WEC 2015: Porsche dominatrice assoluta nell'endurance

WEC 2015: Porsche dominatrice assoluta nell'endurance
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  • di Nicola Villani
Porsche vince l’ultima sfida del Mondiale Endurance e conquista il Titolo Piloti con Webber, Bernhard e Hartley. G-Drive Racing regola le LMP2. Porsche vince tra i Costruttori in LMGTE Pro. Ferrari festeggia il successo in LMGTE Am | <i>N.Villani</i>
  • di Nicola Villani
23 novembre 2015

Mark Webber, Timo Bernhard e Brendon Hartley sono i Campioni del Mondo Endurance 2015: dopo il Titolo Costruttori arriva anche questo successo per la Casa di Stoccarda, che ha dominato questa stagione e ha ottenuto anche la sesta vittoria consecutiva, su otto gare, nella 6 Ore del Bahrain grazie a Neel Jani, Romain Dumas e Marc Lieb. Dopo quattro vittorie consecutive Webber ha conquistato il Titolo Piloti portando al traguardo la sua 919 Hybrid n°17 al quinto posto assoluto con ben 9 giri di ritardo, dopo una gara sofferta con due soste impreviste per problemi tecnici: sono partiti dalla pole e sono stati costretti a una gara tutta in salita ma che vale una carriera per l’australiano e i suoi compagni di squadra.

 

Al via della 6 Ore Bernhard ha sfruttato la pole ed è andato in testa, seguito da Dumas sull’altra 919. Al 17° giro, dopo circa mezz’ora di gara, la power unit della vettura al comando ha cominciato a perdere potenza e la n°17 è stata costretta all’ingresso in garage per un problema all’attuatore del motore. Il team ha effettuato la riparazione in poco più di 8 minuti ma Bernhard è rientrato in gara con 4 giri e mezzo di distacco.
Nel frattempo le due Audi R18 e-tron Quattro erano al comando, con la n°8 di Lucas Di Grassi al primo posto davanti a Marcel Fässler sulla n°7 e la Porsche di Romain Dumas.

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Audi ha provato in tutti i modi a contrastare Porsche, ma è stata costretta ad alzare bandiera bianca


A metà gara, l’Audi n°8, fino a quel momento in testa, ha dovuto effettuare una lunga sosta per sostituire un disco freno anteriore, facendo perdere a Loïc Duval ben 8 giri e 15 minuti. Con Di Grassi e Oliver Jarvis terminerà la gara al sesto posto, a 11 giri. A quel punto l’altra Audi è andata al comando e Tréluyer, Fässler e Lotterer erano virtualmente campioni del mondo. Ma hanno dovuto fare i conti con l’altra Porsche, la n°18, ingaggiando una battaglia fantastica: indimenticabile soprattutto il duello tra Treluyer e Lieb, con quest’ultimo capace di prendere la leadership della corsa, riportando così matematicamente in testa al Campionato i suoi compagni di squadra, che erano già risaliti fino al 5° posto. Senza dimenticare che l’Audi n°7 durante l’ultimo pit stop ha avuto anche un problema con il dado della ruota posteriore destra e hanno dovuto effettuare una sosta in più. A meno di mezz’ora dal termine della corsa, l’ennesimo brivido per l’equipaggio della Porsche n°17: Webber ha dovuto ancora rientrare ai box per un nuovo problema all’attuatore e continui tagli di potenza del motore. Sono rientrati in gara dopo ben 5’, senza perdere alcuna posizione in classifica, e Webber perdeva comunque tra i 4 e 5 secondi al giro, ma grazie alla vittoria dei compagni di squadra, il quinto posto finale sarebbe stato sufficiente per festeggiare il titolo iridato.

Audi perde il confronto con i “cugini” tedeschi ma dopo una stagione davvero straordinaria: hanno mantenuto la leadership tra i Costruttori fino al quinto round e il loro magico trio ha lottato fino all’ultima gara


La gara è stata proprio vinta dall’equipaggio della 919 Hybrid n°18, che ha conquistato così il primo ambito successo della stagione, completato dal record sul giro in gara messo a segno da Neel Jani in1’41’’893. I tre portacolori della Casa degli Anelli, staccati di oltre 1’25” al traguardo, sono saliti sul secondo gradino del podio e per soli 5 punti non sono riusciti a ripetere il loro successo iridato del 2012: per la terza volta consecutiva terminano comunque il Campionato al secondo posto. Audi perde il confronto con i “cugini” tedeschi ma dopo una stagione davvero straordinaria: hanno mantenuto la leadership tra i Costruttori fino al quinto round e il loro magico trio ha lottato fino all’ultima gara, conquistando due vittorie e ben otto podi su otto gare. Al terzo posto, a tre giri dai vincitori, la Toyota con la n°2 di Mike Conway, Stéphane Sarrazin e Alex Wurz, che chiude la sua splendida carriera con l’ennesimo podio, il secondo della stagione per il Costruttore giapponese dopo quello ottenuto nel round inaugurale a Silverstone.  Alle loro spalle i compagni di squadra Anthony Davidson, Sébastien Buemi, campioni del mondo 12 mesi fa proprio in Bahrain, e Kazuki Nakajima.

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Ultima gara per la pensiotata Toyota TS040 Hybrid

 

Questa gara chiude anche la carriera della gloriosa TS040 Hybrid, che in due stagioni ha collezionato 5 vittorie, 14 podi e soprattutto ha consentito a Toyota di conquistare entrambi i titoli mondiali del 2014. Il prossimo anno si aprirà una nuova era, con un prototipo totalmente nuovo, che farà la sua prima apparizione pubblica  al Prologue del Paul Ricard in Marzo. Tra le LMP1 Private il successo è del team Rebellion Racing con la R-One n°13 di Alexandre Imperatori, Dominik Kraihamer e Matheo Tuscher, 11° assoluti al traguardo.

 

In LMP2 vittoria di G-Drive Racing con Sam Bird, Roman Rusinov e Julien Canal, la quarta affermazione della stagione per l’equipaggio della Ligier JS P2-Nissan n°26. La gara è stata contraddistinta da una grande lotta tra loro, KCMG e Signatech Alpine. Nell’ultimo quarto d’ora Bird è riuscito a superare Nick Tandy del team di Hong Kong e a tagliare il traguardo per primo, assicurando così alla squadra entrambi i Titoli: quello riservato ai Team e quello Piloti proprio per Bird, Rusinov e Canal.

Note positive per la Ferrari nella classe LMGTE Am con il Titolo Piloti vinto da Andrea Bertolini, Victor Shaytar e Aleksey Basov del team SMP Racing

 

Quest’anno Porsche ha sbancato tutto e, con la quarta vittoria in LMGTE Pro, ha conquistato anche il Titolo Costruttori tra le GT, quello per i Team con la squadra di Manthey e Richard Lietz si è aggiudicato quello riservato ai Piloti. La gara è stata vinta da Makowiecki e Pilet sulla 911 RSR n°92, al loro primo successo stagionale, con oltre 39” di vantaggio sui campioni uscenti “Gimmi” Bruni e Toni Vilander con la Ferrari 458 Italia n°51 di AF Corse. Al terzo posto l’Aston Martin Vantage V8 n°97 di Darren Turner e Jonathan Adam.


Il Costruttore di Maranello ha perso ogni opportunità iridata poco dopo metà gara: quattro giri dopo il terzo pit stop della “Rossa” n°71, Davide Rigon ha perso la ruota anteriore sinistra. Il forte pilota italiano è stato bravo a rientrare subito al box, limitando al minimo i danni, ma è ripartito sesto, una posizione che non ha consentito alla Ferrari di difendere il proprio vantaggio in classifica. A Lietz, in coppia con Michael Christensen, è bastato invece un quinto posto per aggiudicarsi matematicamente il Titolo mondiale, dopo aver vinto al Nürburgring, ad Austin e a Shanghai. Per Porsche è stato un anno magico anche con le GT, grazie anche ai tre titoli messi a segno nel campionato nord americano United SportsCar Championship.

 

Note positive per la Ferrari nella classe LMGTE Am con il Titolo Piloti vinto da Andrea Bertolini, Victor Shaytar e Aleksey Basov del team SMP Racing, a cui è bastato un quinto posto finale per aggiudicarsi anche il Titolo riservato alle Squadre. Dopo aver vinto al Nurburgring, ad Austin e soprattutto alla 24 Ore di Le Mans, qui hanno gestito la gara con cautela, evitando problemi e incidenti, e mantenendosi in contatto con gli unici rivali per il titolo, l’equipaggio della Ferrari n°83 di AF Corse di Collard, Perrodo e Matteo Cressoni, che sostituiva Aguas. 

 

La gara è stata vinta dall’Aston Martin grazie a Pedro Lamy, Paul Dalla Lana e Mathias Lauda, al loro secondo successo della stagione. Sul podio i due equipaggi che hanno a lungo dominato la corsa: al 2° posto Klaus Bachler, Khaled Al Qubaisi e il nostro  Marco Mapelli, autore di un ottimo debutto nel WEC, con la Porsche 911 RSR dell’Abu Dhabi Proton Racing. Dietro di loro l’altra Porsche del Dempsey Proton Racing, con Patrick Long, Christian Ried e Marco Seefried.

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