Arai, Suzuki: «Con Ignis abbiamo creato una city-car simpatica ma anche solida e di qualità»

Arai, Suzuki: «Con Ignis abbiamo creato una city-car simpatica ma anche solida e di qualità»
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Emiliano Perucca Orfei
Abbiamo parlato della nuova Suzuki Ignis con Takehito Arai, Assistant Manager Styling Dept. del costruttore nipponico
26 ottobre 2016

Suzuki Ignis è stata sicuramente una delle novità più attese e chiacchierate del Salone di Parigi 2016. La nuova segmento A della Casa nipponica, infatti, introduce nuovi concetti stilistici ma anche una meccanica davvero degna di nota vista anche la possibilità di ordinarla in versione ibrida. Un prodotto che anticipa alcune tendenze di Suzuki e del quale abbiamo parlato con Takehito Arai, Assistant Manager Styling Dept. del costruttore nipponico.

Il design della nuova Ignis è molto personale ed originale e sta avendo un notevole riscontro in termini di visibilità per il brand e di attenzione per il prodotto. Ce ne vuole parlare?

«Con la nuova Ignis abbiamo realizzato un modello innovativo, attraente, diverso rispetto a quanto fatto nel passato. Il frontale della vettura è molto personale, si ricorda facilmente e la rende simpatica, ma allo stesso tempo abbiamo lavorato sodo per realizzare una vettura solida e di qualità.»

Con Ignis, ma anche con altri prodotti della vostra lineup, andate spesso a creare alternative alle vostre vetture di pari segmento piuttosto che evolvere la gamma. Come mai?

«In realtà le vetture che realizziamo sono di pari segmento ma solamente per questioni dimensionali o per scelte tecniche. La clientela a cui si rivolge Ignis, ad esempio, è solo in piccolissima parte quella di Celerio e viceversa. Si può dunque dire che anche quelle che sembrano delle sovrapposizioni siano effettivamente degli allargamenti della nostra proposta.»

Il design di Ignis è l'inizio di una nuova era per lo stile Suzuki?

«Sullo stand di Parigi, ma non solo, abbiamo notato che la nuova vettura attira molto gli sguardi. E' presto per dire come sarà il futuro dello stile del brand ma è chiaro che le soluzioni che piacciono al mercato devono essere valutate attentamente anche per lo sviluppo del resto della gamma. Non è detto che quello che funziona su un modello possa essere interessante anche per altri sviluppi.»

In Europa avete il vostro pubblico ma c'è una forte differenziazione tra quello che produce Suzuki in ambito auto e quello che fa per le moto. Per intenderci una GSX-R 1000 non trova riscontro nella produzione a quattro ruote. Come mai?

«Il cliente motociclista è completamente diverso da quello dell'auto ma per entrambe le linee di prodotto cerchiamo di dare risposte alle richieste che arrivano dal mercato, cercando di mantenere allo stesso tempo dei legami con la tradizione dei vari modelli. La GSX-R è un prodotto eccezionale, un vero cult tra gli amanti delle supersportive e mi sento di poter dire che non è esattamente vero che non abbiamo prodotti come quello tra le auto. La Swift nelle sue declinazioni più potenti è tutt'altro che un'auto poco emozionale. Chiaro che se dovessimo trasferire il concetto di supersportività di quella moto su un'auto dovremmo realizzare un veicolo in competizione con i top brand dell'auto sportiva, ma non è nelle nostre corde. Preferiamo puntare su qualità, stile e meccanica raffinata in segmenti più consoni all'andamento del mercato.»

Le piacerebbe disegnare una supersportiva?

«Certamente, le supersportive sono il sogno di ogni designer anche se credo che il livello di progettazione di una vettura come Ignis, che si rivolge ad una clientela decisamente più ampia e variegata rispetto ad una supersportiva, sia comunque una grande sfida tecnica per chi fa il mio lavoro.»

L'offroad è sempre stato un fiore all'occhiello di Suzuki. Il passaggio dal fuoristrada allo Sport Utility, però, sta facendo sparire molti modelli celebri dal mercato. Come la vede Suzuki?

«Per quasi tutte le auto in listino abbiamo anche una variante 4x4 e non è cambiata l'esigenza di mobilità; forse sono migliorate le strade e le persone che hanno bisogno di un vero fuoristrada sono diminuite. Noi abbiamo ancora in listino Jimny, che rimane uno dei migliori fuoristrada al mondo, ed abbiamo in progetto di tenerlo sempre aggiornato ed in linea con le esigenze e le aspettative dei clienti. Per quanto riguarda le altre 4x4, per intenderci Vitara, ha un aspetto meno offroad di un tempo ma la tecnologia ha permesso di realizzare una vettura molto più bella e comoda che in passato senza rinunciare alle velleità fuoristradistiche. Il mondo cambia e la tecnologia pure, quindi è normale che l'evoluzione abbia portato diverse tipologie d'auto a convergere.»

Sulla base delle diverse necessità volumetriche della parte tecnica si apriranno anche delle possibilità di stile ed il nostro lavoro sarà quello di interpretarle correttamente e tradurle in modelli attraenti e utili per i nostri clienti

L'elettrico secondo lei cambierà molto il modo di concepire l'auto? E l'ibrido?

«Di sicuro il design di una vettura, anche sotto pelle, potrà subire dei radicali cambiamenti in futuro. I motori elettrici sono più compatti dei termici, le batterie possono essere dislocate un po' ovunque ed hanno diverse esigenze di raffreddamento. Sulla base delle diverse necessità volumetriche della parte tecnica si apriranno anche delle possibilità di stile ed il nostro lavoro sarà quello di interpretarle correttamente e tradurle in modelli attraenti e utili per i nostri clienti. L'ibrido, invece, per come è concepito oggi non porta quasi alcuna differenziazione nello stile delle vetture. Ignis, per intenderci, vanta un sistema ibrido smart perfettamente integrato al look ed alla tecnica sotto-pelle della versione tradizionale.»

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