Parcheggia nel posto per disabili: condanna per violenza privata

Parcheggia nel posto per disabili: condanna per violenza privata
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Un uomo di 63 anni è stato condannato dalla Corte di Cassazione a quattro mesi di reclusione per aver parcheggiato in uno spazio riservato ad una donna disabile. È la prima condanna penale per questo reato
13 aprile 2017

La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza destinata a fare scuola: un uomo di 63 anni, Mario Milano, è stato condannato in via definitiva a quattro mesi di carcere per aver lasciato la sua macchina parcheggiata in un uno spazio destinato ai disabili per 16 ore. Il reato è di violenza privata. Lo riporta La Repubblica.

La decisione della Cassazione ha stabilito che parcheggiare negli spazi riservati ai portatori di handicap costituisce un reato penale: si tratta di una sentenza senza precedenti. La Corte di Cassazione era stata chiamata a dirimere la vertenza tra due cittadini palermitani, Milano e Giuseppina, una disabile di 49 anni cui era stato assegnato un posto nominale sotto la sua abitazione. 

La vicenda comincia nell'ormai lontano 2009: la donna, arrivata sotto casa, si accorge che il posto assegnatole è stato occupato da un'altra vettura. Giuseppina decide di chiamare la Polizia municipale, ma le viene risposto che nessuno può intervenire, perché tutti sono impegnati in una riunione con il Comandante. 

Dopo diverse ore, la donna decide di recarsi presso i Carabinieri, ma anche in questo caso non ottiene nulla. Quando la vettura libera lo spazio a lei riservato, sono le 2.30 del mattino. Giuseppina, stufa di queste mancanze di rispetto nei confronti della sua dignità e della sua malattia, decide di reagire, querelando il proprietario della vettura.

Inizia così un interminabile iter processuale; l'uomo inizialmente si difende incolpando il figlio, che a sua detta stava utilizzando la vettura nei giorni in cui era accaduto il fatto. Il giudice monocratico di Palermo non è convinto di questa versione, e condanna Milano a quattro mesi di carcere; la sentenza viene confermata anche in appello. 

Milano decide di ricorrere anche in Cassazione, ma viene nuovamente condannato. La sentenza è pesante, non solo per il reo, ma anche per chi dovesse rendersi protagonista dello stesso reato: il rischio non è più solo quello di incorrere in una multa, ma quello di una condanna penale per violenza privata, con annesso risarcimento alla parte lesa.

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