Volkswagen ammette: sono 11 milioni i motori diesel “fuorilegge”

Volkswagen ammette: sono 11 milioni i motori diesel “fuorilegge”
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Si tratta delle vetture equipaggiate con il 2.0 TDI Tipo EA 189. Intanto Wolfsburg accantona 6,5 miliardi di euro per le sanzioni in arrivo e rivede le stime sui profitti del 2015
22 settembre 2015

Punti chiave

Altro che 482.000: sono ben 11 milioni le auto Volkswagen e Audi ma a quanto pare anche di altri brand del Gruppo di Wolfsburg, su cui è installato il software scoperto dall'ente americano EPA che permetteva di aggirare i controlli sulle emissioni di NOx.

Lo ha ammesso lo stesso costruttore attraverso una nota ufficiale nella quale sostiene di «lavorare a tutta velocità per chiarire le irregolarità riguardanti un particolare software utilizzato nei motori diesel». 

Scandalo mondiale 

La prima indagine interna avviata a poche ore dallo scoppiare dello scandalo sui motori diesel ha appurato che sono circa 11 milioni le vetture vendute in tutto il mondo su cui il software di gestione del motore riesce a riconoscere le prove al banco e a limitare di conseguenza le emissioni di ossidi di azoto, aggirando così i controlli previsti dalle normative antinquinamento con emissioni fino a 40 volte inferiori a quelle reali durante il normale utilizzo su strada. 

 

Dalle circa 482.000 vetture coinvolte, quelle commercializzate dal 2009 al 2015 nei soli USA, si passa dunque a decine di milioni di vetture vendute in tutto il mondo. Si tratta dei modelli equipaggiati con il motore “Tipo EA 189” 2.0 TDI, il quattro cilindri 2 litri turbodiesel molto diffuso anche in Italia e utilizzato anche su altri marchi del Gruppo Volkswagen, come Seat e Skoda. Nella sua “confessione” Volkswagen ribadisce quanto stabilito dall'EPA americana, ovvero che le vetture in questione non sono pericolose da guidare

Una mazzata finanziaria 

Il danno provocato dal “Diesel-gate” non si limita alla sola reputazione del costruttore tedesco. Da Wolfsburg hanno infatti annunciato che accantoneranno la cifra record di 6,5 miliardi di euro nel bilancio del terzo trimestre in vista della maximulta in arrivo dalle autorità americane (VW rischia nei soli USA una sanzione fino a 18 miliardi di dollari) e molto probabilmente anche da altri organismi di controllo dei singoli paesi, tra cui l'Italia, la Francia e la Germania che hanno richiesto nelle ultime ore chiarimenti sulla faccenda

 

Inoltre le casse di Volkswagen dovranno far fronte ai costi di quello che si preannuncia come uno dei richiami più imponenti della storia, anche se una misura tecnica che ripari al danno è ancora allo studio della Casa tedesca. A questi potrebbero aggiungersi i risarcimenti per le class action che potrebbero partire nei mercati in cui sono state commercializzate le vetture incriminate. Per questo motivo VW ha annunciato che rivedrà al ribasso le previsioni di profitto per l'anno fiscale in corso. 

 

In Borsa, intanto, il titolo Volkswagen, uno dei più solidi del settore automotive, è crollato pesantemente: dopo il -18,6% di ieri oggi le azioni di Wolfsburg sono crollate ancora del 23%. 

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