Maserati 3500 GT Convertibile Vignale, Ghibli 4700, Mistral 4000 e Quattroporte

Maserati 3500 GT Convertibile Vignale, Ghibli 4700, Mistral 4000 e Quattroporte
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  • di Claudio Pavanello
In occasione della conferenza su Maserati Classiche abbiamo avuto la possibilità di provare su strada le Maserati3500 GT Convertibile Vignale, Ghibli 4700, Mistral 4000 e Quattroporte seconda serie
  • di Claudio Pavanello
21 ottobre 2012

In occasione della conferenza su Maserati Classiche, la Casa del Tridente ci ha fatto il bel regalo di metterci a disposizione quattro vetture storiche da provare: 3500 GT Convertibile Vignale, Ghibli 4700, Mistral 4000 e Quattroporte seconda serie. Le prime tre di proprietà di collezionisti, che ci hanno affiancato nel test, ricchi di consigli e aneddoti, mentre la Quattroporte, che purtroppo non abbiamo fatto in tempo a guidare, di Maserati stessa.

Nonostante la crisi, i collezionisti presenti sono stati concordi nel riferire come le macchine d’epoca in generale, e le Maserati in particolare, continuino a vedere crescere le loro valutazioni. Le più ricercate, come Ghibli spider e Mistral spider, una volta messe sul mercato vengono mediamente vendute addirittura in meno di un mese, e non necessariamente all’estero. Tornando a questo breve e ovviamente molto cauto test, svoltosi a Mantova in onore di Tazio Nuvolari, possiamo dire che salire su fuoriserie anni ’60 è sempre una bella emozione.

Alla fine rimaniamo dell’impressione che in questi decenni le vetture abbiano fatto passi in avanti giganteschi sul fronte della sicurezza, del confort, del rispetto dell’ambiente e della facilità di conduzione, ma che tutto sommato, i “fondamentali” legati al concetto di automobile, a  cominciare dal piacere di guida, siano rimasti gli stessi.

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Nel panorama delle auto d’epoca la Ghibli si caratterizza per proporzioni ancora molto attuali, senza sembrare “stretta” come alcune sue contemporanee

Ghibli: emozionante oggi come ieri

Quello che vogliamo dire è che se un computer del 1970 è irrimediabilmente obsoleto rispetto ad un moderno pc, la Ghibli (nata nel 1966) ha invece, seppure in una forma più primitiva, tutte le cose che caratterizzano ancora una sportiva attuale, a cominciare da un motorone V8 che spinge forte con i suoi quasi 350 CV, per terminare con alzacristalli elettrici e condizionatore, il tutto condito da un paio di quintali in meno rispetto ad una supersportiva attuale di simili dimensioni.

Se poi parliamo di fascino, le decine di ragazzini che si sono precipitati a fotografarla sono un importante indizio di come certe linee (ricordiamo in questo caso disegnate da un giovanissimo Giugiaro, allora dipendente della Ghia) siano immortali. Peraltro nel panorama delle auto d’epoca la Ghibli si caratterizza per proporzioni ancora molto attuali, senza sembrare “stretta” come alcune sue contemporanee; in effetti le dimensioni sono paragonabili ad una Granturismo attuale. Senza dubbio il trio di rivali Ghia-Daytona-Miura  rappresenta negli anni ’66-‘74 uno dei momenti  di massimo splendore del design italiano.

3500 GT Convertibile: linee classiche immortali

Discorso simile per la 3500 GT Convertibile del 1961, cui Vignale (il designer incaricato fu Giovanni Michelotti) ha dato delle forme spettacolari nella sua classicità. Il modello da noi testato ( ne sono stati costruiti circa 250) è uno degli ultimi con carburatori, perché proprio nel 1961 fu introdotta l’iniezione meccanica Lucas (ed anche la quinta marcia, nel ’62 arriveranno invece i dischi posteriori), alzando la potenza da 220 a 235 CV.

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La 3500 GT Convertibile del 1961 ci ha stupiti per la regolarità di funzionamento e la progressione fin dai più bassi regimi

 

Questo sei cilindri in linea ci ha stupiti per la regolarità di funzionamento e la progressione fin dai più bassi regimi; ci aspettavamo una vettura difficile da condurre anche solo a passeggio, invece si è dimostrata sorprendentemente domestica e docile, anche nel cambio. Da segnalare di questa bellissima cabriolet (con porte, cofano anteriore e sportello del baule in lega leggera) che fu la prima vettura italiana a montare di serie  gli alzacristalli elettrici.

Mistral: comodità e sportività

La Mistral (prima Maserati ad essere chiamata – su suggerimento dell’importatore francese -con il nome di un vento)  del nostro test, una delle ultime prodotte, aveva invece l’iniezione, e questo è un po’ il cruccio dei suoi proprietari, essendo difficile da mettere a punto e con ricambi di problematica reperibilità. Non a caso infatti alcuni decidono di trasformarla a carburatori per una maggiore tranquillità ed affidabilità.

Disegnata da Pietro Frua, la Mistral, nata nel 1964, si caratterizza per essere la prima vettura con radiatore sotto il paraurti, oltre ad introdurre l’elemento estetico molto forte del lunotto posteriore apribile. Al volante di questa berlinetta da 265 CV (il motore è l’ultima evoluzione del sei cilindri della 3500 GT) si apprezza la notevole comodità, che è caratteristica peculiare di un po’ tutte le Maserati: sportivissime si, ma sempre con un occhio al confort negli assetti, nelle sedute ed anche negli abitacoli, decisamente spaziosi per conducente e passeggero. Non a caso rispetto a Ferrari e Lamborghini, le Maserati di questi  anni erano considerate le più versatili.

3500 GT e Mistral, più anziane, denunciano una posizione di guida pensata per l’altezza media degli italiani di allora, mentre la Ghibli appare più attuale anche nella disposizione dei comandi

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La Mistral si caratterizza per essere la prima vettura con radiatore sotto il paraurti, oltre ad introdurre l’elemento estetico molto forte del lunotto posteriore apribile

 

3500 GT e Mistral, più anziane, denunciano una posizione di guida pensata per l’altezza media degli italiani di allora, mentre la Ghibli appare più attuale anche nella disposizione dei comandi, con una plancia aereonautica come si usava sulle supercar di quel periodo. Volendo fare un sunto della nostra esperienza di guida, i limiti più evidenti si evidenziano, per progettazione (ed anche anzianità), nei freni  deboli e nello sterzo pesantissimo in manovra (ma Mistral e Ghibli potevano avere il servosterzo optional). Sicuramente avendo la possibilità di spingere (magari sul bagnato) sarebbero saltati fuori ovvi limiti di tenuta che ci avrebbero fatto enormemente apprezzare le sospensioni evolute dei giorni nostri rispetto alle balestre di queste macchine ed ovviamente gli ausili elettronici.

Il motore: sempre in grado di emozionare

Le caratteristiche che ci hanno invece  sorpresi positivamente per attualità ed efficienza sono stati i propulsori, molto piacevoli, l’abitabilità, il confort ed ovviamente queste linee così belle, geniali e poetiche. Non possiamo che essere a fianco di Maserati in questo recupero del proprio inestimabile patrimonio storico tramite il programma “Maserati Classiche”, cui auguriamo tutto il successo possibile.

Rimane, partecipando a queste manifestazioni, sempre un po’ l’amaro in bocca riflettendo che un paese che ha prodotto simili inarrivabili capolavori meccanici non sia in grado di realizzare una normativa sulle auto d’epoca univoca e razionale, lasciando alle singole Regioni, provincie e Comuni di legiferare in maniera spesso incoerente e confusa.

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