CIR 2014. Andreucci ci spiega il Rally Adriatico

CIR 2014. Andreucci ci spiega il Rally Adriatico
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Pronti per le ultime due gare dall’Italiano. Si inizia dalla terra dell’Adriatico. La “battaglia” è serrata e aperta. Le caratteristiche particolari dell’Adriatico, e dell’edizione 2014 | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
19 settembre 2014

Ultimi due Rally, e la lotta per il primato dell’Italiano è ancora aperta. Rispetto alla stagione 2013 un deciso passo avanti per lo spettacolo offerto dal “thriller” del CIR. L’appuntamento con l’Adriatico è un “classico”, il Rally ha caratteristiche precise e particolari, e non sarà certamente la nuova formula a limitare l’impegno dei conduttori.

Ogni Rally ha la sua Storia. C’è un legame particolare tra Anna e te, e l’Adriatico?
«Tra me e Anna c’è sicuramente una storia molto particolare e molto bella. Tra noi due e l’Adriatico? Sicuro, c’è sempre una storia, e con gli anni le storie diventano più di una, a volte molte. Non un’esagerazione in questo caso, ma per esempio, il Rally Adriatico è stato il primo che abbiamo disputato nella nostra configurazione attuale, ovvero con Peugeot e con la Squadra. Correva l’anno 2009… correvamo anche noi, e abbiamo debuttato con la 207 Super 2000, vincendo la corsa e nove delle 12 Prove Speciali. Altre storie potrebbero essere scritte. Per esempio, avendolo vinto due volte, nel 2009 e 2012, perché non pensare al fatto che non c’è due senza tre?».

Ma l’anno scorso, se non ricordo male, non hai vinto…
«Sì, bravo, e dimmi te come facevamo con la “piccola” 208 R2! Avevamo, allora, un altro “lavoro”, che era quello di sviluppare la nuovissima R2. Comunque abbiamo vinto quello che dovevamo vincere, e per un pelo non siamo entrati nei dieci dell’Assoluta. Ti sembra poco?».

Dai, scherzavo! Parliamo di questo Adriatico, allora, e delle sue caratteristiche.
«Certo. La particolarità dell’Adriatico è nel fondo, nella terra che non “sfonda”, e “tiene” anche dopo diversi passaggi, e le macchine non soffrono. È un rally bello e veloce, non “scassamacchine” come il Sardegna, e non è lento come il San Marino».

La particolarità dell’Adriatico è nel fondo, nella terra che non “sfonda”, e “tiene” anche dopo diversi passaggi, e le macchine non soffrono. È un rally bello e veloce, non “scassamacchine” come il Sardegna

 

E la formula?
«Per la verità non capisco perché vanno a cercarsi i guai. Perché due sole prove in notturna al sabato e tutte le altre nella giornata di domenica? Le gare in notturna non vanno nella direzione dello spettacolo, e poi prove belle come quelle dell’Adriatico meritano di essere seguite alla luce del giorno. Tutta la seconda tappa, infatti, la giornata di domenica, è molto bella e tutte le sue Speciali meritano di essere seguite. Per il pubblico è senz’altro una bella occasione per vedere un gran Rally».

Dal punto di vista tattico, che input?
«C’è poco da fare tattiche, ogni metro dell’Adriatico sarà importante per l’evoluzione della classifica di Campionato. Per noi, per Scandola e per Basso. Le nostre posizioni di classifica sono talmente ravvicinate che non c’è spazio per strategie particolari. Scandola partirà certamente all’attacco, ha bisogno di punti e di fare la differenza, Basso e io, a seconda delle posizioni, potremmo accontentarci anche di un podio».


Il paragone con il Sardegna, con altre gare?
«In Sardegna sono stati cruciali il fondo disastrato di alcune Speciali, e anche fattori tangenti o esterni, come il fatto, per chi partiva dietro, di correre in un inferno di polvere. Il San Marino è stata una gara molto combattuta e “tirata” fino alla fine. Penso che l’Adriatico, sotto questo punto di vista, sarà più simile al San Marino».


Novità tecniche sulla macchina?
«Nessuna novità particolare. Come sempre abbiamo fatto qualche affinamento, qualche piccola modifica soprattutto di assetto in previsione della specificità della gara, ma ritengo che la 208 T16 abbia già raggiunto un notevole livello di competitività, e ora si tratta di fare funzionare perfettamente e all’unisono tutti gli sviluppi su cui i tecnici sono intervenuti. È una fase dello sviluppo della nuova Peugeot R5 nella quale è difficile, e anche poco opportuno, operare grandi cambiamenti, ma nella quale anche piccoli interventi possono fare una grande differenza».

 

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