Simone Baldelli: «ZTL: vere zone di tutela o trappole per far soldi?»

Simone Baldelli: «ZTL: vere zone di tutela o trappole per far soldi?»
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In Parlamento si discute di ZTL: Simone Baldelli interroga, Davide Faraone per il Governo risponde. Ma le posizioni restano distanti
3 aprile 2017

Vi presentiamo un documento importante: Simone Baldelli, deputato di Forza Italia, ha presentato un’interrogazione urgente al Governo riguardante il tema sempre più caldo delle ZTL, le Zone a Traffico Limitato, che sembrano venir meno alla loro funzione originaria a favore di quella, meno gradita, di rimpinguare le casse dei Comuni, attingendo alle risorse di automobilisti e motociclisti, mettendo in rilevo anche la funzione distorta delle società che vendono o noleggiato il sistema (telecamere più computer), talora applicando canoni fittizi pur di ottenere la gestione dei fotogrammi.

Baldelli: «Le zone a traffico limitato in teoria dovrebbero essere installate per ottenere un beneficio ambientale, mentre invece spesso nascondono interessi di natura meramente economica.

Intanto, dietro ogni ZTL si cela un investimento fatto dalle società di gestione che oscilla dai 200 mila ai 500 mila euro. Ovviamente non è un investimento gratuito: ma queste società ricevono poi in cambio dalle amministrazioni la gestione delle multe, delle loro spedizioni e addirittura dei ricorsi: ben 17 euro per multa e 35 euro per ogni ricorso, e in alcuni casi queste società vengono addirittura pagate per ogni fotogramma scattato.

L’articolo 61 della legge 120 del 2010 impedisce alle società che gestiscono queste installazioni di guadagnare a percentuale sulle sanzioni, ma questa indicazione è aggirata dai meccanismi poc'anzi descritti.

Chiediamo che ci sia una disciplina omogenea per l’installazione e la gestione delle ZTL: essendo diventate macchine per mungere soldi ai cittadini, la segnaletica non è adeguata, non è chiaro chi possa o chi non possa accedere, gli orari sono spesso arbitrari ed esiste una gestione clientelare dei permessi.

Per esempio, la scritta “varco attivo”: per uno straniero, “open gate” o “active gate” significa “poter passare”; invece si tratta di un messaggio subliminale, perché chiunque guidi e non sia di cittadinanza italiana è portato a entrare, mentre in realtà non è possibile l'accesso.

Chiediamo al Governo di farsi carico di una disciplina omogenea e di un controllo preventivo sulle ZTL, perché siano davvero strumenti adeguati all'obiettivo che si prefiggono».

Faraone: «In premessa ricordo che, ai sensi dell'articolo 7, comma 9, del Codice della Strada, i Comuni possono delimitare le zone a traffico limitato all'interno del proprio centro abitato, tenendo conto degli effetti del traffico su sicurezza e circolazione, salute, ordine pubblico, patrimonio ambientale e culturale e sul territorio. Tale potere può essere censurato solo se le scelte appaiono del tutto irrazionali.

Il Ministero dei Trasporti autorizza l'installazione e l'esercizio degli impianti per la rilevazione degli accessi alle ZTL: nel corso dell'istruttoria per il rilascio dell'autorizzazione, vengono sempre valutati l'idoneità degli impianti, i sistemi di segnalamento, la presenza di itinerari alternativi per i non ammessi alla ZTL e la documentazione amministrativa. Inoltre, nel provvedimento è sempre imposto un periodo di pre-esercizio prima di impiegare gli impianti di rilevamento a fine sanzionatorio.

La procedura per la rilevazione della violazioni e l'utilizzazione dei dati, prevede altresì che il procedimento sanzionatorio competa agli organi di polizia stradale.

Agli enti locali è consentita l'attività di accertamento strumentale delle violazioni al Codice della Strada solo mediante strumenti di loro proprietà o da essi acquisiti con contratti di locazione finanziaria o di noleggio a canone fisso, da utilizzare ai fini dell'accertamento di violazione esclusivamente con l'impiego del personale dei Corpi e dei servizi di Polizia locale.

Ovviamente, nel caso in cui dovessero pervenire segnalazioni di irregolarità nella scelta delle ZTL o nella loro gestione da parte di enti locali, il Ministero dei Trasporti attiverà le iniziative di sua competenza per evitare l'uso distorto delle stesse ZTL anche per eventuali aspetti vessatori verso l'utenza».

Per le ZTL, chiediamo che sia una disciplina univoca, chiara, sulla gestione, sulla segnaletica e sull'installazione: sappiamo che spesso questo meccanismo viene utilizzato in maniera distorta

Baldelli: «Ringrazio il sottosegretario Faraone, che ha dato una risposta di competenza di un dicastero non suo, ma non posso dirmi soddisfatto. Per le ZTL, chiediamo che sia una disciplina univoca, chiara, sulla gestione, sulla segnaletica e sull'installazione: sappiamo che spesso questo meccanismo viene utilizzato in maniera distorta, perché aggira il dettato letterale della legge attraverso meccanismi rispettosi della norma, nel senso che le multe effettivamente le firmano gli appartenenti agli organi di polizia stradale o di polizia municipale, ma di fatto, è la società che ha in gestione la stessa ZTL che si occupa dei fotogrammi, della trascrizione delle targhe e tutto il resto, e per questo viene pagata.

Quindi più numerose sono le multe, più la società guadagna.

E quindi, qual è l'interesse di queste società ad avere una segnaletica che funzioni effettivamente? Qual è, nella parte sperimentale, la prova che tutto effettivamente sia installato in maniera corretta? Nessuna, perché nella fase sperimentale non si fanno multe.

Se, a distanza di cinque e dieci minuti, una vettura entra nella ZTL e riceve tre o quattro multe, una alle 22, una alle 22,05, una alle 22,10, una alle 22,15, per sentenza della Cassazione l’automobilista, che evidentemente si è perso e che non trova le vie di fuga, magari perché segnalate male, deve pagare tre o quattro multe!

Infatti, secondo la Cassazione, non è un comportamento unico, ma reiterazione del reato amministrativo! Ecco, già solo questo ci fa capire quali interessi economici ci siano dietro una ZTL e quanto tutto questo suoni agli occhi dei cittadini come una specie di truffa ai loro danni.

Allora, è l’impostazione che va cambiata: il Governo deve emanare discipline univoche ed evitare che ci siano società private che lucrano ai danni dei cittadini».

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