F1. Che fine hanno fatto gli appiedati da Red Bull? Tra loro anche dei campioni del mondo

F1. Che fine hanno fatto gli appiedati da Red Bull? Tra loro anche dei campioni del mondo
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Nyck De Vries è l'ultimo di una lunga serie di piloti sedotti e abbandonati dalla Red Bull in Formula 1. Ma che fine hanno fatto gli altri?
14 luglio 2023

Red Bull metterà anche le ali, ma spesso le toglie pure. Nyck De Vries, ultimo appiedato della galassia degli energy drink dopo soli 10 GP dall’inizio della sua avventura in F1 con Alpha Tauri, è solo l’ultimo di una lunga serie di piloti sedotti e abbandonati. In principio ci fu Christian Klien, austriaco come il Dottor Marko e Dietrich Mateschitz. Dopo aver curiosamente diviso il sedile accanto a David Coulthard con Vitantonio Liuzzi nel 2005, l’anno successivo fu cacciato a tre gare dal termine della stagione, per le sue prestazioni non esaltanti.

Fu solo l'inizio. Perché la Red Bull avrà sì portato al trionfo Sebastian Vettel e Max Verstappen – per la verità battitore sciolto fino alla stagione in F3 nel 2014, quella precedente al debutto in F1 – ma ha anche visto un forte ricambio tra le fila della sua Academy. Tra chi effettivamente ha debuttato in F1, i casi più recenti di scossoni, promozioni e retrocessioni sono quelli di Pierre Gasly e Alexander Albon.

Subentrato al posto di Daniil Kvyat in Toro Rosso a partire dal GP della Malesia 2017, Gasly fece talmente bene nella stagione successiva da guadagnarsi la promozione in Red Bull nel 2019, sostituendo Daniel Ricciardo, che aveva scelto di spostarsi in Renault. Dopo 12 gare, in cui non era andato oltre il quarto posto, Gasly fu retrocesso in Toro Rosso a partire dal GP del Belgio, in uno scambio che vide approdare in Red Bull Alex Albon. Con la scuderia di Faenza, Gasly vinse il GP di Monza nel 2020 e colse due podi, in Brasile nel 2019 e a Baku nel 2021, prima di spostarsi in Alpine.

Alexander Albon e Pierre Gasly, scambiati prima di Spa nel 2019 tra Red Bull e Toro Rosso
Alexander Albon e Pierre Gasly, scambiati prima di Spa nel 2019 tra Red Bull e Toro Rosso

Dopo sole 12 gare in F1 con la Toro Rosso, Albon si ritrovò a sostituire Gasly nello scomodo ruolo di compagno di squadra di Max Verstappen. Un’avventura destinata a durare poco, visto che al termine della stagione 2020, in cui colse due terzi posti al Mugello e in Bahrain, la Red Bull decise di declassarlo a pilota di riserva, scegliendo al suo posto Sergio Perez. Fu così costretto a ripiegare sul DTM per il 2021, prima di ottenere un sedile in Williams, ambiente in cui è rinato, dimostrandosi pilota molto solido.

Peculiare è sicuramente la parabola di Daniil Kvyat. Il russo debuttò in F1 a 19 anni, nel 2014, e dopo una stagione in Toro Rosso fu promosso in Red Bull, in sostituzione di Sebastian Vettel. Con il secondo posto colto in Ungheria nel 2015, divenne il secondo pilota più giovane a cogliere un podio all’epoca e a fine stagione batté per tre punti Ricciardo. Ma dopo il GP di Russia del 2016 e la collisione con Vettel, che il GP prima, dopo un altro scontro, lo aveva definito “torpedo”, fu retrocesso in Toro Rosso.

Per Daniil Kvyat tre parentesi in Toro Rosso dal 2014 al 2020
Per Daniil Kvyat tre parentesi in Toro Rosso dal 2014 al 2020

Una serie di errori commessi nel 2017 portarono al suo licenziamento dalla Toro Rosso. Ma la storia tormentata di Kvyat con la scuderia di Faenza non terminò in quel momento. Nel 2019, per mancanza di alternative pronte, fu richiamato all’ovile. La terza esperienza fu migliore della seconda – arrivò anche un podio inaspettato in Germania – ma a fine 2020 gli fu preferito Yuki Tsunoda. Ora Kvyat si è rifatto una vita nell’endurance, e il prossimo anno correrà nella classe hypercar con la Lamborghini SC63 LMDh.

Quando si parla di Endurance e di piloti ex Red Bull, non può che venire in mente Sébastien Buemi. Il pilota svizzero esordì giovanissimo – aveva 20 anni – al volante della Toro Rosso nel 2009, e restò nel team per tre stagioni, al fianco di Jaime Alguersuari. A fine 2011, entrambi i piloti della scuderia di Faenza furono lasciati a piedi, per essere rimpiazzati da altri due giovani di belle speranze, Daniel Ricciardo e Jean-Eric Vergne. A differenza di Alguersuari, rimasto traumatizzato dal trattamento ricevuto, Buemi rimase in ottimi rapporti con la Red Bull, tanto da restare ancora oggi uno dei piloti di riserva del team.

Tre stagioni in Formula 1 con la Toro Rosso per Sébastien Buemi dal 2009 al 2011
Tre stagioni in Formula 1 con la Toro Rosso per Sébastien Buemi dal 2009 al 2011

Dopo l’addio alla Toro Rosso, Buemi scoprì un mondo che gli avrebbe dato tantissimo, quello delle corse di durata. Nel 2013 diventò pilota Toyota nel WEC, formando con la casa giapponese un sodalizio che continua ancora oggi. Con Toyota Buemi ha vinto diverse volte il mondiale Endurance e pure la 24 Ore di Le Mans. Ma Buemi ha raccolto successi anche in Formula E, categoria in cui corre dalla stagione inaugurale e di cui fu campione del mondo con Nissan nel 2015.

Ha trovato successo in Formula E anche l’uomo che sostituì Buemi in Toro Rosso, Jean-Eric Vergne. Per lui tre stagioni nella scuderia di Faenza. Le prime due accanto a Daniel Ricciardo, che riuscì a battere il primo anno, ma non il secondo, decisivo per stabilire il successore di Mark Webber in Red Bull. A fine 2014, dopo un campionato fortemente condizionato da problemi di affidabilità, fu sostituito da Carlos Sainz.

Dopo l'addio alla F1, Jean-Eric Vergne ha vinto due mondiali in Formula E
Dopo l'addio alla F1, Jean-Eric Vergne ha vinto due mondiali in Formula E

Non avendo trovato una collocazione in un altro team di Formula 1 per il 2015, Vergne decise di andare a cercare fortuna altrove, abbracciando la neonata Formula E. In questa categoria, in cui corre ancora oggi, JEV ha colto due titoli mondiali consecutivi, nella quarta e nella quinta stagione con DS, diventando il primo pilota nella storia della categoria a cogliere una doppietta del genere. Parallelamente all’impegno in FE, Vergne corre da anni nel WEC. Oggi è pilota titolare di Peugeot, e ha colto il primo podio della 9X8 a Monza lo scorso weekend.

Singolare è invece la storia di Brendon Hartley. Parte del Red Bull Junior team tra la fine degli anni Duemila e l’inizio degli anni Dieci, non trovò collocazione in Toro Rosso all’epoca, ma fu chiamato parecchi anni dopo. Era il 2017, e Brendon debuttò inizialmente nel GP degli USA in sostituzione di Gasly, impegnato nell’ultimo round della Super Formula giapponese. Fu poi ingaggiato al posto di Kvyat per le restanti tre gare e fu confermato anche per il 2018.

Membro del Junior Team della Red Bull anni prima, Brendon Hartley fu arruolato dalla Toro Rosso nel 2017
Membro del Junior Team della Red Bull anni prima, Brendon Hartley fu arruolato dalla Toro Rosso nel 2017

Da anni impegnato nel mondiale Endurance, Hartley non correva da tempo con una monoposto quando approdò in F1, e questa mancanza di “allenamento” si fece sentire. A fine 2018 la Toro Rosso gli diede il ben servito, e Brendon tornò nel WEC. Hartley nelle gare di durata ha un CV di tutto rispetto: ha vinto tre volte il titolo mondiale nel WEC, due con Porsche e una con Toyota, con cui corre tutt’oggi.

Ci sarebbero molte altre storie da raccontare, come quella di Scott Speed, il Signor Velocità vincitore del concorso indetto da Red Bull per trovare “il futuro campione del mondo di F1 americano”, durato meno di due stagioni in Toro Rosso più per il suo carattere che per la mancanza di performance. Ma ci dilungheremmo troppo. Una cosa è certa, comunque: le storie degli ex Red Bull dimostrano che c’è vita oltre la galassia di Milton Keynes. E sarà così anche per De Vries. Non dubitiamo che possa trovare facilmente collocazione in Formula E. Ma se dovessimo dargli un consiglio, gli diremmo di guardare al WEC. Dopotutto è stato test driver di Toyota…

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