L'Airbus A380 in pensione anticipata. 10 flop simili a quattro ruote

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Dalla Fiat Stilo alla Renault Vel Satis, i modelli che sono stati un buco nei bilanci delle rispettive Case
18 febbraio 2019

Il “gigante dei cieli”, la fortezza volante in grado di trasportare più di 850 passeggeri, ovvero l'Airbus A380, va in pensione. Troppo pochi gli ordini, troppo alto il prezzo (445 milioni di dollari) e soprattutto un mercato dei voli di linea che è cambiato contro le previsioni, con più passeggeri ma meno margini, i fattori che ne hanno decretato il fine carriera anticipato.

Il progetto sostenuto finanziariamente da Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna perché troppo costoso per la sola Airbus, spiccò il primo volo, quello inaugurale, nel 2005. Sulla carta, i piani prevedevano una produzione di 321 esemplari di A380. Ne saranno prodotti invece da qui al 2021 solo 251. Una bella mazzata per i conti di Airbus, ingannata dai calcoli di un traffico adatto all'A380 forse troppo ottimistici, costretta a terminare dopo poco più di un decennio e mezzo la carriera della sua “ammiraglia”. Basti pensare che il suo rivale, il Boeing 747, ha compiuto nel 2009 50 anni.

Un flop, insomma, come tanti ce ne sono stati del resto nell'industria dell'automobile. Qualche anno fa la specialista in ricerche di mercato Bernstein Research ha stilato una classifica molto interessante delle auto che hanno fatto più perdere soldi ai costruttori. Alcune sono state dei flop evidenti, altre sono state abbastanza apprezzate dal pubblico, ma per la Casa si sono rivelate tutt'altro che un buon affare.

Smart fortwo I
Smart fortwo I

Smart I

Come ad esempio la smart di prima generazione, quella lanciata nel 1997. Trazione posteriore, uso massiccio dell'alluminio, elettronica avanzata e soprattutto quasi nessuna possibilità di sfruttare componentistica presa a prestito da modelli pre-esistenti ne fecero lievitare i costi di r&d all'inverosimile. Gli analisti hanno calcolato che Daimler ci ha rimesso ben 3,35 miliardi di euro, ovvero 4.470 euro per ogni esemplare venduto

Fiat Stilo
Fiat Stilo

Fiat Stilo

Altro grande flop è stata la Fiat Stilo. Nata nel 2001, doveva essere la rivale della Volkswagen Golf. «Offrire, oggi, tutto quello che le vetture concorrenti proporranno solo in futuro», dissero allora i dirigenti del Lingotto assegnando la missione alla segmento C torinese. Che però si trascinò stancamente fino al 2010, con un aggiornamento di metà carriera che non ne riuscì a risollevare le sorti. Poco più di 600.000 esemplari prodotti in un decennio non sono proprio numeri da record, considerando che le stime dicevano 380.000 unità all'anno. Le perdite sì: 2,1 miliardi di euro è quanto bruciato da Fiat nel tentativo dei primi anni 2000 di affermarsi nel segmento C, ovvero 2.729 euro di perdita per ogni Stilo venduta.

Volkswagen Phaeton
Volkswagen Phaeton

Volkswagen Phaeton

A posteriori è facile azzeccare le previsioni, ma col classico senno di poi solo oggi si capisce quanto fosse insensata per Volkswagen (che, com'è noto, in tedesco significa “auto del popolo”) la scelta di realizzare una superammiraglia come la Volkswagen Phaeton del 2002. Non solo motori poderosi (come il 6.0 W12 o il 5.0 V10 turbodiesel), piattaforme dedicate, ma anche una fabbrica tutta per lei, la Glaserne Manufaktur, la fecero diventare il cosiddetto bagno di sangue. Era una berlina qualitativamente impeccabile, ma aveva un grosso problema: per ogni Phaeton venduta era Volkswagen perdeva 28.101 euro. Alla fine della sua carriera, conclusa nel 2015, totalizzerà circa 85.000 esemplari venduti. Il business plan diceva che se ne dovevano produrre 11.000 all'anno.

Peugeot 1007
Peugeot 1007

Peugeot 1007

I francesi sono maestri nel proporre auto fuori dagli schemi. Alle volte va bene, altre no. Come nel caso della Peugeot 1007 prodotta dal 2005 al 2010. Per essere comoda era comoda, con la sua unica porta scorrevole che la rendeva uno dei monovolume più compatti più originali di metà anni 2000. Purtroppo, però, una tale complicazione la rese poco o nulla profittevole. Lanciata ad un prezzo intorno ai 18.000 euro, la Casa francese si rese conto nel giro di pochi mesi che non sarebbero arrivati neanche a metà dei 150.000-200.000 esemplari stimati al primo anno. Ragion per cui il prezzo fu ridotto a 12.000 euro, facendo crollare i margini. La 1007 creò nelle casse transalpine un buco da 1,9 miliardi.

Mercedes Classe A I
Mercedes Classe A I

Mercedes Classe A I

Ancora oggi ricordata come l'auto che fallì clamorosamente il “test dell'alce” ma anche come quella che rese popolare l'ESP, il dispositivo che ne curò i difetti di gioventù, la Mercedes Classe A, prima trazione anteriore della Casa della Stella, ha avuto il merito di avvicinare a Mercedes un pubblico prima sconosciuto. E' stato un modello molto apprezzato dal mercato, eppure la prima generazione per l'ufficio bilancio è stata una voce da conteggiare in rosso. 1.443 euro di perdita per ogni Classe A venduta, per un totale di 1,77 miliardi persi.

Bugatti Veyron 16.4
Bugatti Veyron 16.4

Bugatti Veyron 16.4

E' il modello più ammirato al mondo, tranne che dai ragionieri Volkswagen: è la Bugatti Veyron, l'auto da 1.000 e passa cavalli, l'auto da oltre 400 km/h. Al pari della Phaeton, fu un pallino di Ferdinand Piech, che non ebbe pace fino a che non fu pronta, nonostante il costo del suo sviluppo lievitasse giorno dopo giorno fino a raggiungere la cifra di 1,7 miliardi. Bernstein ha calcolato che per ogni Veyron venduta, Volkswagen ha incassato 1,43 milioni ma ne ha persi più di 4,5.

Jaguar X-Type
Jaguar X-Type

Jaguar X-Type

E' stata a suo tempo la best seller di Jaguar con 362.000 esemplari venduti dal 2001 al 2009. Eppure la Jaguar X-Type, tentativo della Casa di Coventry allora membro della Ford Motor Company di insidiare le “segmento D” tedesche, è stata un buco nell'acqua dal punto di vista dei profitti. Previsti 200.000 esemplari all'anno; effettivamente realizzati: 70.000. La X-Type ha scontato soprattutto nei primi anni la mancanza di una motorizzazione Diesel che è poi arrivata con le versioni 2.0 e 2.2, mentre di poco ha contribuito la versione wagon realizzata in collaborazione con Pininfarina. Il costo di sviluppo ammontò a 1,7 miliardi, ma per ogni esemplare il Giaguaro perdeva 4.687 euro.

Renault Laguna III
Renault Laguna III

Renault Laguna III

Di tanto in tanto le Case francesi si mettono in testa di fare concorrenza alle tedesche nel loro terreno preferito, le berline premium medie. E' questo il caso della Renault Laguna di terza generazione, una specie di UFO a quattro ruote, tanto era difficile incontrarne una. Anonima all'inverosimile, quando fu lanciata nel 2007 subì più di altre la concorrenza di coloro che si stavano spostando sui crossover. Farla costò alla Casa della Losanga 1,5 miliardi di euro, in pratica una perdita di 3.548 euro a vettura.

Audi A2
Audi A2

Audi A2

Leggera, compatta ma discretamente spaziosa considerando le dimensioni, consumi irrisori: la Audi A2 è uno di quei modelli di cui ti chiedi: «Perché non la fanno più?». E' presto detto: ogni A2 immatricolata costava alla Casa tedesca 7.532 euro da aggiungere alla voce “perdite”. Colpa dell'alluminio del telaio, della ricerca aerodinamica e della complessità di assemblaggio in generale. Il suo costo di sviluppo di 1,3 miliardi non è stato mai ammortizzato dal 1999 al 2005, anno in cui Audi decise di mettere un freno all'emorragia provocata dalla innovativa ma poco profittevole A2.

Renault Vel Satis
Renault Vel Satis

Renault Vel Satis

Altro esempio delle velleità (non soddisfatte) francesi nei confronti dell'alto di gamma è la Renault Vel Satis. Nata nel 2002 e prodotta fino al 2009, era un'ammiraglia che voleva coniugare i concetti "Velocity" e "Satisfaction". Chi l'ha provata può confermare che era un'eccellenza in fatto di comfort, ma il design era davvero poco digeribile. Risultato: appena 62.201 esemplari prodotti fra il 2001 e il 2009 e una perdita cada-unità di ben 18.712 euro per un costo di sviluppo di 1,2 miliardi.

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