Veloce come il Vento, Stefano Accorsi: «Ho guidato un pezzo di storia dell'auto»

Veloce come il Vento, Stefano Accorsi: «Ho guidato un pezzo di storia dell'auto»
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Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
L'attore bolognese ci racconta la sua esperienza nel nuovo film di Matteo Rovere dedicato al mondo delle corse
  • Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
7 aprile 2016

Passano veloci, come il vento, le due ore del film del bravissimo regista Matteo Rovere. In una sovrabbondanza di proiezioni che si fondano sugli effetti speciali, sulle scene forti, sulle esplosioni, è bello "tornare indietro" e sedersi a seguire una storia vera, un racconto basato su emozioni, un film che guardi dall'inizio alla fine perché ti affezioni ai personaggi e tifi per loro.

Se poi a fare da filo conduttore di questa storia ci sono le auto, le corse, la passione per i motori, per noi che amiamo quel mondo è un'emozione ancora più viva e quasi non ci sembra possibile che finalmente qualcuno sia riuscito a creare un mix così perfetto tra momenti di gioia e dolore di vita e di vittorie e sconfitte nelle corse, senza trascurare nulla e rendendo così tutto "vero". Ma vi possiamo garantire che anche chi vi accompagnerà al cinema, se non ama i motori, non resterà deluso.

Lasciamo però ora parlare il protagonista del film Stefano Accorsi, che come lui stesso racconta si è avvicinato ai motori e a Peugeot, prima come una voce e poi, sempre più coinvolto, fino ad arrivare a Veloce come il Vento.

Stefano, come descrivi questa esperienza?

«E' stata sicuramente un'esperienza totale, nel senso che è un bel copione, scritto bene, appassionante, atipico. Atipico non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa, perché non si fanno film sul mondo delle competizioni in auto, oppure c'è qualche esempio ma sono pochi e sono già di qualche anno fa».

E poi? Dopo aver letto e amato il copione, cosa è successo?

«La seconda tappa è stata l'incontro con il regista Matteo Rovere, che mi ha detto: “lo dobbiamo fare per davvero”. Il che ha significato dimagrire per davvero, guidare per davvero, un sacco di cose fatte per davvero. Noi abbiamo girato in concomitanza con il campionato GT, quindi tutte le gare che vedrete nel film sono state riprese dal vero».

Il tuo rapporto con Peugeot è ormai consolidato da anni.

«Già, questo connubio è ormai saldo da anni. E' iniziato con una voce, poi è diventato uno spot, abbiamo fatto dei cortometraggi, di recente abbiamo fatto delle cose anche con la tecnologia Oculus».

Nel film guidi un'auto da corsa leggendaria la Peugeot 205 Turbo 16. 

«Quando ho fatto la scena a Matera con la 205 Turbo 16, che ho imparato a guidare grazie al mio “istruttore” Paolo Andreucci, c'erano altri piloti che facevano la gara e mi guardavano con gli occhi sgranati guidare un pezzo di storia dell'automobilismo. Credo che non ci sia una curva in tutto il film che non sia raccontata nel modo giusto. Abbiamo cercato di fare un film per tutti, però anche gli appassionati ed esperti di competizioni non rimarranno delusi, perché c'è davvero una precisione “millimetrica” nel raccontare il mondo delle corse». 

 

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