dakar di Thierry Sabine, è passata nelle mani degli egiziani.

Resta un Rally, che ha una storia anch’essa antica e che è sempre stato tutto italiano. È il Sardegna Rally Race, organizzato da Bike Village, che a giugno compie sette anni e che è prova mondiale, l’unica oggi in Europa, sin dalla prima edizione

Il Sardegna Rally Race

Resta un Rally, che ha una storia anch’essa antica e che è sempre stato tutto italiano. È il Sardegna Rally Race, organizzato da Bike Village, che a giugno compie sette anni e che è prova mondiale, l’unica oggi in Europa, sin dalla prima edizione. Come sapete è un Rally solo per le moto, ma quest’anno saranno aperte le porte anche agli SSV, i simpatici, divertenti e molto performanti mezzi a quattro ruote che sono un’evoluzione della moto e dei quad, e che offrono particolarissime sensazioni di guida.


Le caratteristiche del Sardegna Rally Race sono del tutto particolari, e restano senza dubbio tra le più modernamente interessanti. Si tratta infatti di un Rally molto “navigato”, al punto da essere considerato una scuola imprescindibile anche per un “dakariano”, e tecnicamente molto vario. Ma la sua caratteristica forse più importante risiede nel fatto che, a causa proprio della “navigazione” e della natura dei terreni attraversati dalla competizione, che si sviluppa negli angoli più belli del paradiso sardo, è anche il Rally più sicuro del panorama mondiale, Dakar inclusa della quale il Rally sardo può essere considerato come il migliore lato complementare.

Buona Dakar a tutti!

Non a caso, abbiamo scelto il Sardegna Rally Race per fare a tutti voi, ma anche e soprattutto alla Dakar, gli auguri di Buon Anno. Gli auguri di una Dakar avvincente e combattuta, spettacolare e affascinante, ma soprattutto sicura e felice.


Buon Anno, siamo quasi a Befana, dunque da domani siamo nella Dakar, nel vivo del Rally più importante della storia dello Sport Motoristico!

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