Sempre meno TIR sulle strade italiane

Sempre meno TIR sulle strade italiane
Pubblicità
Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Trasporto merci su strada in forte contrazione: per effetto della crisi, in dieci anni il settore ha subito un’evidente riduzione, tornando ai livelli del 2007. Va così in tutta Europa, ma in Italia la situazione è ancor più pesante
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
29 febbraio 2016

E’ ancora pieno inverno, per il settore dell’autotrasporto merci: in Europa, secondo i dati da poco resi noti dall’Anfia e relativi al 2014, nell’ultimo decennio la quota del trasporto merci su strada ha conosciuto una pesante riduzione in termini di tonnellate-km, pari al -10,4% rispetto ai livelli del 2007. La strada, comunque, comunque a rappresentare i tre quarti del traffico interno delle merci in Europa, escludendo i trasporti via mare ed aereo. 

In un contesto quindi difficile, appare come una parziale consolazione il dato del 2014, che riporta una lievissima crescita (+0,4%) sull’anno che l’ha preceduto, perché frutto di un andamento a macchia di leopardo. Accanto a nazioni che hanno ripreso ad utilizzare il trasporto su strada in maniera decisa, infatti, ce ne sono altre in cui continua la flessione, anche consistente. Tra questi l’Italia, arrivata a perdere tra il 2008 ed il 2014 ben il 35% del traffico pesante, valore certo non compensato dall’aumento di altre modalità di trasporto (su rotaia o via mare), quanto ulteriore conferma della pesante crisi economica.

In giro ci sono meno merci da consegnare, e questo significa meno camion e TIR, com’è evidente a chi frequenta autostrade ed arterie a grande scorrimento; magari è un bene per chi guida un’auto per il minore stress, ma certo non un bel segnale in termini di occupazione e lavoro.

La situazione italiana resta complicata

In Italia, nel 2014 la flessione registrata è stata del 2,6%, valore che ha riportato i volumi di merci movimentate al livello più basso dell’ultimo decennio, con una contrazione superiore alla media Ue. I volumi delle merci movimentate su strada, come detto, hanno registrato un calo del 35% in miliardi di tkm (da 180,5 a 117,8), con impatto negativo anche sul mercato degli autocarri. 

In giro ci sono meno merci da consegnare, e questo significa meno camion e TIR, com’è evidente a chi frequenta autostrade ed arterie a grande scorrimento; magari è un bene per chi guida un’auto per il minore stress, ma certo non un bel segnale in termini di occupazione e lavoro

La media annua di nuovi autocarri medi-pesanti venduti in Italia, infatti, è stata di 36.700 unità dal 2000 al 2008, per poi scendere a 18.900 dal 2009 al 2011 e a poco più di 13.500 dal 2012 al 2015. Nel 2015, il comparto ha visto una crescita del 19,7% del numero di libretti rilasciati, con 15.160 veicoli immatricolati (+27,9% i trattori stradali e 12,2% i cabinati). Il mercato dei rimorchi e semirimorchi pesanti nel 2015 è cresciuto del 54,3%, con circa 10.600 nuove immatricolazioni, livelli ancora inferiori del 40% rispetto ai volumi del 2007 (17.800 unità).

L’Europa si sposta verso oriente

Il settore dell’autotrasporto conto terzi nell’Ue conta circa 600.000 imprese: di queste, l’80% ha meno di 10 dipendenti, mentre il 99% ne ha meno di 50; la media è di 4 dipendenti ciascuna.

Analizzando i dati delle lezioni europee, la Germania si conferma al primo posto per volumi di merci trasportate, arrivando al 18% del traffico Ue, seguita dalla Polonia (al 15%) che, con una crescita di oltre il 66% tra 2007 e 2014, ha contribuito, insieme a Bulgaria (+90%), Repubblica Ceca (+12%), Lituania (+38%), Slovacchia (+15%), ad orientare il baricentro del trasporto europeo su strada verso oriente. Le principali nazioni europee (Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Polonia ed Italia) insieme rappresentano circa il 69% del totale trasportato su strada; la Germania è il Paese che pesa di più sulla componente del traffico nazionale, il 24%, mentre la Polonia è al primo posto per traffico internazionale, arrivando a coprirne un quarto del totale (25,2%).

Il cabotaggio regolamentato, ovvero i trasporti nazionali per conto terzi effettuati da trasportatori stranieri, ha riguardato la movimentazione di merci per 30,4 miliardi di t/km, pari all’1,8% di tutte le merci trasportate su strada, il 2,7% del trasporto nazionale e lo 0,8% delle merci in tonnellate. Dal 2010 al 2014, la crescita del cabotaggio è stata del 48%, con media annuale dell’8%. Nello stesso periodo, i Paesi che l’hanno praticato maggiormente sono Lituania (+109%), Repubblica Ceca (+152%), Polonia (+120%), Slovacchia (+116%) e Romania mentre mentre Grecia, Croazia e Lettonia hanno segnato importanti crescite nel trasporto cross-trade.

I viaggi a vuoto, che costituiscono un evidente freno all’ottimizzazione dei costi e quindi dei ricavi per un autotrasporto, sono stati in Europa un quinto del totale, pari al 21% di tutti i viaggi, quota che sale al 25% per i trasporti nazionali e si riduce al 13% per i trasporti internazionali. 

Sebbene la quota del cabotaggio sia ancora ridotta rispetto alle operazioni di trasporto su strada in generale, secondo la Commissione Europea occorre migliorare la qualità delle statistiche e misurare la pratica del cabotaggio illegale, denunciata dalle associazioni professionali. Il trasporto merci, infatti, va tutelato da ogni forma di concorrenza sleale. 

Pubblicità