WRC17. Michel Nandan: “La vera sorpresa? Domani!”

WRC17. Michel Nandan: “La vera sorpresa? Domani!”
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Momento cruciale per il Team Principal della Squadra Hyundai, Michel Nandan, pronto ad incrociare la Storia con una i20 completamente nuova e le incognite del nuovo regolamento e degli avversari. L’opera è a buon punto
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
5 dicembre 2016

Monza, 1 Dicembre. Niente di peggio di un francese non soddisfatto. Esperienza inquietante, perché i francesi sanno fingere meno di noi e somatizzano nei tratti gli stati d’animo. Sorridono anche se hanno dei pensieri, ma sembrano topi in forno tristi e vaghi. È comprensibile, dunque, che il Nandan delle ultime due stagioni, ma forse sin dall’inizio della sua Avventura più importante, non fosse l’interlocutore più adatto a metterti a tuo agio. È comprensibile, all’improvviso nonostante una grande esperienza di settore, l’ora 58enne ingegnere francese, è nato a Monaco il 5 aprile del ’58, si era trovato a comporre, “from scratch”, tutti i tasselli del progetto WRC di Hyundai, lanciato come una delle sfide sportive più interessanti del secolo in corso. Da zero, era il 2012, erano nate una sede, Alzenau al centro di un triangolo-delle-bermuda di opzioni tecniche e logistiche, un Gruppo di Lavoro per una specifica emanazione Sportiva di un Marchio automobilistico dall’aria sino a quel momento piuttosto compassata, una Vettura da Rally senza compromessi, e un programma non certo su un’ottava più bassa. Fulcro del Progetto Hyundai WRC, la i20 gestita dal Team Hyundai Shell WRT per conto di Hyundai MotorSport. Anche per l’ex Pilota che aveva debuttato dall’altra parte del volante in Italia, ecco perché parla così bene la nostra lingua, e che vantava già cinque Titoli Mondiali Costruttori, non era certo una missione da passeggio. Per aggiungere un po’ di sale e rompere la “noia della routine”, inoltre, era arrivata anche l’avvisaglia, poi concretizzata, di un nuovo Regolamento che sarebbe entrato in vigore nel 2017, proprio quando, solitamente, arriva il momento di finalizzare. Tant pis.

La Hyundai è andata bene sin dall’inizio, ma non benissimo in rapporto con l’esplosione dell’”Avversario”, il Team ha comunque vinto, ma ha anche patito, ha dovuto ampliare i propri programmi, affrontare entusiasmi e umori meno positivi, alti e bassi inevitabili in un contesto dai limitati, e mai completamente godibili, momenti “zen”. La Macchina che scodinzola, il pilota che non va e recrimina la mancanza di motivazione, l’inevitabile pressione incrociata del risultato e dell’evoluzione della Specie. Diventa impossibile rispondere con autentica soddisfazione a chi domanda in continuazione se si puo’ essere soddisfatti. Almeno la finissero, accidenti ai giornalisti, di avere la passione per il dito nella piaga.

Poi, finalmente, gli astri si allineano. Alla fine della Stagione 2016 il Team Hyundai è Vice Campione del Mondo Costruttori, Thierry Neuville, completamente recuperato alle sue paturnie è Vice Campione del Mondo Piloti, alla i20 è seguita la programmata New Generation i20, la i20 R5 e, eccoci al momento chiave in cui si completa la sincronizzazione tra intenti e realismi, è pronta anche la i20 Coupé WRC versione 2017, che sarà affidata ai confermati Equipaggi per debuttare sulla stessa linea di partenza degli avversari a Monte-Carlo. Ciliegina sulla torta, l’”Avversario” si è ritirato, lasciando idealmente campo libero ai vice. Le solite domande: “Come va la Macchina nuova? Che obiettivi avete? Siete contenti dello sviluppo? Neuville può vincere il Mondiale? E perché non avete preso Ogier?”

Mi aspetto che Michel Nandan si incazzi e si lasci andare a un benservito del tipo: “La macchina, come previsto, va malissimo. Cercheremo di portare a termine almeno un Rally. Neuville non vincerà mai un Mondiale perché è belga. Non abbiamo preso Ogier perché aspettiamo che dimostri di valere qualcosa!”. Ma, niente colpo di scena, l’”Ingegnere” e Team Principal non fa una piega. Ha già risposto prima ancora che gli ponessero una sola domanda, quando Gyoo-Heon Choi, presidente di Hyundai Motorsport, lo ha annunciato alla platea degli sciacalli e fatto salire sul palco accanto alla svelanda i20 Coupé WRC.

Michel Nandan è salito vestito di un sorriso largo, completo e incontenibile, contagioso come l’entusiasmo del protagonista, finalmente tale, legittimato dal frutto del suo lavoro. Confortato da risultati e aspettative che hanno e creano riferimenti oggettivi e non sono più speranze o disegni tracciati nell’aria. L’arrivederci dell’”Avversario” favorisce una visione più Hyundai-centrica, ma non è questo il movente della evidente soddisfazione dell’Ingegnere che ha lavorato sodo, “from scratch”, addossandosi tutte le responsabilità e senza mai nascondendosi dietro ad un sorriso di circostanza.

Qualche domanda, tuttavia, ci resta nel becco.

Signor Nandan, era previsto sin dall’inizio che Hyundai Motorsport si impegnasse nella progettazione, nello sviluppo e nella costruzione, per non parlare della gestione sportiva, di ben 4 vetture (consideriamo anche la R5) in tre anni?

Michel Nandan. “Per la verità no. Prima di tutto perché non avevamo previsto ancora lo sviluppo della R5, che è venuto come uno step successivo, e poi soprattutto perché quando abbiamo iniziato noi il nuovo regolamento, quello che è storia di oggi e che si attiverà nel 2017, non era ancora neanche nell’aria.”

Quindi “from scratch” significa che ti hanno dato carta bianca e che tutte le decisioni e le scelte, anche quelle primordiali per arrivare al primo assetto generale, ricadevano sotto la tua giurisdizione. Una bella responsabilità, e un impegno notevole! Come eravate organizzati all’inizio?

Michel Nandan. “Non è stato facile, soprattutto all’inizio, quando non c’era ancora niente di organizzato veramente, neanche la base operativa e il lavoro degli ingegneri e dei tecnici. Tutto da fare, tutto da costruire. In quel momento è stato davvero difficile. Poi le cose hanno iniziato a funzionare, e l’anno scorso, e questa stagione logicamente ancora di più, siamo riusciti a lavorare davvero bene. Era una questione di organizzazione, di planning. Oggi abbiamo un reparto che lavora sulle WRC, e uno sulla R5. In effetti non era previsto di dover costruire una Macchina all’anno, per il solo fatto che non era ancora previsto un nuovo regolamento per il 2017. Avevamo previsto la New Generation i20, che era in programma con un leggero anticipo rispetto a quando è stata lanciata, e poi, con il nuovo regolamento, abbiamo dovuto mettere in cantiere anche la nuova i20 Coupé. Ma non direi che si sono creati elementi di disturbo.”

Quindi in un primo momento ogni responsabilità era di Michel Nandan? E come funziona adesso?

MN. “Beh, adesso abbiamo diverse persone, ciascuna incaricata di seguire un settore più specifico. Inoltre c’è Bertrand Vallat, che sin dall’inizio ha seguito la parte engineering, e ci appoggiamo ad altri ingegneri, per esempio per l’aerodinamica e per i calcoli. Abbiamo un reparto engineering anche per lo sviluppo del motore, al quale dobbiamo il propulsore della nuova i20. Diciamo che adesso siamo molto ben organizzati.”

Dunque è stata, ed è, responsabilità del manager far sì che la Macchina sia buona per i suoi Piloti, ma allo stesso responsabilità per il Manager far sì che anche il pilota sia buono per la Macchina. Quindi Michel Nandan ha avuto sicuramente non pochi grattacapi anche sotto questo aspetto. Per esempio nella gestione degli alti e bassi di Thierry Neuville?

MN. “Vero, sì, ma fino a un certo punto. Direi che per quanto riguarda la gestione dei Piloti interviene anche Alain Penasse, che mi aiuta moltissimo. Anche perché non posso far tutto. Le gestione Neuville? Sì, il Pilota a un certo punto era un po’ perso, questo è sicuro, però vorrei dire che siamo riusciti a identificare con precisione la natura del suo problema. Si è rimesso subito, abbiamo visto che si trattava soltanto di una questione psicologica, di confidenza con la Macchina.”

È stata tua l’dea di creare, un po’ come nel calcio, l’equivalente della “panchina lunga”, sulla quale far sedere quei Piloti non perfettamente in forma, o motivati, nel momento della “partita”?

MN. “No, no. Diciamo che siamo stati aiutati dai fatti, dalle circostanze. Era così, e si è reso necessario intervenire in quel modo, senza nessun pensiero ad una strategia particolare, ad una qualche mossa politica o di altra natura.”

Di riferimenti veri non ne abbiamo. È impossibile averne. E impossibile costruirne. L’unico riferimento che abbiamo è la “vecchia” Macchina, ma visto che il regolamento ne genera una molto diversa, non possiamo pensare di creare dei confronti. Sappiamo che la nuova Macchina è migliore, ma questo è normale, ci mancherebbe altro, ma non quanto è migliore rispetto alle altre, perché i test si effettuano in luoghi che non sono gli stessi, e quando lo sono non sono uguali le condizioni

Per Michel Nandan è stata veramente una sorpresa il ritiro di Volkswagen?

MN. “Sì, assolutamente sì. Per la verità ci aspettavamo una qualche reazione all’inizio dell’anno, a “caldo”, ma poi abbiamo visto che c’erano, erano lì, in “campo” annunciando ufficialmente che ci sarebbero stati fino al 2019, che i programmi non si toccavano. Quindi non ci abbiamo pensato più. Ma ecco che a fine anno è arrivato l’annuncio del ritiro, una vera sorpresa. Ancora adesso non si capisce bene perché sia stata presa quella decisione!”

Pur considerando che è stata una sorpresa, Michel Nandan non ha nessun rimpianto per non aver saputo o potuto prevedere che alla fine dell’anno, a Squadra fatta, avrebbe saputo che il Campione del mondo era “libero”?

MN. “No, è una cosa che è arrivata a sorpresa, e per noi a decisioni prese. È e va presa così, coma una cosa fatta. È vero che si può sempre dire: Ah, averlo saputo prima!, ma non lo abbiamo saputo prima e è andata così. La cosa che ritengo più importante, tuttavia, è il fatto che abbiamo confermato la stessa lineup del Team Hyundai Motorsport, con gli stessi Piloti, con lo stesso Team e la stessa famiglia. Con un “prodotto” nuovo, secondo me, questo è un autentico vantaggio. Perché c’è una sola componente nuova, seppure importante, da gestire, e tutto il resto è già funzionale, collaudato.”

Seimila chilometri con la Macchina nuova, che diventeranno quasi settemila aggiungendo le tre sessioni di prove da qui al Monte-Carlo, in un ambito nel quale non ci sono confronti, neanche indiretti. Che genere di riferimenti si riesce a costruire in una circostanza nuova per tutti come questa?

MN. “Diciamo che di riferimenti veri non ne abbiamo. È impossibile averne. E impossibile costruirne. L’unico riferimento che abbiamo è la “vecchia” Macchina, ma visto che il regolamento ne genera una molto diversa, non possiamo pensare di creare dei confronti. Sappiamo che la nuova Macchina è migliore, ma questo è normale, ci mancherebbe altro, ma non quanto è migliore rispetto alle altre, perché i test si effettuano in luoghi che non sono gli stessi, e quando lo sono non sono uguali le condizioni. Una sorpresa, questa è la grande sorpresa che ci attende: vedere come andrà la nuova i20 Coupé e come andiamo noi rispetto agli altri. Vale per tutti. Tutti siamo partiti dallo stesso punto e con lo stesso regolamento tra le mani. Sarà una sorpresa, vedremo qualcosa già a Monte-Carlo, anche se si tratta di un Rally un po’ speciale, e di più in seguito.”

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