Rotonde selvagge, De Vita: «Il Ministero dei Trasporti deve intervenire»

Rotonde selvagge, De Vita: «Il Ministero dei Trasporti deve intervenire»
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Enrico De Vita, il nostro editorialista, parla delle atipiche rotonde sparse per tutta l’Italia ai microfoni di Elena Carbonari su Isoradio
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
12 giugno 2017

La caratteristica preponderante delle rotatorie dovrebbe essere, come si evince dal nome, la circolarità. Diversi Comuni, invece, magari perché costretti, ne costruiscono di svariate forme: ne ho viste a losanga, a pera, addirittura a fagiolo, come se ne incontrano due a distanza di 700 metri sulla Cassanese, una strada che porta fuori Milano. Queste rotonde, anziché ridurre il traffico, hanno creato delle strozzature spaventose su una strada a quattro corsie. Le curve da fare su queste rotatorie, che sembrano due rotonde unite tra loro, sono difficoltose per i tir che devono sterzare e raddrizzare quattro volte per terminare il percorso, invadendo così le corsie. È già successo che autocisterne si siano ribaltate all’ultimo cambio di direzione.

Le rotonde dovrebbero rispettare alcuni criteri di sicurezza; prima di tutto, il diametro, che deve essere almeno di 20 metri, in modo tale che i TIR riescano a sterzare. In Germania il limite minimo è di 23 metri; in Italia, invece, ci sono rotonde che partono dai 2 metri in su.

L’esterno della rotatoria, poi, deve essere anch’esso circolare, altrimenti non si tratta più di una vera rotatoria. Spesso gli assessori alla viabilità, con la supervisione dei comandi di Polizia locale, trasformano incroci preesistenti, che presentano lati rettilinei di edifici con spigoli e fanno diventare rotonda quello che è in realtà un poligono irregolare. Poi per colmo di ingenuità impongono a tutti gli accessi la segnaletica orizzontale di dare la precedenza, come si fa nelle vere rotatorie. Infine, al centro mettono una pizza di un paio di metri e ritengono di aver risolto il problema. In realtà hanno creato uno strano poligono, nel quale tutti devono, o dovrebbero, dare la precedenza, ma se la prendono di fatto quelli che entrano più velocemente nell’incrocio, senza poter quindi stabilire a posteriori a chi spettava, anche perché l’incrocio quasi sempre è una chicane che invita a correre in una direzione. Per non parlare del fatto che il codice consente a chi è dentro una rotonda di girare – anche all’infinito – senza mettere la freccia. Ed ecco allora che nascono gli incidenti, la cui responsabilità iniziale è di chi ha inventato quella soluzione.

L’ultima norma internazionale (ma non applicata in Italia salvo eccezioni) relativa alle rotatorie vuole che non ci siano strade tangenti; in caso contrario, chi entra nella rotatoria da queste vie può percorrere la rotonda ad alta velocità, cosa che è espressamente vietata nelle norme internazionali. Solo obbligando chi entra nella rotonda ad assumere la stessa velocità di circola all’interno si riducono le conseguenze di eventuali impatti. Infatti, chi percorre una strada tangente, anche se si pone l’obbligo di dare la precedenza, è naturalmente portato a non rispettarlo.

Il centro delle rotatorie deve garantire la visibilità; se riempito con fontane, alberi alti o altro impedisce agli automobilisti di vedere cosa arriva da sinistra. Se un conducente sta girando, è bene poterlo intravedere; se ci sono cornici di piante alte, questo non è possibile. L’obbligo, a volte non rispettato, è quello di lasciare libera la visuale. Ma per poter lucrare sull’arredo urbano troppo spesso si riempiono gli spazi interni con le più originali trovate.

Rotatorie del diametro di un metro, poi, non possono essere considerate vere rotonde - dal punto di vista tecnico e delle norme internazionali - anche se i Comuni le dotano di segnaletica orizzontale che impone di dare la precedenza a tutti. Tuttavia, formalmente, è possibile comportarsi come in una rotatoria, e di conseguenza non c’è l’obbligo di mettere le frecce; questo provoca incidenti a non finire.

In tutta Italia nascono rotonde assurde, perché è facile togliere un semaforo e chiamare rotatoria ciò che in realtà è un incrocio normale, obbligando tutti a dare la precedenza. Se due automobilisti si vanno a scontrare, quindi, è colpa loro. E chi ha inventato quella soluzione non pagherà mai per i suoi errori

In tutta Italia nascono rotonde assurde, perché è facile togliere un semaforo e chiamare rotatoria ciò che in realtà è un incrocio normale, obbligando tutti a dare la precedenza. Se due automobilisti si vanno a scontrare, quindi, è colpa loro. E chi ha inventato quella soluzione non pagherà mai per i suoi errori.

A questo punto è il Ministero dei Trasporti che deve intervenire, proponendo una norma nazionale che chiarisca una volta per tutte come si costruiscono le rotonde, quali siano i requisiti minimi e quando convenga lasciare un semaforo. Come in Australia, Paese nel quale si incontrano solo tre tipologie di rotatorie, con tre diametri diversi parametrati alla corrente di traffico maggiore durante la giornata e al numero di ingressi.

Chiariamo infine perché la forma deve essere circolare sia all’interno sia all’esterno: semplicemente perché le vetture devono poterla percorrere mantenendo un angolo di sterzo costante, cioè senza dover muovere il volante in continuazione, cosa che accade con le rotonde di forma fantasiosa. A maggior ragione quando la rotatoria consente a più vetture di marciare affiancate.

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