Speed check e Velo Ok. De Vita a "Le Iene": «Ci sparano con la pistola-giocattolo»

Speed check e Velo Ok. De Vita a "Le Iene": «Ci sparano con la pistola-giocattolo»
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Il nostro editorialista Enrico De Vita è intervenuto nell'ultima puntata del programma "Le Iene", in onda su Italia 1, all'interno di un servizio dedicato a Speed Check e Velo Ok
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
13 marzo 2014
enrico de vita 1280 video

 

Il nostro editorialista Enrico De Vita è intervenuto nell'ultima puntata del programma "Le Iene", in onda su Italia 1, all'interno di un servizio dedicato a Speed Check e Velo Ok.

 

Si tratta di quei “barilotti” arancioni che spuntano come funghi lungo i bordi delle strade dei comuni italiani, di cui ci siamo più volte occupati anche su Automoto.it e Moto.it.

speed check velo ok
In ambito urbano, i Velo Ok non possono contenere un autovelox se non vengono affiancati da una pattuglia di agenti della polizia

 

Le amministrazioni locali utilizzano questi cilindri di plastica arancione con effetto deterrente, intimorendo automobilisti e motociclisti che in questo modo rispettano alla lettera i limiti di velocità imposti in ambito urbano.

 

A questo punto però sorgono numerosi problemi e di diversa natura, come ci spiega lo stesso De Vita a margine dell'intervento a “Le Iene”.

Enrico De Vita: «Ci sparano con la pistola-giocattolo»

La principale difesa di chi produce, vende o tenta di vendere, Speed Check e Velo Ok è che nessuno vieta di vendere e di installare a bordo strada cestini, panchine o altri misteriosi, inutili e superflui oggetti come questi barilotti arancioni. Obiezione accolta. 

I primi a usare (o far finta di usare) strumenti proibiti in città sono proprio le amministrazioni comunali. Bell’esempio di coerenza e di rispetto del Codice!

 

Il punto non è chi vende ma chi compra: si possono certo istallare panchine, ma non pagarle 3.000 euro l’una, si possono mettere segnali stradali, ma che rispettino le regole del Codice e che siano approvati, e comunque non a quel prezzo. Si possono inventare dispositivi per la deterrenza, ma devono essere efficaci e durare a lungo.

speed check
I comuni italiani arrivano a pagare un singolo SPeed Check fino a 3.000 euro, quando il suo valore di mercato non supera qualche centinaio di euro

 

A questo proposito occorre sottolineare poi che il Codice prevede già oggi soluzioni a norma di legge con effetto deterrente. Sono i segnali di presegnalazione del controllo di velocità. Costano meno di 100 euro l'uno, sono regolamentari e svolgono una funzione “trasparente”, a differenza dei barilotti.

In città i barilotti non possono avere all'interno un autovelox senza pattuglia

Infine, all’interno dell’ambito urbano, il richiamato effetto di deterrenza dei Velo OK o Speed Check viene ottenuto fingendo di aver installato un dispositivo – l’autovelox - che se fosse vero sarebbe vietato dalla legge.

 

Nell’ambito urbano, infatti - che è quello preferito dai sindaci - il barilotto arancione non può contenere autovelox, se non ha accanto la pattuglia dei vigili e se essa non contesta immediatamente l’infrazione.

Il fatto però che questo giocattolo costi alle amministrazioni comunali anche 3.000 euro al pezzo non si traduce solo in uno sperpero di denaro, ma lascia aperto il sospetto che nasconda qualche grave episodio di corruttela, la cui competenza spetta alla magistratura 

 

In definitiva, quello che fanno in questo momento molti comandi dei vigili equivale a far rispettare il codice, puntando contro gli automobilisti una pistola scarica. Ed è come se poi dicesse: “Ti sei spaventato,ma la pistola era un giocattolo”.

 

Come dire che i primi a usare (o far finta di usare) strumenti proibiti in città sono proprio le amministrazioni comunali. Bell’esempio di coerenza e di rispetto del Codice!

Una pistola-giocattolo troppo costosa: qualcosa non torna

Il fatto però che questo giocattolo costi alle amministrazioni comunali anche 3.000 euro al pezzo, quando sul mercato lo si può reperire per poche centinaia di euro, non si traduce solo in uno sperpero di denaro - che a questo punto è auspicabile diventi oggetto di indagini da parte della Corte dei Conti - ma lascia aperto il sospetto che nasconda qualche grave episodio di corruttela, la cui competenza spetta alla magistratura.

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