WRC17. Il “Debriefing” dopo Tre Prove, “Monte”, Svezia, Messico

WRC17. Il “Debriefing” dopo Tre Prove, “Monte”, Svezia, Messico
Pubblicità
Piero Batini
  • di Piero Batini
Monte-Carlo, Svezia, Messico. I tre Rally di inizio stagione diversi, anche molto, che per questo forniscono indicazioni ancora parziali. Eppure effettive. Il nostro viaggio attraverso un Mondiale molto interessante
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
21 marzo 2017

Leon. Quando finalmente atterriamo in Italia, viene quasi da tirare un sospiro di sollievo. Il viaggio in Messico è stato, lungo, incerto, sfiancante. Diverso, anche. Sì, perché seguendo i primi tre Rally del Mondiale 2017, abbiamo scoperto tre situazioni completamente differenti, e differentemente curiose, avvincenti. Le Alpi, il Grande Nord della Svezia ai confini con la Norvegia, i grandi spazi messicani a Nord di Città del Messico. Paesi & Protagonisti. Tre vincitori diversi, rispettivamente Ogier, Latvala e Meeke, tre nazionalità e tre diverse Auto, Ford, Toyota e Citroen. Asfalto, neve e ghiaccio a Gap e dintorni, tanta neve e tanto ghiaccio a Torsby e dintorni, terra e secco, con qualche piovasco, a Leon e dintorni. Differenti altimetrie. Su è giù dal livello del mare sin quasi alle cime ghiacciate dell’Arco, da zero a duemila metri anche più volte al giorno, “stazionari” in Svezia bassi e piatti sulle distese interrotte dalle foreste e dai mille laghi e corsi d’acqua, sempre in quota, diciamo attorno ai duemila, in Messico.

Di conseguenza diverse le temperature e diversi anche i tipi di vegetazione, ovvio, dagli abeti ai cactus. Temperature attorno allo zero nella Francia Sud orientale, con piacevoli e discrete escursioni termiche e quegli squarci di sole che rendono mitici i paesaggi delle Alpi. Da zero in poi, quasi senza limiti ma… verso il basso in Svezia, i terrificanti -20, -25. In verità non così terrificanti perché quando esce un raggio di sole ti scalda il cuore ed è quanto basta, e poi lassù è tutto perfettamente organizzato per affrontare i rigori di un clima a noi sconosciuto. Quindi non ne senti i disagi, non è come da noi in Toscana, che se mette cinque centimetri di neve, scuole, strade, esercizi e amministrazioni vanno in blocco a oltranza. E in Messico, caldo. Non sempre e non troppo, a causa dell’altitudine e degli acquazzoni tropicali, e forti le escursioni termiche e di tasso di umidità.

Tre differenti rebus di… pneumatici, di conseguenza. Come sempre difficili, con qualche particolarità. A Monte-Carlo si esercita la propria propensione a… scendere a compromessi, vista la grande varietà di terreni e di fondi in funzione del clima. Più facile sbagliare che indovinare, ma valendo per tutti è un po’ come essere sulla stessa barca. In Svezia è d’obbligo la gommatura chiodata, e questo vale anche per noi che abbiamo scoperto attraverso l’efficacia della “chiodatura” da scarpa l’utilità sui pneumatici da corsa di questa soluzione. In Messico, invece, tendenzialmente in voga l’utilizzo di una mescola morbida a causa dei fondi spesso molto ben levigati, ma con un pronunciato indice di ripensamento verso mescole più dure e aggressive a causa della… paura che i fondi potessero scoprire le insidie di sempre. Infradito, insomma, ma con giudizio, e eventualmente consigliato il ritorno alla “polacchina”.

In tre step successivi è saltato fuori il livello di competitività degli Equipaggi, ma soprattutto quello delle Macchine, alle prime prove dei fatti dopo la lunga gestazione, la nascita e primi passi nei test. Il Monte-Carlo ha promosso Ogier, e ancora di più la Ford M-Sport, il Rally di Svezia ha portato in primo piano il potenziale Toyota nel ritrovato morale di Latvala e il Messico, già da taluni considerato prova d’appello per le Citroen, ha assolto e, anzi, celebrato, sia Meeke che le Macchine. In questo senso, sovvertendo la più logica delle previsioni, i primi tre Rally del Mondiale 2017 hanno sommessamente, ma direi casualmente, seppellito le Hyundai, “quasi” prime al “Monte”, quasi prime in Svezia… quasi nulle in Messico. Eppure la competitività della i20 è evidente, eccome. Solo che nei primi due appuntamenti ci ha pensato Neuville a rovinare tutto, e in Messico è andata appena meglio, ma non bene, a causa di un’epidemia di misteriosi “tagli” di potenza (la storia dei filtri aria, ci crediamo?).

Tre tipi di Rally anche dal punto di vista ambientale, del tifo, delle atmosfere, per tre modi di vivere. Nelle valli attorno a Gap trovi un po’ tutti e di tutto, tradizioni, usi e costumi del tifo e abitudini di vita si mescolano a causa delle ovvie, complesse, “contaminazioni”. Lungo le piste puoi trovare il tuo vicino di casa, le chiassose comitive scese dal Nord, tedeschi, francesi e italiani gomito a gomito. A parte il Principato, certamente popolato da gente un po’ più “tirata”, sulle piste del Rally è pienone di appassionati di tutte le estrazioni e culture. Paesini affascinanti e un po’ isolati, quelli dove è nato e cresciuto Sébastien Ogier che quindi polarizza il tifo, e città una dietro l’altra, hotel e motel ad ogni angolo di strada, accoglienza per tutti, relativamente facile, gente venuta per andare in bici, per sciare, per fare escursioni o trekking, tutti convertiti alla curiosità del Rally Mondiale. Gente del posto amabile, gentile, ospitale, e tutti appassionati. Non definirei freddi i nordici della Svezia, e senza dubbio lo sono molto meno dei vicini finlandesi. Non siamo abituati a quei climi, e siamo più freddini noi, o infreddoliti, e comunque è come se esistesse una differenza di fuso… termico.

Cambiano gli scenari, paesi e città sono anche molto distanti tra di loro, e in mezzo niente che non sia bianco, neve e ghiaccio. Non cambia l’ospitalità, se in Francia eri ospite di una famiglia simpatica, a Hagfors ci accoglie nella sua casa che era una scuola, Brigitte, fantastica ex cantante lirica e stilista cresciuta artisticamente in Italia, e rimasta molto… romana nel cuore. È un’esperienza che apre il cuore, grazie “Hummer” Martella. In Messico la città è più “banale”. Leon è un centro industriale, anche automobilistico, e la capitale regionale della pelle. Ma a noi di auto e cuoio non puoi venire a insegnare niente, per cui non si rimane abbagliati. Diventa invece interessantissima la “ricognizione” a Guanajuato, la storica città mineraria della Regione, che ha “sfamato” l’ingordigia di metallo prezioso di messicani e soprattutto spagnoli, diventando per tre secoli capitale della ricchezza. Oggi la montagna traforata di gallerie delle miniere è un po’ fuori dalle rotte turistiche, ma la sua urbanistica “Underground” e le sue gemme architettoniche meritano non una, ma due… molte visite. È un’esperienza anche quando nei tunnel non sfrecciano i bolidi del WRC. Non troppo diversi, invece, gli ambienti del “Paddock”, i parchi assistenza che seguono le regole della praticità al punto da dimenticare che sono fatti anche per i… turisti. Parcheggi, aree industriali, angoli morti. Dei tre, il più originale è il campo di volo di Torsby, in Svezia, un po’ remoto ma originale e, in mezzo alla “steppa” ghiacciata, un approdo rassicurante.

Tre appuntamenti Mondiali, tre di tutto e anche tre “grane” tecniche sottopelle, di natura diversa, anche molto, e dal risultato, per ora, difficile da decifrare. All’inizio sono andate “sotto accusa” la Toyota, per una serie di imprecisioni nell’utilizzo di materiali e geometrie particolari, anche di aerodinamica. Poi sotto accusa ci sono andate le Citroen, ree semplicemente, secondo gli appassionati, i critici e gli “esperti”, ma anche dell’establishment di Parigi, di non andare abbastanza forte, e dunque di essere sbagliate. Sbagliata era la teoria, detta anche dell’impazienza, visto che il fiato sul collo di Matton si è tradotto nell’acclamazione del Direttore Racing che, con la schiacciante vittoria di Meeke in Messico, è poi andato a nozze. Infine, notizia dell’immediato post Messico, a qualcuno non è andato a genio il cambio delle Fiesta, al punto da farlo sigillare e portare a Ginevra per un’”investigazione” basata sul sospetto del peso. Allora, la bolla Citroen non esisteva, ed era solo una questione di umore. La questione Toyota, mai ufficializzata, sembra rientrata nei ranghi con la concessione alla Squadra di un certo tempo per mettere le cose a posto, dunque niente di grave, e non vedo come il cambio della Ford possa essere così diversamente irregolare da quanto è stato trattato con precisa indulgenza.

Una cosa non differisce nelle tre prove che abbiano seguito da vicino: il livello dello spettacolo. In Francia, Svezia e Messico, sia pure in modo e dinamica diversi, son andati in scena i valori delle nuove WRC Plus, una potenza di fuoco che fa dei contenuti la spoletta di un nuovo tipo di spettacolo

La differenza tra i tre casi risiede anche nella maniera di trattazione. Per Citroen è una faccenda di umori, niente più, e solo il boss che ha chiamato in ballo degli errori può, ma non deve, rispondere. Per Toyota non esiste alcuna forma di ufficializzazione ma solo un vasto substrato di chiacchiericcio, che fa crescere il sospetto ma che di fatto riduce la consistenza delle eventuali storture. E per quanto riguarda Ford c’è l’ufficializzazione della iniziativa di controllo. Ma non si è mai detto che un atleta sottoposto a un controllo anti doping sia a priori un dopato, è una procedura random. Dunque il caso Citroen lo chiamiamo al confronto a torto, in verità solo per ricondurre gli altri casi ad un unico modo di procedere. Nessun commissario o federazione si è lasciato passare per la mente che qualcosa non funzionasse nelle Citroen, ci hanno pensato da soli in casa loro, nessuna risoluzione è emersa dal “caso” Toyota che dunque resta una speculazione ufficiosa, e si può dedurre che il controllo ai cambi di Ford possa essere uno show di zelo fine a se stesso. In realtà, un po’ più di chiarezza e tempestività di informazione da parte dell’istituzione sportiva o di rappresentanza del WRC, sarebbe benvenuta. Si direbbe solo che esistano dei difetti di procedura, che si debba ancora mettere bene a registro il rapporto di protocollo obbligatoriamente incrociato tra regolamento, chi lo interpreta e chi ne controlla l’applicazione.

Una cosa non differisce nelle tre prove che abbiano seguito da vicino: il livello dello spettacolo. In Francia, Svezia e Messico, sia pure in modo e dinamica diversi, son andati in scena i valori delle nuove WRC Plus, una potenza di fuoco che fa dei contenuti la spoletta di un nuovo tipo di spettacolo. Che poi è quello che il Pubblico dimostra di gradire.

Foto: Piero Batini, Manrico Martella

Argomenti

Pubblicità
Caricamento commenti...

Hot now