Dieselgate, Codacons e Gruppo Volkswagen: un nuovo capitolo

Dieselgate, Codacons e Gruppo Volkswagen: un nuovo capitolo
Pubblicità
In attesa che il tribunale di Verona si esprima con una sentenza per valutare giuridicamente i risultati dell’incidente probatorio, il Codacons denuncia il Governo italiano e la casa automobilistica
25 giugno 2019

Si riaccende la querelle legale tra il Codacons e il gruppo Volkswagen sull'inchiesta dieselgate.

L'ultimo tassello della vicenda risale proprio a questi giorni, ed è senza dubbio uno dei più importanti, da quando, nell'ormai lontano ottobre del 2015, l'associazione chiese alla Procura di Verona di disporre anche in Italia le perquisizioni necessarie ad acquisire le informazioni sull'incidenza del fenomeno anche sul mercato Italiano.

Gli elementi cruciali qui sono diversi, tutti verificati con un incidente probatorio.

In primis, il sequestro di 8 vetture del Gruppo prese a campione tra gli esemplari in vendita e la verifica del loro grado di rispondenza ai limiti previsti nell'omologazione Euro 5.

Il secondo è il riscontro della presenza o meno di alterazioni nelle centraline elettroniche capaci di influire sulle emissioni di NOx (l'ossido di azoto) quando l'auto non si trovava più sul banco di prova, cioè su strada.

Il terzo è l’esame del comportamento delle vetture dopo il richiamo effettuato dalla Casa.

I risultati dell'incidente probatorio, affidato ai periti tecnici incaricati dal Gip di Verona, dicono che tutti gli esemplari sequestrati erano in regola con le norme di omologazione Euro 5.

Per il secondo elemento, invece, è stata riscontrata nelle centraline una funzione in grado di riconoscere l’effettuazione del ciclo di prova al banco. Per quanto riguarda il richiamo, infine, sembra che tutte le vetture dopo l’intervento rispettino i limiti di emissione senza variazioni nelle prestazioni e nel consumo.

In attesa del giudizio

C’è però da osservare che il tribunale di Verona non si è ancora espresso con una sentenza per valutare giuridicamente i risultati dell’incidente probatorio. Nelle more di tale decisione, il Codacons si è mosso contro il Governo italiano e contro la casa automobilistica tedesca con un’accusa iperbolica che consisterebbe in concorso in omissione per omicidio colposo plurimo.

In particolare si legge nell’esposto, “l’associazione chiede di verificare le responsabilità dei ministri Giulia Grillo, Sergio Costa e Luigi Di Maio, in relazione alle omissioni dei ministeri competenti sul fronte dieselgate, e per il possibile concorso nei reati che saranno ravveduti dalla magistratura”.

Nel caso di specie è ipotizzabile, aggiunge inoltre il Codacons, “non solo la responsabilità di Volkswagen per il delitto di inquinamento ambientale o - finanche - per quello di disastro ambientale, omicidio colposo, pericolo per la sicurezza e l’incolumità pubblica, oltre alla possibilità di configurarsi di fattispecie quali violazione dell’art. 32 della Costituzione, nonché responsabilità del ministero della Salute, del ministero dell’Ambiente, del ministero dello Sviluppo Economico, per concorso nei suddetti reati, per il reato di omesso controllo e vigilanza”.

Ma andiamo per ordine... L'organismo a difesa dei consumatori sostiene che le emissioni alterate delle automobili diesel prodotte dal gruppo teutonico dal 2009 al 2015 abbiano provocato diverse decine di migliaia di vittime, delle quali 1.250 sarebbero quelle quantificabili soltanto in Italia, afferma citando uno studio dell’istituto internazionale Iiasa (International Institute for Applied Systems Analysis). “A livello legale - ha aggiunto il presidente Carlo Rienzi - quindi, i proprietari di tali vetture potrebbero essere loro malgrado responsabili di concorso in omicidio colposo”.

Inquinamento e inquinamenti

Quindi, sostiene in pratica il Codacons, tutte le vittime che ogni anno sono provocate dall'avvelenamento da sostanze chimiche rilasciate nell'ambiente - quello che prende il nome di inquinamento - sarebbero vittime del traffico e che, a sua volta, tutto il traffico è prodotto soltanto dalle automobili, che tutte le automobili sono diesel, che a realizzare le vetture diesel sia solo Volkswagen e che, in particolare, quelle prodotte dal 2009 al 2015, siano dei veri e propri serial killer.

E infine che i killer siano gli ossidi di azoto. Ciò fa a pugni col fatto che non si riscontra alcun certificato di morte che addebiti agli NOx la causa del decesso. Anche perché questo gas non risulta cancerogeno per l’OMS.

E' evidente come questo ragionamento proceda con un salto logico scambiando una parte, cioè le vetture “incriminate”, per il tutto, cioè l'inquinamento. Anzi gli inquinamenti, dati dalle emissioni di milioni di automobili ma anche dei motocicli, dei mezzi pesanti, delle navi, degli aerei, delle fabbriche.

Intanto, l'inchiesta in merito che fa capo al Tribunale di Verona, ad oggi, ha oltrepassato la fase dell'incidente probatorio al termine del quale Volkswagen dovrà essere giudicata per l’'accusa di frode in commercio, anche se appare probabile che l’imputazione venga meno poiché le vetture esaminate sono risultati conformi ai criteri di omologazione.

Questo sotto il profilo tecnico.

Toccherà ora al giudice decidere se proseguire o meno con la parte che riguarda le emissioni di ossido di azoto nella marcia reale su strada, che, grazie alla modifica del software della centraline che equipaggiavano le vetture VW delle annate in questione, sono state misurate in valori poco più che doppi rispetto ai limiti fissati (circa 400 mg/km anziché 180 mg/km).

Considerando che la quantità di NOx che viene rilasciata nell'atmosfera dal gas che fa bollire una pentola risulta essere paragonabile a tale valore, sarà difficile considerare le vetture incriminate alla stregua di armi letali.

(a cura di Luciano Lombardi)

Pubblicità
Caricamento commenti...