Pneumatici: tecnologia dalla pista alla strada

Pneumatici: tecnologia dalla pista alla strada
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Michelin, grazie anche all'eccezionale evento Pilot Performance Days andato in scena all'Estoril lo scorso anno, ci spiega come il travaso tecnologico dalla pista alla strada sia un elemento fondamentale nella performance di tutti i giorni
12 luglio 2012

Dire se sia più difficile realizzare uno pneumatico ad elevate performance per la pista, magari per una 24 Ore di Le Mans dove i prototipi corrono per 24 Ore utilizzando per 750 km gli stessi pneumatici ad andatura da monoposto...o uno pneumatico stradale ad alte prestazioni da utilizzare su ogni tipo di strada, con ogni tempo e per decine di migliaia di km è una cosa che, con ogni probabilità, nemmeno un'azienda di gomme può ufficialmente dichiarare.

 
C'è un elemento, però, che accomuna le due "mission": parliamo dell'estenuante lavoro di sviluppo compiuto dai reparti R&D delle due divisioni per fare in modo che lo pneumatico possa essere sempre la massima espressione della tecnologia e la miglior risposta possibile in base alle tecnologie disponibili nelle competizioni e nel prodotto di serie.

Pneumatici strada e corsa: dietro c'è sempre lo sviluppo

Un pneumatico, insomma, che sia esso da corsa o di tipo stradale è frutto di uno sviluppo che più spesso di quanto si può credere procede l'uno in funzione dell'altro, soprattutto in aziende come Michelin dove le competizioni sono dichiaratamente un banco prova per tutte le tecnologie che domani arriveranno su strada.

Pascal Couasnon: le competizioni sono fondamentali

"Il forte impegno nel motorsport - ha dichiarato Pascal Couasnon, Direttore Competizioni Michelin - è indispensabile per lo sviluppo di tecnologie innovative e pneumatici ad alte prestazioni stradali. Longevità, sicurezza, risparmio energetico, sono elementi tenuti in grande considerazione anche dalla divisione motorsport."
 
 
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Una Audi R8 Cabriolet (V10) impegnata sul tracciato dell'Estoril

Le competizioni sono un banco prova per la strada

Le esperienze di competizioni come la F1, lasciata da qualche anno per l'assenza di competizione, la 24 Ore di Le Mans o i rally mondiali sono dunque un banco prova per i prodotti slick e rain venduti a tutti coloro i quali vogliono correre privatamente con pneumatici Michelin ma anche per lo sviluppo di quegli pneumatici stradali ad elevate prestazioni che vanno ad equipaggiare prodotti di serie come, per citarne alcune, Audi TT-RS, Porsche 911, Audi R8 V10 o Ferrari 458 Italia.
 
Vetture, quest'ultime, che si sono rese protagoniste di una specialissima comparativa alla quale abbiamo potuto partecipare per verificare lo stato dell'arte Michelin nella realizzazione di pneumatici ad alte prestazioni stradali di stretta derivazione racing.

20.000 CV in pista per un evento unico

Sulla pista dell'Estoril, a pochi km da Lisbona, il costruttore francese ha fatto arrivare decine di vetture per un totale di 20.000 CV, ma con un criterio logico: quello di realizzare alcuni "trenini" di vetture identiche, almeno tre, equipaggiate con pneumatici Slick, Pilot Sport Cup+, Pilot Super Sport e Pilot Sport 2 o 3.
 
Michelin Performances Days Estoril 2011: dalla pista alla strada
 
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Michelin produce diverse tipologie di pneumatici ad alte prestazioni, alcune di queste molto vicine alla prestazione degli slick da competizione

Dai quasi slick ai più stradali: 100% performance

Nello specifico il Pilot Sport Cup+ è omologato stradale con il 21% di intagli sul battistrada e 5 mm di profondità, il Pilot Super Sport con il 29% di intagli e 8 mm di battistrada ed Pilot Sport con il 37% di intagli e 8 mm di profondità. Lo slick, naturalmente, non ha intagli e quindi per lui non si può nemmeno parlare di profondità di battistrada.

La Porsche 911 con le slick come riferimento

Lo slick, però, è il primo pneumatico che abbiamo potuto "guidare" sulla pista dell'Estoril a bordo di una 911 S: un riferimento molto utile per capire quale sia il top della performance in tema di gommatura per una vettura stradale. Il comportamento di questo tipo di pneumatici è ovviamente ineccepibile, tanto da arrivare a limitare il tipico comportamento sottosterzante della 911 in favore di ingressi in curva più fulminei. Eccezionale anche l'appoggio in curva oltre che la motricità fuori dalle curve lente. L'unico scotto da pagare con questo tipo di gommatura sono la maggior reattività e nervosismo della vettura nei cambi di direzione, che rende la guida naturalmente più stressante.

Lo stradale quasi come il corsaiolo

Impressioni, quelle di maggior reattività, che abbiamo provato anche guidando il Pilot Sport Cup+. Nonostante l'omologazione stradale questo pneumatico è assimilabile per comportamento ad un vero slick: solamente nei cambi di direzione si avverte un certo lavoro di "addolcimento", indispensabile per rendere fruibile anche da parte da chi non è necessariamente un pilota un pneumatico capace di performance eccezionali.
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Tecnici Michelin al lavoro su una Audi R8: lo sviluppo degli pneumatici sportivi stradali avviene anche in pista. Solo tra i cordoli è possibile verificarne il limite

Il Pilot Super Sport: "si muove" ma tiene

Più vicino all'universo stradale, invece, il Pilot Super Sport: in questo caso la performance rimane comunque elevatissima anche in pista ma mescola e carcassa sono state sviluppate per assicurare più confidenza al guidatore, con una maggior progressività nella perdita di aderenza e reazioni più telefonate. Il passo rimane comunque elevatissimo ma la differenza in termini di velocità di percorrenza, in particolar modo in curvoni lunghi e veloci come quello che immettono sul rettifilo dell'Estoril, è sensibile così come è sensibile il maggior lavoro necessario sullo sterzo per mantenere in linea la vettura. In compenso, questo pneumatico assicura performance molto elevate anche su bagnato, situazione che li rende vincenti su strada.

Pilot Sport 3: che frenata!

Per testare le Michelin Pilot Sport 3, più stradale, siamo invece stati invitati ad una prova di frenata sul bagnato: grazie ad una comparazione, a parità di auto, con Pirelli PZero e Goodyear Eagle abbiamo potuto notare che la media degli ospiti è riuscita a far passare la vettura (una BMW M3) da 80 a 20 km/h in 23,9 metri sul bagnato contro i 25,1 del miglior pneumatico competitor.

La linea sportiva Michelin si compone del Pilot Sport Cup+ è omologato stradale con il 21% di intagli sul battistrada e 5 mm di profondità, il Pilot Super Sport con il 29% di intagli e 8 mm di battistrada ed il Pilot Sport con il 37% di intagli e 8 mm di profondità

Ma come nasce uno pneumatico da competizione?

Prima di tutto, quando nasce un progetto, prende il via una fase digitale. I ricercatori realizzano una serie di calcoli che porta, in base alle tecnologie disponibili, ad una rosa di soluzioni idonee a soddisfare la richieste di progetto.
 
La seconda fase consiste nello scegliere e realizzare i migliori prototipi nati dai calcoli matematici al computer. Il primo test avviene su appositi "tamburi" che portano al limite gli pneumatici per verificarne la prestazione.
 
La terza fase, quella che porta al rilascio del prodotto, consiste nel portare in pista i prototipi che si reputano migliori andando a scegliere quello o quelli che meglio si comportano in condizioni di test reali, con auto in cui potenze e carichi aerodinamici sono mediamente quelli che si ritrovano poi nelle competizioni.
 
Queste esperienze vengono poi via via passate al reparto di progettazione stradale il quale, di volta in volta e con procedure del tutto simili, declina prodotti, materiali ed esperienze di derivazione racing in prodotti stradali in grado di assicurare il top della performance in relazione alla necessaria necessità di omologazione.
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Gli slick Michelin per i prototipi della 24h di Le Mans reggono per 750 km ad andature da...monoposto

Dove nascono gli pneumatici sportivi?

A Clermont Ferrand si trova un polo produttivo storico per la Casa francese. Qui infatti vengono realizzati quasi tutti i pneumatici da corsa per le moto e per le auto (l'altro sito è in Spagna). La struttura è operativa da oltre 80 anni e dà lavoro a 3.000 persone, di queste ben 50 si occupano quotidianamente di ricerca e di sviluppo. L’impianto di Cataroux è stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito nel 1946. Sino a oggi ha impiegato oltre 30.000 addetti; è facile quindi comprendere quale importanza ricopra nel tessuto sociale ed economico della regione.

L’impianto di Cataroux copre 50 ettari

Copre un’area di 50 ettari. Qui vengono prodotti ben 450.000 pneumatici ogni anno, compresi quelli destinati alle auto supersportive. Il processo di lavorazione, come vedremo più avanti, richiede un’alta specializzazione da parte degli operatori. Questi ricevono la formazione presso la scuola di Clermont Ferrand, dalla quale passano oltre 3.000 “studenti” ogni anno.
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