Dakar, Hirvonen: “Ibrido e guida autonoma? Il Motorsport è un’altra cosa…”

Dakar, Hirvonen: “Ibrido e guida autonoma? Il Motorsport è un’altra cosa…”
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Mikko Hirvonen, 4 volte vicecampione del mondo WRC e pilota del team Mini X-Raid, si è confessato ai nostri microfoni, parlando a tutto tondo del motorsport, comprese le tecnologie che stanno prepotentemente prendendo piede nel settore automotive
22 settembre 2016

Monaco di Baviera – L’ultimo giorno d’estate, da queste parti, vuol dire una cosa sola: Oktoberfest. È in questo scenario, dove la cannella profuma ogni cosa mentre carretti trainati da cavalli imponenti trasportano botti e botti di birra per la gioia dei visitatori – italiani in primis – che intervistiamo Mikko Hirvonen. Corporatura minuta, faccia sorridente, viso da bravo ragazzo: quasi non si direbbe di trovarsi a tu per tu con un quattro volte vicecampione del mondo WRC, secondo solo alla leggenda alsaziana, Sébastien Loeb.

«Non è che faccia proprio caldo, da queste parti…» ironizziamo, visto il tempo nuvoloso che ci ricorda l’Italia del nord in pieno novembre. «Oggi è una bella giornata, almeno non piove!» ci risponde Mikko sorridendo.

Nel motorsport, anche a seguito della direzione intrapresa dai costruttori di auto, stiamo assistendo ad un proliferare di vetture da competizione ibride. Cosa ne pensi?

«Prendiamo ad esempio la Formula 1. Una volta le monoposto erano aggressive, velocissime, e avevano un rumore spettacolare, che da solo bastava a farti capire quanto fossero potenti. Anche le WRC erano sulla stessa lunghezza d’onda. Ora, invece… Direi che le vetture ibride dovrebbero gareggiare in classi separate, dedicate a loro, senza andare ad intaccare la vera natura del motorsport. Intendiamoci, questa è la direzione intrapresa dal mondo dell’auto, però…»

Quindi, cosa ne pensi del prossimo campionato di Roboraces, ovvero vetture simili alla Formula E ma a guida autonoma?

«Il motorsport è un’altra cosa. Non chiamiamola nemmeno competizione a motore. Sembra qualcosa simile alla Play Station… In pratica, vedremo adulti che giocheranno con grandi automobili radiocomandate.»

Di recente sei passato, dopo una bella serie di successi nel WRC, alla Dakar, nello squadrone Mini. Quali differenze hai trovato tra le due competizioni?

«Sono due mondi diversi. Nel cross-country, prima di tutto, non hai le note, quindi non sai mai cosa puoi aspettarti dietro una curva o dopo un salto e devi lasciarti molto margine di sicurezza. Un altro aspetto che cambia è la distanza: stiamo parlando di prove speciali di 150-200 km che continuano per 6 o 12 giorni. Anche sotto l’aspetto fisico è nettamente più stancante una Dakar di un intero mondiale WRC.»

È più divertente il Mondiale Rally o quello Cross-Country?

«Se vai a guardare solo la velocità, allora rispondo senza pensarci: WRC. Se vuoi l’avventura – cosa che al momento sto cercando – Dakar e Cross-Country sono nettamente migliori. Non mi divertivo più su strade battute, è per questo che mi sono convertito ai rally raid.»

Cosa credi che abbia fatto passare alla Dakar molti tuoi ex colleghi, come Loeb o Sainz?

«Penso che anche loro fossero alla ricerca dell’avventura. Qualche volta è frustrante non sapere cosa aspettarti sul percorso – soprattutto per chi, come noi, ha passato una vita a farselo dire con le note dal navigatore – ma questo è un vero ed impagabile ritorno all’avventura, l’aspetto che più conta in queste manifestazioni.»

Parliamo del 2017: Mini saprà togliere lo scettro a Peugeot?

«Sarà sicuramente una sfida dura, forse ancor più difficile dell’anno scorso. Noi abbiamo sviluppato parecchio la vettura, ma anche i nostri avversari sono migliorati. La corsa è dura e può succedere di tutto, anche nelle ultime 24 ore. La velocità pura è uno degli aspeti principali, ma non il solo che conti, dato che anche la tattica ha una certa rilevanza.»

Pensi che i costruttori stiano riscoprendo il fascino del motorsport?

«Sembra di sì, spero si continui in questa direzione. Toyota, ad esempio, torna nel WRC ed ufficialmente anche alla Dakar. Mi piacerebbe vederne qualcuno in più, ad essere onesto…»

E se ci fosse la possibilità di gareggiare nel WRC come Wild Card?

«Penso che rifiuterei. Al momento sono concentrato al 100% sulla Dakar con Mini. Ho più tempo da dedicare a me stesso e alla mia famiglia.»

Una volta le monoposto di F1 erano aggressive, velocissime, e avevano un rumore spettacolare, che da solo bastava a farti capire quanto fossero potenti. Anche le WRC erano sulla stessa lunghezza d’onda. Ora, invece… Direi che le vetture ibride dovrebbero gareggiare in classi separate, dedicate a loro, senza andare ad intaccare la vera natura del motorsport

Anche il mondo della comunicazione si sta evolvendo verso il digitale. Pensi che possa essere un vantaggio per la diffusione del motorsport?

«Si, perché per certi media è difficile trattare determinati aspetti. La situazione, però, sta cambiando grazie a internet: ora è più facile avere più canali di informazione per merito dei social, Twitter e Facebook in testa. Non dobbiamo dimenticarci dei giovani, bisogna pensare a categorie propedeutiche e poco costose dove possano muovere i primi passi, un po’ come facciamo in Finlandia. Solo così arrivano i talenti.»

Hai mai pensato di metterti in gioco come navigatore?

«Assolutamente no. Chi si fiderebbe a salire a fianco di un pazzo scatenato…?»

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