Sindaci contro ciclisti: «Devono viaggiare in fila e non lo fanno»

Sindaci contro ciclisti: «Devono viaggiare in fila e non lo fanno»
Pubblicità
Daniele Pizzo
La convivenza tra auto e bici si fa sempre più difficile. E allora si moltiplicano gli episodi violenti e le amministrazioni ricorrono a decisioni drastiche
7 aprile 2016

Punti chiave

Economica, ecologica, salutare: è la bicicletta, il mezzo di locomozione che fino agli anni '50 è stato il più diffuso in Italia. Vittorio De Sica la consacrò al cinema con Ladri di biciclette, mentre la Gazzetta dello Sport (che nacque sotto il nome de Il Ciclista e la Tripletta, dalla fusione delle due omonime testate) raccontava agli italiani sulla prima pagina di ogni numero le gesta dei grandi del pedale.

Poi arrivò il boom economico e pian piano le famiglie le sostituirono prima con le due ruote a motore e poi con le utilitarie. Oggi assistiamo al gran ritorno della bicicletta, che è diventata un fenomeno di moda nelle grandi città ma anche uno sport riscoperto da tanti amatori. Prosperano nuove discipline come il downhill o il freestyle e si moltiplicano quelli che, sempre più spesso, nei weekend affollano le strade, spesso in gruppo, o “peloton” come si dice nel gergo dei corridori.

Molti automobilisti, però, non la prendono bene e per certi versi hanno ragione perché spesso viene violato il comma 1 dell'articolo 182 del Codice della Strada, che recita: «I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell'altro».

E allora, riporta La Repubblica, scattano le rappresaglie dei sindaci. Come quello di Teolo, sui Colli Euganei, méta di molti amatori delle due ruote della domenica, che ha schierato polizia locale per multare i ciclisti indisciplinati: «Devono viaggiare in fila e non lo fanno e multarli non è facile, pochi portano con sé i documenti. Dobbiamo portarli in comune per identificarli», dice il primo cittadino Moreno Valdisolo. 

Altra infrazione contestata molto spesso è quella al comma 9 dell'art.182, che dice: «I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono». Già ma non sempre accade, perché i ciclofondisti preferiscono statali e provinciali. E così arrivano le multe e le decisioni drastiche al limite dell'esagerazione, come quella del sindaco di Gavardo nel Bresciano dove il sindaco consente l’accesso ai 1.500 metri di ciclabile solo ai residenti e lo vieta ai ciclisti forestieri, che per l'Italia sono e potrebbero essere ancora di più una grande risorsa.

Intanto, la sempre maggiore diffusione favorisce gli episodi di intemperanze. La più famosa è quella di qualche tempo fa che ha visto coinvolto il campione di bike trial nonché inviato di Striscia la notizia Vittorio Brumotti, che insieme al padre e ad alcuni amici è stato malmenato per un diverbio con i passeggeri di un'altra auto che si lamentavano della loro lentezza su una provinciale del Savonese. Di episodi come questi, però, le cronache ne riportano ogni giorno a decine.

Chi ha ragione? Spesso, nessuna delle due parti: gli automobilisti poco informati se non maleducati spesso ignorano le precauzioni da prendere quando ci si avvicina ad un ciclista (mantenere una adeguata distanza in fase di sorpasso in primis), mentre i cicloamatori si prendono spesso troppe libertà, contando sul fatto che non hanno una targa e quindi è difficile che possano essere multati. Insomma, una convivenza che si fa sempre più difficile, ma che col buon senso di tutti potrebbe essere certamente più pacifica e meno pericolosa.

Argomenti

Pubblicità