Petrolio e coerenza: oro nero in picchiata, benzina alle stelle. Qualcosa non torna

Petrolio e coerenza: oro nero in picchiata, benzina alle stelle. Qualcosa non torna
Pubblicità
Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Le quotazioni internazionali dell’oro nero sono scese vorticosamente nell’ultimo mese ma stranamente i ritocchi alla pompa vanno a rilento. Abbiamo chiesto alle compagnie perché | <i>E. De Vita</i>
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
1 dicembre 2014

Quando saliva il prezzo del petrolio a noi automobilisti appariva crudele e speculativo che un minuto dopo salisse anche il prezzo alla pompa di benzina e di gasolio, anche perché i depositi erano pieni di greggio acquistato al vecchio prezzo.

 

“Il petrolio è come l’oro - si giustificavano i petrolieri - se ce l’hai in casa devi venderlo al prezzo di mercato, non a quello che hai pagato tu. E’ la legge della domanda e dell’offerta, bellezza!”. E così ci tappavano la bocca.


Ora, però, è successo il contrario. Per una strana magia saltata fuori dalla concorrenza Usa (che vende shale oil, petrolio e gas ricavati dagli scisti bituminosi) e i Paesi arabi (che non vogliono perdere quote di mercato e per questo sono disposti a ribassare il prezzo del greggio fino a mettere fuorigioco e in perdita il petrolio americano), le quotazioni internazionali dell’oro nero sono scese vorticosamente nell’ultimo mese: da oltre 100 a 67 dollari il barile.

Coerenza ad orologeria?

Ma stranamente i ritocchi alla pompa vanno a rilento, si inceppano continuamente, vengono applicati in ritardo. Abbiamo chiesto alle compagnie perché.

 

Volete la loro risposta? “La benzina che vendiamo adesso è stata prodotta con petrolio acquistato a suo tempo e pagato molto più caro. Non possiamo rimetterci”. Stupenda lezione di coerenza, che merita il plauso dell’antitrust. Meditate, gente, meditate. 

Pubblicità