Villeneuve: «Rallycross? Amo le sfide, mi fanno sentire giovane. E poi ho le gare nel sangue»

Villeneuve: «Rallycross? Amo le sfide, mi fanno sentire giovane. E poi ho le gare nel sangue»
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Emiliano Perucca Orfei
In occasione della presentazione del Mondiale Rallycross abbiamo avuto modo di parlare con uno dei grandi protagonisti della stagione, Jacques Villeneuve, che si affaccia per la prima volta a questa nuova discliplina, creando molte aspettative tra gli appassionati
24 aprile 2014

Franciacorta - In occasione della presentazione del Mondiale FIA Rallycross abbiamo avuto modo di parlare con uno dei grandi protagonisti della stagione, Jacques Villeneuve, che si affaccia per la prima volta a questa nuova discliplina, creando molte aspettative tra gli appassionati.

 

Tutto questo è una nuova sfida che stai per iniziare
«Si, amo le sfide, ti fanno sentire giovane. Ho le gare nel sangue, per cui ne ho davvero bisogno: non è solo la guida dell’auto, è la competizione, il sentirsi migliore dell’avversario. E’ bello trovarsi ad affrontare una sfida di cui di fatto non so nulla, in cui ci saranno piloti che vanno molto più forte di me. Dovrò trovare il modo di diventare bravo come loro e poi fare meglio di loro.»

Quindi non sai nulla di Rallycross?
«No, di fatto no. Cioè, ho visto qualche filmato ed è una cosa davvero molto eccitante. E poi ho corso sul ghiaccio, che in qualche modo presenta delle similarità, ma no, in effetti non ne so nulla. Non è uno sport facile da seguire se non si vive dove viene trasmesso, e fino all’anno scorso vivevo a Montreal dove non si sa nemmeno di che si tratti. Però è un vantaggio, perché posso affrontare la sfida a mente aperta, senza preconcetti.»

Si tratta comunque di qualcosa di molto diverso da quello che eri abituato a fare
«Si, è un po’ come saltare da una F1 alla NASCAR. Però alla fine stiamo parlando sempre di guidare macchine da corsa: il fondo è in terra invece che in asfalto? Va bene, vuol dire che la macchina deraperà un po’. Non c’è niente di arcano, resta un’auto da corsa con quattro ruote, si tratta di sentire cosa sta facendo da un punto di vista meccanico.»

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Per Villeneuve il Rallycross rappresenta una sfida completamente nuova


Ti sei divertito per quello che hai potuto provare finora?
«Si, molto. Queste auto sono veloci, più veloci di quanto mi aspettassi. Non avevo fatto ancora niente di simile, tranne le gare sul ghiaccio. Però ho confidenza con la guida in derapata: da giovane ho corso in motocross e mi è sempre piaciuto andare di traverso. Forse è un retaggio del mio passato nello sci, dove devi essere in grado di ragionare in tre dimensioni e tenere in considerazione come spesso ci si trovi con l’angolo d’attacco sbagliato rispetto alla traiettoria, e quindi capace di gestire la perdita d’aderenza.»

Se dovessi quantificare, come ripartiresti la percentuale fra auto e pilota nel successo in gara?
«Facile: con una macchina non competitiva vincere è impossibile. Si possono fare delle belle gare, ma non con regolarità, quindi alla fine il vincitore è sempre un buon pilota in una buona macchina. Negli altri casi, pilota scarso in una buona macchina, una macchina scarsa con un buon pilota è difficile che arrivino risultati con regolarità.»

Io voglio solo correre - sorride Jacques - e dovunque trovi un buon volante da stringere, quale che sia il campionato, è un’occasione da considerare


Qui nel Rallycross c’è una vettura superiore alle altre?
«Non lo so, ancora non sono riuscito a farmi un’idea precisa. Una sola giornata di test, anzi, una mezza giornata non è stata sufficiente a capire cosa serva per vincere.»

Perché la scelta Peugeot?
«Banalmente, perché la squadra corre con Peugeot. Peraltro conosco bene i responsabili sportivi Peugeot avendo corso con loro a Le Mans, ma non è stato questo il motivo. Mi piace il team e il loro atteggiamento, spesso la cosa conta più di una buona macchina.»

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Villeneuve partecipa al Rallycross con una Peugeot 208 di un team scozzese


L’impegno dev’essere piuttosto diverso, a livello di tensione, rispetto alla Formula 1
«Sicuramente, ma non credere che sia più facile da un punto di vista del pilotaggio. Ci sono meno soldi in ballo e quindi l’ambiente qui non è pesante come in F1. Spero che resti così e non cambi, ma visto che stanno arrivando costruttori e sponsor ho l’impressione che ci sposteremo in quella direzione. E’ normale, del resto.»

In effetti hai una grande esperienza di diverse discipline e campionati. Vuoi forse provare a correre dappertutto?
«Io voglio solo correre» sorride Jacques. «e dovunque trovi un buon volante da stringere, quale che sia il campionato, è un’occasione da considerare. Mi sono imbarcato in progetti che non hanno funzionato, altri invece hanno dato ottimi risultati. Bisogna continuare a provare. Tutte queste esperienze mi hanno reso più semplice adattarmi a nuove discipline; quando ho lasciato la Formula 1 ero preoccupato perché credevo che avrei faticato ad adattarmi a qualunque altra cosa. E invece, con il tempo, sono diventato molto versatile; certo, ho corso anche in campionati che nemmeno sapevo che esistessero. Bisogna abituarsi a capire bene le sfide che si affrontano, e la cosa è eccitante. E l’esperienza fatta si rivelerà molto utile nel Rallycross.»

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Villeneuve non parteciperà a tutte le gare del Rallycross perché alcune sono in concomitanza con la Nascar


Quindi pensi che correrai a lungo qui?
«Certo, sono qui per dare il mio contributo alla crescita del campionato. Vediamo come mi trovo, poi capiremo, ma il mio è un progetto a lungo termine. La specialità sta crescendo anche in Canada: gli organizzatori sono riusciti a portarlo nel weekend in cui corre la NASCAR, in maniera da allargare la base dei fan del Rallycross, che normalmente non avrebbero modo di conoscerlo. Penso che l’ambiente sia ricettivo: in Quebec tutti conoscono il motocross, si corre molto sulla terra anche se per qualche motivo il Rally non è granché popolare.»

Corri con un team Peugeot privato, ma la Casa del leone è impegnata anche ufficialmente. Come credi che gestiranno la situazione?
«Sicuramente immagino che in Peugeot preferiscano vincere con il team ufficiale, ma penso che ci daranno comunque una mano, anche perché in un campionato tutto può succedere. Ve lo farò sapere dopo che avremo corso qualche gara, comunque…» (ride)

Non ho davvero idea di quello in cui mi sono infilato, l’unica cosa che so è che in tutto quello che ho fatto ho sempre trovato il modo di migliorare


Cosa ti aspetti per quest’anno? Pensi di poter fare qualche bella gara?
«Sarebbe grandioso, davvero. Non ho davvero idea di quello in cui mi sono infilato, l’unica cosa che so è che in tutto quello che ho fatto ho sempre trovato il modo di migliorare anche se negli sport motoristici la situazione non è mai al 100% sotto controllo. Devo sperare che vada tutto bene anche con il team,  che finora si è dimostrato fantastico: tutte le volte che abbiamo lavorato sulla macchina i risultati si sono visti. Mi dispiace solo che non potrò correre tutte le gare del campionato per concomitanze con la NASCAR.»

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I più bei ricordi sportivi per Villeneuve non appertengono al mondo della F1, benché possa dire di aver vinto un mondiale nella massima categoria


Bilanciare gli impegni di due campionati non dev’essere banale, anche solo prendere la decisione dev’essere stato impegnativo.
«Sicuramente si, però mi sentivo di fare così e ho seguito il mio istinto. Durante la mia carriera mi sono accorto che tutte le volte che mi metto a pensare troppo su una cosa è il momento in cui mi dimentico delle sensazioni e finisco per commettere degli errori. Quando non riesco a trovare subito una risposta logica al problema o alla domanda che ho davanti è meglio se faccio quello che mi suggeriscono i sentimenti, perché è inutile continuare a pensare troppo, la risposta evidentemente non viene e non verrà dal ragionamento.»

Tu che hai tanta esperienza in diversi campionati, cosa ne pensi dei regolamenti basati sui consumi che la FIA sta iniziando a imporre in giro?
«Lo trovo abbastanza naturale: che nelle corse si debba tenere conto dei consumi è giusto. Alla fine degli anni 80, all’epoca dei Turbo la gestione dei consumi era fondamentale e le gare erano bellissime, la cosa di per sé non è sbagliata. Sono altri gli aspetti che a mio parere sono sbagliati, come fare finta che tutta questa cosa abbia funzioni ecologiche, non è vero e non ha senso. L’intero impianto elettrico pesa 110 kg, un 20-25% del peso complessivo della vettura che quindi alla fine è meno efficiente, al di là delle dichiarazioni di facciata. Hanno pasticciato con il peso minimo e alla fine hanno aggiunto peso: se consideri che si stima come 10 kg penalizzino di circa 4 decimi al giro, vedi che alla fine stiamo parlando di 4 secondi. Le macchine potrebbero girare 4 secondi al giro più veloci.»

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La Peugeot 208 con cui Villeneuve affronterà le gare del Rallycross 2014


Però le vetture sono migliorate, perché i tempi non sono calati di molto.
«Si, perché hanno raddoppiato la potenza dell'elettrico e poi le gomme sono migliorate. Però, sinceramente, ci sono anche altri aspetti negativi come l'elettronica che controlla la frenata. E' tutto un casino...per non parlare poi del flussimetro per cui ha pagato Ricciardo in Australia: potremmo avere motori da 1000 cavalli mantenendo comunque un consumo massimo di 100 litri a gara. Poi toglierei la telemetria, così il pilota sarebbe costretto a riflettere e a prendere le sue decisioni, mentre adesso ogni giro il team dice cosa fare: rallenta, accelera…»

Qual è la vettura che ti è piaciuta di più da guidare nella tua carriera?
«Ogni macchina con cui ho vinto. L’Indycar che avevo nel 1995, la Williams del Mondiale. Ma le gare più divertenti forse le ho corse in NASCAR: sull’ultimo stradale che abbiamo affrontato avevo quasi 900 cavalli, praticamente zero grip...una cosa incredibile, tutta meccanica, e dopo tre giri ero perso. Una cosa brutale, dovevi andare oltre il tuo limite, inventarti qualcosa, una sfida incredibile. Sicuramente la Formula 1 è un’altra cosa: in Malesia ci sono due curvoni veloci, e l’ultimo anno all’uscita dalla seconda di queste curve vedevo nero perché il sangue non arrivava agli occhi...tiravamo 5,5 G, più di adesso. Per certi versi era anche più piacevole.»

La Formula 1 è un’altra cosa: in Malesia ci sono due curvoni veloci e l’ultimo anno all’uscita dalla seconda di queste curve vedevo nero perché il sangue non arrivava agli occhi. Tiravamo 5,5 G, molto più di adesso...


Se guardi un video del 2005, quando le F1 avevano ancora cilindrata 3000, la differenza fa impressione.
«Si, la differenza di velocità si vede a occhio, ma erano anche molto più nervose, i piloti dovevano lottarci dall’inizio alla fine. Adesso invece le F1 le vedi molto più docili, pensa che tanti piloti di oggi non si devono nemmeno più allenare in palestra.»

Le Mans invece resta durissima…
«Si, perché è diventata una gara d’attacco di 24 ore, di notte non vedi niente e ti trovi in mezzo a piloti con mezzi molto diversi: ricordo che in un’edizione di notte pioveva e mi sono trovato il pilota di una GT2 che ha frenato in pieno rettilineo perché era perso, non sapeva dove si trovasse di preciso. Già arrivi con 40 km/h in più, non vedi niente, e questo ti frena davanti… e poi è una pista pazzesca, se la costruissi oggi la FIA non darebbe mai l’omologazione. E’ una di quelle piste in cui quando entri in curva pensi “hm, qui se sbaglio finisce male”. Adesso, con le vie di fuga in asfalto, le piste sono diventate tutte banali, se sbagli alla peggio vai un po’ largo. Pensate a Spa, è stata rovinata: le curve sono le stesse, ma se anche vai largo non succede nulla. Stanno rovinando tutte le piste, e poi invece si corre a Monaco… sembra incredibile.»

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